Credo che le parole di Gesù alla folla entusiasta stessero in qualche modo educando a uno sguardo rivoluzionario sul mondo e, di fronte alla triste constatazione dei discepoli «abbiamo solo cinque pani e due pesci», lui ne fece un’occasione per trasformare in esempio le sue parole: quel che c’è non è mai poco, non è mai «solo due pesci», è invece tutto quel che ti occorre per dar prova di intraprendenza.
La massima virtù dell’uomo è la sua creatività, cioè la capacità di azioni «nuove» in un mondo che ha milioni di anni. E non c’è bisogno di costosi ingredienti chic, perché una moltitudine di possibilità fantastiche è già potenzialmente dentro le cose più semplici. Il mondo ha bisogno della tua opera e per metterti al lavoro devi solo saper guardare quel che c’è, devi amare la sua presenza come già qualcuno amò la tua presenza mettendoti al mondo.

Leggi anche:
Una notte illuminata, la violenza materna di Lucia sull’Innominato
Credo che Gesù – in fondo – parlasse di questo alla gente: la moltiplicazione miracolosa non è il trucco di uno chef stellato, ma una via possibile a tutti. Cosa (non) disse San Francesco, il povero per eccellenza, quello che aveva dato via tutte le sue ricchezze? «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile»
(attribuzione erronea al Poverello che addirittura il Card. Ravasi contribuì con un tweet a far circolare. Eppure, fatta salva la diversa paternità della citazione, perfetta per corroborare la tesi sul saper ben guardare. Ndr)