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Il cattivo esempio di un sacerdote che non prova pietà per lo stupro di una ragazza

Don Lorenzo Guidotti

La Repubblica

Il sacerdote bolognese al centro delle polemiche

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 10/11/17

«Nessuna pietà per te». Bufera per le dichiarazioni su Facebook di un sacerdote bolognese. Il vescovo lo gela. Le scuse servono a poco. E intanto lui chiude il profilo

Prima la bufera, poi le scuse pubbliche. Basterà tutto questo per farsi perdonare?

In una Chiesa che si sta battendo ora più che mai per essere punto di riferimento dei giovani in ogni comunità, l’esempio di don Lorenzo Guidotti, parroco di “San Domenico Savio” nel quartiere di San Donato a Bologna, si è rivelato pessimo.

Il 6 novembre sul suo profilo Facebook aveva scritto un audace post di condanna ad una ragazza che aveva denunciato il proprio dolore per essere stata molestata da un magrebino, scatenando le ire degli utenti che lo hanno apostrofato con insulti e accuse. Neppure le scuse sono servite ad attenuare le polemiche. A diffondere la notizia il portale della radio locale Radio Città del Capo (9 novembre).

“Dovrei provare pietà? No…”

Don Lorenzo si era espresso così commentando l’episodio della violenza sessuale accaduta a Bologna:

«Ciao tesoro, mi spiace, ma se 1) frequenti piazza Verdi (che è diventato il buco del c… di Bologna…) 2) ti ubriachi da far schifo! Ma perché? Se hai la(sub) cultura dello sballo sono solo ca… tuoi poi se ti risvegli la mattina dopo chiassadove… 3) e dopo la cavolata di ubriacarti con chi ti allontani? Con un magrebino??? Notoriamente (soprattutto quelli di piazza Verdi veri gentlemen., tutti liberi professionisti, insegnanti, gente di cultura per bene…». Poi la considerazione di taglio politico: «Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tiritera ideologica sull’”accogliamoli tutti”. Tesoro, a questo punto svegliarti seminuda direi che è il minimo potesse accaderti». E infine la chiusa, non propriamente evangelica: «Dovrei provare pietà? No, quella la tengo per chi è veramente vittima di una città amministrata di ….., non per chi vive da barbara con i barbari e poi si lamenta…» (La Repubblica, 9 novembre).

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“Sono opinioni sue”…è ingiustificabile

Le parole di don Lorenzo Guidotti corrispondono «ad opinioni sue personali, che non riflettono in alcun modo il pensiero e la valutazione della Chiesa, che condanna ogni tipo di violenza». Così l’arcidiocesi di Bologna, guidata da monsignor Matteo Zuppi, è intervenuta sulle polemiche suscitate dal post del parroco (Corriere della Sera, 9 novembre).

Monsignor Zuppi ha aggiunto ad Avvenire (9 novembre): «Sono davvero amareggiato». Quello che si legge sul post su Facebook di don Lorenzo Guidotti «è molto grave, non ci sono altre parole per definirlo. Nessuno dovrebbe permettersi di fare affermazioni del genere, a prescindere da quali siano le intenzioni alla base. In questo caso, comunque, evidentemente ingiustificabili».

Le scuse

Subito dopo la nota della diocesi, don Lorenzo si è scusato: « «Io col mio intervento ho sbagliato, i termini, i modi, le correzioni. Non posso perciò che chiedere scusa a lei e ai suoi genitori se le mie parole imprudenti possono aver aggiunto dolore, come invece accadrà leggendole». Sulla sua pagina Facebook in precedenza il parroco aveva detto che con il suo intervento aveva intenzione di «suscitare un dibattito».

Ma un parroco non può intervenire con quel linguaggio e con quelle parole, andando a minare la credibilità di una Chiesa bolognese che monsignor Zuppi si sta impegnando a rilanciare da quando è stato nominato del capoluogo emiliano. Ci sono modi, comportamenti e toni che un sacerdote dovrebbe ponderare per aiutare una ragazza, che seppure ha commesso l’errore di frequentare un luogo a rischio, non andrebbe mai condannata in quel modo sprezzante. Tanto più da un sacerdote.

Una storia che finirà con le scuse? O con un provvedimento disciplinare? Le prossime ore lo chiariranno. Come primo effetto della bufera il sacerdote nella serata del 9 novembre ha chiuso il suo profilo facebook.

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