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Partecipa a “Ballando con le stelle” dopo quattro anni di stato vegetativo

VICTORIA ARLEN
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Isabelle Cousturie - pubblicato il 09/11/17
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Ecco la storia della rinascita di Victoria Arlen, una giovane americana guarita grazie alla fede in Dio e alle preghiere incessanti di tutta la sua famiglia.

La medicina non aveva lasciato molte speranze a Victoria Arlen. Ma significava non contare sulla sua fede, che invece le ha permesso di sopportare il calvario e di rinascere malgrado una terribile diagnosi medica di “stato vegetativo”. Inchiodata al letto per quattro anni, le hanno pure proposto di ricorrere all’eutanasia per porre fine alle sue sofferenze, riporta il sito spagnolo infocatolica. Oggi, invece, la giovane è viva e vegeta [altro che vegetale, N.d.T.] e il suo recupero, pressoché totale, le ha permesso di partecipare allo show televisivo Dancing with the Stars, il programma dell’ABC conosciuto in Italia col nome di “Ballando con le stelle”.

Quando la si guarda ballare, Victoria è la prova del potere della fede e della preghiera nella vita di una persona, quale che sia la gravità della sua situazione. E la sua famiglia, molto fervorosa, non ha dubbi in merito, convinta com’è che il ristabilimento totale della figlia abbia avuto luogo «al 100% grazie a Dio». I fatti sono là, parlano da sé stessi:

«Tu sei credente, Egli può tutto»

Quando si ammalò, Victoria non aveva che 11 anni. Era un’adolescente piena di vita, che faceva sport e adorava ballare: all’improvviso, da un giorno all’altro, il suo corpo cominciava a cedere. Soffriva di un’infiammazione al cervello e al midollo spinale che le fece perdere gradualmente l’uso delle braccia e delle gambe. Fino al momento in cui non riusciva né a ingluvie né a parlare. Il suo stato s’aggravò a tal punto che i medici dichiararono uno “stato vegetativo” dal quale, assicuravano, sarebbe stato impossibile uscire. Il suo corpo era totalmente bloccato, deformato.

Victoria sentiva queste fosche previsioni annunciate ai suoi genitori dal corpo medico. Ma è stato più forte di lei: nel suo corpo “senza vita” il suo animo galoppava a spron battuto. Una grande e meravigliosa ragione la spingeva a non lasciarsi andare inesorabilmente verso l’oscurità di una vita che non è tale, cioè verso la disperazione più totale: l’amore della sua famiglia e la loro fede in Dio. Anche se non potevano sentirla, lei li sentiva. «Si battevano per me e io per loro», avrebbe poi confidato. E a forza di ripeterle senza sosta “tu sei credente, Egli può tutto”, per sostenere la fiamma della fede, i suoi genitori aguzzavano il suo desiderio di incontrare il Signore, di parlargli, prima che suonasse l’ultima ora.

Preghiere e sforzi fisici

Per due anni, Victoria prega indefessamente. Dio è il suo solo confidente, la sola persona con la quale può confrontarsi durante il suo calvario. Ha pure voglia di mollare la presa, ma Lui, il suo confidente, non la molla: «Ho avuto l’impressione di vivere un’epifania, cioè che il Signore mi si manifestasse». Si risolse allora a indirizzargli una preghiera, l’ultima prima di lasciarsi morire – pensava. Questa preghiera si è trasformata in promessa: «Signore, se mi dài una seconda possibilità di vivere, ti prometto di non sprecare neanche un secondo della mia nuova vita… ti prometto di utilizzare la mia voce e la mia vita per te».

Poco a poco Victoria comincia a muoversi, poi ritrova l’uso delle braccia fino a recuperare una grande parte delle sue facoltà, con l’eccezione delle gambe – cosa che l’avrebbe obbligata a muoversi in sedia a rotelle. Ma la giovane, rinverdita nella speranza, ritrova la forza di lottare e continua a essere sostenuta nei suoi sforzi dalle preghiere di quanti la circondano. Malgrado il lungo cammino che le resta da fare, niente la ferma e decide di partecipare alla versione americana di Ballando con le stelle. Mediante la sua partecipazione, vuole dare l’esempio e trasmettere agli altri quella forza che ella stessa aveva riposto in Dio.

Il segreto della speranza

Come spesso Papa Francesco ha invitato a fare, nelle sue catechesi sulla speranza cristiana, tramettere la speranza significa incoraggiarsi mutuamente di fronte alle prove della vita quotidiana. È l’obiettivo perseguito da Victoria Arlen dal 2012, data nella quale ella comincia il suo percorso di riabilitazione, condividendo la sua esperienza sui social network. Il mio obiettivo primario, spiega, è di «condurre il mio prossimo a trovare la luce e l’amore di Dio, ad avere fiducia e a non perdere la speranza, a rendersi conto che non tutto è perduto». La fede in Dio è stata la sua salvezza e la giovane ci tiene a farlo sapere. Ogni occasione è buona per riaffermare «la sua fiducia in Dio e nel suo progetto», e per ringraziarlo di averle dato la possibilità «di essere qui oggi per testimoniare e condividere la mia storia con gli altri».

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]