Dichiarato “venerabile”, ora si esamineranno tre suoi presunti miracoli avvenuti per sua intercessione in Italia e Argentina. Nei giorni scorsi è stata smentita definitivamente l’ipotesi del suo omicidioManca solo un miracolo, o meglio, l’accertamento di uno dei tre che i medici stanno esaminando, e poi Albino Luciani, il “Papa del Sorriso” per 33 giorni, sarà beato.
La sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi della Congregazione delle cause dei santi, ha votato, all’unanimità, per il riconoscimento della “eroicità delle virtù” di Luciani, eletto al soglio pontificio il 26 agosto 1978 e morto il mese dopo, il 28 settembre.
Da “Servo di Dio” a “Venerabile”
Adesso Luciani, nato a Canale d’Agordo, vescovo di Vittorio Veneto dal 1959 al 1969 e successivamente patriarca di Venezia, diventa “venerabile”, dopo essere stato “servo di Dio” dal 2003, quando si è aperta la causa di beatificazione a Belluno (Corriere Alpi, 8 novembre).
3600 Pagine di documenti
Si conclude così la fase romana della causa di canonizzazione di Luciani (divenne pontefice con il nome di Giovanni Paolo I) che si era aperta nel marzo 2008, caratterizzata come da prassi dalla ricerca necessaria ai fini dell’acquisizione completa delle carte del Papa dallo studio di natura storico scientifica, dal vaglio di tutte le fonti documentarie e testimoniali con relativa valutazione critica, e dunque dall’elaborazione e composizione della Positio.
Quest’ultimo è il dossier che raccoglie tutte le prove per la dimostrazione dell’eroicità delle virtù e della fama di santità, composta di 5 volumi per oltre 3.600 pagine complessive (Avvenire, 8 novembre).
I miracoli e la beatificazione
Perché Papa Francesco lo porti agli onori degli altari, cioè alla beatificazione, è sufficiente che il dicastero dei santi, in Vaticano, certifichi una delle guarigioni miracolose attribuite all’intercessione di Giovanni Paolo I.
Tre i presunti miracoli che sono presi in considerazione. Il primo si sarebbe verificato ad Altamura, in Puglia. Un altro ha visto il processo diocesano chiudersi a Buenos Aires, mentre il terzo è in corso.
La devozione di Stella
Pare che per la prima situazione ci siano delle difficoltà. È più probabile che la scelta del postulatore Beniamino Stella, uno dei cardinali più vicini al Papa, originario di Pieve di Soligo, possa cadere su uno di questi due casi.
Stella, scrive ancora Corriere Alpi, è molto devoto di Luciani, poiché questi, da Vescovo di Vittorio Veneto, lo inviò, appena prete, all’accademia diplomatica; da nunzio apostolico a Cuba organizzò l’incontro tra Wojtyla e Castro.
La smentita dell’omicidio
La notizia della venerabilità di Albino Luciani arriva di pari passo ad un’altra importante novità su questo papa: la smentita definitiva del suo presunto omicidio. Un filone fanta-giallistico che ha avuto il suo apice di vendite con ‘In God’s Name’ di David Yallop.
Il lavoro di smentita è di Stefania Falasca, editorialista di Avvenire e vicepostulatrice della causa di canonizzazione del predecessore di Wojtyla, che per la prima volta offre al pubblico gli atti della stessa causa, con le descrizioni di coloro che per primi hanno visto il corpo senza vita del Papa.
S’intitola ‘Papa Luciani. Cronaca di una morte’ (Piemme): «Vengono chiariti quei punti rimasti nel limbo, amplificati e travisati nella ricostruzione noir e anche da parte di chi ha smentito l’ipotesi del complotto», scrive il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin.
La scoperta del corpo senza vita
Fra gli atti ci sono le deposizioni anch’esse inedite di suor Margherita Marin, l’unica ancora in vita delle quattro religiose che assistevano Luciani. Di quel gruppo era la più giovane, aveva 37 anni. Da allora ha mantenuto un totale riserbo. Oggi il suo racconto è un punto di riferimento imprescindibile per fare chiarezza. Il mattino del 29 settembre il corpo esanime fu rinvenuto dal segretario John Magee. La scoperta del decesso è da ascrivere a suor Vincenza Taffarel, accompagnata dalla consorella Marin.
“Stringeva alcuni fogli”
La religiosa racconta particolari che dicono come dalla sera al momento della morte il Papa sia rimasto solo nella sua stanza: «Era nel suo letto, la luce per leggere sopra la spalliera accesa. Stava con i suoi due cuscini dietro la schiena che lo tenevano un po’ sollevato, le gambe distese, le braccia sopra le lenzuola, in pigiama, e tra le mani, appoggiate sul petto, stringeva alcuni fogli dattiloscritti, la testa era girata un po’ verso destra con un leggero sorriso, gli occhiali messi sul naso, gli occhi semichiusi… sembrava proprio che dormisse».
Possibile infarto
Luciani aveva dei fogli dattiloscritti inerenti una sua omelia e non, come la Radio Vaticana erroneamente disse, una copia de ‘L’imitazione di Cristo’. A constatare il decesso fu il medico Renato Buzzonetti: “Si è trattato di morte improvvisa” e questa “per definizione, è sempre naturale”, scrisse nel referto. In particolare secondo il medico Luciani è morto per una “cardiopatia ischemica”, di cui “l’infarto miocardico è la più grave espressione” (La Repubblica, 4 novembre).