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“Date gloria a Dio”, dice la Scrittura, ma come esattamente?

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SorbyPhoto | CC0

Suzanne Elizabeth Anderson - pubblicato il 08/11/17

Come posso rendere gloria a Colui che possiede tutta la gloria?

Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.
(1 Re 19, 11)

Quando considero come debba essere sperimentare la gloria di Dio, questo passo della Scrittura è quello in cui spero. Parla dell’amore di Dio per noi, della sua intenzione che non ci venga dato mai più di quello che possiamo gestire e del suo desiderio di stare in comunione con noi a un livello profondamente personale.

Qualche settimana fa, mentre sedevo in chiesa durante la mia ora serale di adorazione, stavo parlando in silenzio con Dio del mio lavoro. Come prima cosa mi sono chiesta: “Perché Dio vuole tanto che lavoriamo per diventare la versione migliore di noi stessi?”

E ho pensato che sia così per rendere migliore questo mondo.

Poi ho chiesto a Dio cosa poteva ricevere dai nostri sforzi migliori, e mi è venuto in mente che il nostro obiettivo è rendere gloria a Dio.

Ma come posso rendere gloria a Dio, che possiede tutta la gloria?

È parte del grande mistero.

A Messa diciamo nel Gloria: “Noi ti adoriamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa”.

Pronunciamo queste parole ogni settimana, ma ci fermiamo a pensare a cosa significano per la nostra vita quotidiana? San Paolo lo ha espresso in questi termini: “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Cor 10, 31).

Se prendiamo sul serio l’ammonimento di San Paolo, stabilisce un nuovo standard importante per le scelte che compiamo ogni giorno.

Se cerchiamo consapevolmente di vivere al nostro meglio per glorificare Dio, allora tutto ciò che facciamo riflette il nostro amore per Dio, perché gli altri vedano Dio in noi e ne siano attratti, perché vogliano sperimentare Dio nella propria vita. Le nostre azioni diventano allora atti di ringraziamento, di gratitudine e di lode per la grandezza di Dio e il suo amore.

Come possiamo vivere al meglio? Comprendendo le nostre fragilità, contando sulla misericordia di Dio e cercando ogni giorno di usare i doni che Dio ci ha donato liberamente – doni che, come ci ricorda Papa Francesco, non vengono mai meno: “nel cammino dell’elezione, verso la promessa e l’alleanza ci saranno peccati, ci sarà la disobbedienza, ma davanti a questa disobbedienza c’è sempre la misericordia. È come la dinamica del nostro camminare verso la maturità: sempre c’è la misericordia, perché Lui è fedele, Lui non revoca mai i suoi doni. È collegato: è collegato questo, che i doni sono irrevocabili, perché? Perché davanti alle nostre debolezze, ai nostri peccati c’è sempre la misericordia e quando Paolo arriva a questa riflessione, fa un passo in più: ma non di spiegazione a noi, ma di adorazione”.

Nell’adorazione adoriamo e meditiamo, ma cosa significa rendere gloria a Dio? Riconoscenza, lode, umiltà e stupore, sicuramente, ma quello che Dio vuole più di tutto è il nostro amore. Siamo stati creati da Dio per amore. Egli ha inviato suo figlio, Gesù, perché diventasse uomo e vivesse con noi perché ci ama profondamente. Dio vuole portarci vicino a Lui perché ci ama.

È naturale concludere che ciò che Dio vuole maggiormente da noi è vedere quell’amore restituito liberamente e gioiosamente – attraverso la nostra obbedienza, l’uso gioioso dei doni che ci ha dato per aiutarci a vivere al meglio la nostra vita. “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, ha detto Gesù (Giovanni 10, 10).

Immaginate uno specchio rivolto verso il sole che riflette la sua luce su se stesso. Vivendo al meglio la nostra vita, o almeno cercando di farlo, diventiamo specchi che riflettono l’amore di Dio per noi su di Lui. Gli mostriamo il nostro amore in quel modo potente: luce alla Luce. E allora ovviamente, nella nostra gioia e nella nostra pace, mostriamo quella Luce al mondo.

Cosa dare a qualcuno che ha tutto? L’amore è uno splendido punto di inizio. Anche se quel qualcuno è Dio.

Ad essere onesti, la mia comprensione è un work in progress, ma è un buon punto per iniziare: con un cuore pieno di gratitudine, rendo tutto l’onore, la lode e la gloria a Dio attraverso i doni che mi ha dato, e lo amo con tutto il cuore.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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