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Perché lamentarsi sempre? È più intelligente cercare di essere felici!

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Erik Veland CC

Silvana De Mari - pubblicato il 07/11/17

Fai il meglio che puoi con quello che hai!

Dal diario del cane:

8:00 – Pappa! mi piace!
9:30 – Un giro in macchina! Lo adoro!
9:40 – A spasso nel parco! La mia cosa preferita!
10:30 – Coccole! Mi piace!
12:00 – Pranzo! Evviva!
13:00 – Giochi in giardino! Mi piace!
15:00 – Scodinzolo! Sono felice!
17:00 – Merenda! La mia cosa preferita!
19:00 – Si gioca a palla! Meraviglioso!
20:00 – Wow! Guardo la tv con mamma e papà! Come essere più felice?!
23:00 – A nanna nella cuccia! Che bello!

Dal diario del gatto:

Giorno di prigionia numero 983.
I miei guardiani continuano a prendermi in giro con dei piccoli oggetti ciondolanti. L’unica cosa che mi aiuta ad andare avanti è il mio sogno di scappare. Nel tentativo di disgustarli, vomito ancora sul tappeto. Oggi ho decapitato un topo e ho gettato il corpo senza testa ai loro piedi. Speravo che ciò li terrorizzasse, perché è la prova di cosa son capace di fare. Comunque, hanno fatto un piccolo commento su che “bravo piccolo cacciatore” io sia. Bastardi.
Oggi son quasi riuscito ad assassinare uno dei miei tormentatori, passandogli in mezzo ai piedi mentre camminava. Devo riprovarci domani, però in cima alle scale.

Il gatto dà l’iniziale impressione di essere più intelligente: siamo addestrati a trovare chi si lamenta più intelligente di chi ama la situazione. Chi si lamenta disprezza la situazione, “quindi” lui ne è superiore. In realtà, il lamentatore cronico è un assoluto imbecille. Inoltre nulla di più facile per un gatto che andarsene, ma ci vuole coraggio. Restare a lamentarsi è più facile.




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Il vittimismo è talmente bello, una cuccia morbida che ci intrappola e ci impedisce di correre rischi. Come gli intellettuali che dichiarano il loro disgusto per la società borghese che li accoglie e il loro sterminato affetto per le più indegne dittature, dove si guardano bene di spostare le terga, il gatto resta dov’è e rende la sua vita e quella di coloro che lo circondano il peggio che può. So di cosa parlo: sono stata il gatto per 2/3 della mia vita.

Questo è anche lo schema di parecchi adolescenti. Anzi: questo è uno schema adolescente. L’adolescente deve avere una fase dove disprezza tutto: è necessaria per staccarsi ed autonomizzarsi. Quando questo schema persiste in altre età della vita, è perché il passaggio alla vita adulta è stata solo anagrafica, e si resta infangati nella spettacolare facilità dell’irresponsabilità permanente: essere sempre contro.
Ora usciamo da questa ottica e convinciamoci: conviene ogni istante della nostra vita, qualsiasi cosa succeda, essere il più felici possibile. Questa capacità di assumerci la responsabilità delle nostre emozioni è la seconda rivoluzione copernicana.




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È più intelligente cercare di essere felici. E ci rende più capaci di affrontare la realtà e modificarla a nostro favore; e questa, alla fine, è la definizione di intelligenza.
Fai il meglio che puoi con quello che hai.

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