Il domenicano Benedetto XIII è stato il primo pontefice a condannare il gioco d’azzardo. Ma sopratutto ha speso la sua vita per gli ammalati poveri
Ha vissuto come un frate. Anche quando era papa. La sua fama di santità si è man mano diffusa in tutta Italia. A dichiararlo servo di Dio, su spinta dei suoi confratelli domenicani, è stato nel 1931 Pio XIII.
Oggi per papa Benedetto XIII (1724-1730) si sono aperte le porte della beatificazione. Gli atti del processo, che si è chiuso il 24 febbraio scorso, sono passati alla Congregazione delle cause dei santi. Sarà quest’ultima a pronunciarsi sull’esito positivo o meno della causa.
UOMO DI GRANDE CULTURA
«La documentazione anche a livello di fonti storiche e di testimonianze da noi esaminata – spiega ad Avvenire (2 novembre) il postulatore della causa di beatificazione Paolo Vilotta – ci ha permesso di confermare la fama di santità di Benedetto XIII e ora passa all’esame del dicastero vaticano che può disporre ulteriori indagini su questo Pontefice che fu anche un uomo di grande cultura e difensore della vera dottrina cattolica».
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DAL GIOCO D’AZZARDO ALLE MISSIONI
I suoi sei anni da vescovo di Roma (1724-1730) furono contrassegnati da profondi atti di pietà e sobrietà. Migliorò, tra l’altro, la condizione carceraria nello Stato Pontificio. Proverbiale fu la sua condanna del gioco del lotto e di ogni forma di azzardo. Incoraggiò da Pontefice la nascita di missioni guidate da francescani (minori, conventuali e cappuccini), domenicani e gesuiti soprattutto verso l’America e l’Asia. A lui si deve, tra l’altro, nel 1726 la canonizzazione di san Luigi Gonzaga.
VICINO ALLE SOFFERENZE DEGLI ULTIMI
Un uomo di Dio vicino alle sofferenze della gente a lui affidata come arcivescovo prima di Manfredonia, Cesena e Benevento tanto da essere definito, già da vivo, il san “Carlo Borromeo del Mezzogiorno”.
Un Pontefice ricordato ancora oggi a Roma per la creazione dell’ospedale di San Gallicano in Trastevere a favore di tanti malati privi di adeguati mezzi di sostentamento e per aver fatto ultimare la scalinata di Trinità dei Monti in piazza di Spagna.
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BERGOGLIO STYLE
«Sono tantissime le testimonianze che lo ricordano come uomo di preghiera, uomo che meditava, uomo che personalmente andava per le chiese di Roma come Papa (e non solo a Roma) per consacrare altari, per stare vicino alla gente – continua Vilotta –. Nel suo stile di evangelizzazione c’era sempre un carattere misericordioso che ci ricollega idealmente a papa Francesco. Uno dei suoi tratti più significativi fu quello di sentirsi prima di tutto un “semplice frate” alieno da ogni carrierismo».