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“Credere significa non rinunciare alle regole ma capire che le regole servono a proteggere un bene”

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 03/11/17
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Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria EpicocoUn sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.
Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole. (Luca 14, 1-6)

“Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no guarire di sabato?””. Il paradosso è grande. La regola dice che di sabato non bisogna fare nulla, ma è lecito comunque pranzare. È un po’ come dire che quel pranzo vale più della sofferenza di quell’uomo. A questi paradossi vanno a finire i nostri attaccamenti malati alle regole. Le regole ci piacciono perché quando le seguiamo ci fanno sentire bravi e giusti, quasi mai però ci accorgiamo che le regole le plasmiamo a nostra immagine, abbastanza capienti da contenere il nostro ventre e abbastanza strette da farci entrare la sofferenza degli altri. Credere significa non rinunciare alle regole, al sabato; credere significa comprendere che le regole servono a proteggere un bene e non a smarrirlo. Dio dà la regola del “sabato” affinché l’uomo si ricordi di essere umano e non un “asino da lavoro”, ed è paradossale che in nome di una regola che serve a ricordarci che siamo umani, noi siamo così disumani da non renderci conto del dolore di qualcuno. Gesù lo sa dire meglio: “”Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?”. E non potevano rispondere nulla a queste parole”. Il silenzio qui però non è assenso, purtroppo.

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