Intervista a padre Michael Czerny S.I., sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede
“Rifugiati e Migranti in un Mondo Globalizzato. Responsabilità e Risposte delle Università” è il tema della Conferenza Internazionale che si svolgerà dal 1° al 4 novembre 2017 nella sede della Pontificia Università Gregoriana (PUG) di Roma. Papa Francesco incontrerà i partecipanti all’evento per condividere le proprie riflessioni sull’argomento.
L’organizzatore principale della Conferenza è la Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC). Saranno presenti anche rappresentati di istituzioni come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e il Jesuit Refugee Service (JRS), impegnati nell’azione a favore dei rifugiati.
Per comprendere meglio le riflessioni di Papa Francesco e le sfide delle università in materia abbiamo parlato con Michael Czerny S.I., sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati (M e R) del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Al momento il Papa sta guidando personalmente la Sezione.
“Fin dall’inizio del suo pontificato, utilizzando sia parole che azioni persuasive, Papa Francesco ha esortato la Chiesa ad accompagnare tutte le categorie di persone che si vedono costrette a fuggire. Nel 2017 ha istituito la Sezione M e R per aiutarlo a implementare questo grande obiettivo pastorale”, ha detto ad Aleteia padre Czerny S.I., 71 anni, di origine cecoslovacca e trasferitosi con la famiglia in Canada quando aveva nove anni e mezzo. “Bisogna mettersi nei panni dei migranti e dei rifugiati, ascoltare la loro storia”, ha aggiunto.
Crede che la globalizzazione dell’indifferenza mostri il suo volto peggiore nel caso dei rifugiati e dei migranti, soprattutto nella mancanza di opportunità educative?
No! L’indifferenza ha molte variabili, molti volti, ma è certo che la problematica degli spostamenti forzati di persone ci dà una dimostrazione importante, perfino crudele, di questa indifferenza. Il problema è che le nostre società sono organizzate in modo tale da mantenere vari aspetti dell’indifferenza. Per fare un esempio, molte persone senzatetto sono affette da malattie mentali e non sappiamo come aiutarle, non sappiamo dare una risposta istituzionale e nemmeno personale. E allora non si può dire che la situazione di un senzatetto sia meno grave di quella di un migrante forzato o di un richiedente asilo. L’indifferenza è globalizzata e generalizzata, e quindi anche chi è appena arrivato in un Paese subisce l’indifferenza.