Così il pontefice durante l’Angelus di ieridi Massimiliano Menichetti
Gesù ha vissuto la sua vita predicando e operando ciò che veramente conta ed è essenziale, cioè l’amore. Lo ha ribadito con forza il Papa prima della preghiera dell’Angelus. Dalla finestra dello studio del Palazzo apostolico, che affaccia su Piazza San Pietro, Francesco ha evidenziato che “l’amore dà slancio e fecondità alla vita e al cammino di fede” e che “senza l’amore, sia la vita sia la fede rimangono sterili”.
Riferendosi al Vangelo del giorno (cfr Mt 22,34-40) in cui l’evangelista Matteo ricorda la domanda insidiosa dei farisei a Gesù, ovvero quale fosse “il grande comandamento”, il Pontefice ha spiegato il nesso di amore tra Dio e l’uomo. Ha ricordato la risposta di Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. E “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
“Gesù vuole far capire – ha detto – che senza l’amore per Dio e per il prossimo non c’è vera fedeltà a questa alleanza con il Signore”. “Tu puoi fare tante cose buone, compiere tanti precetti – ha proseguito a braccio -, ma se tu non hai amore, questo non serve“.
Citando il Libro dell’Esodo ha sostenuto, ancora una volta, che “non si può stare nell’Alleanza con il Signore e maltrattare quelli che godono della sua protezione: la vedova, l’orfano e lo straniero, il migrante cioè le persone più sole e indifese”.
“Noi siamo stati creati per amare ed essere amati” ha incalzato Francesco, parlando di “ideale stupendo” incarnato dal Vangelo del giorno, ideale “che corrisponde al desiderio più autentico del nostro cuore”.
“Dio, che è Amore – ha continuato – ci ha creati per renderci partecipi della sua vita, per essere amati da Lui e per amarlo, e per amare con Lui tutte le altre persone. Questo è il ‘sogno’ di Dio per l’uomo”.
Un sogno realizzabile solo con la grazia celeste, perché – ha spiegato – “abbiamo bisogno di ricevere in noi la capacità di amare che proviene da Dio stesso”. Ed è proprio l’offerta di Gesù nell’Eucaristia a renderlo possibile, poiché “riceviamo Gesù nell’espressione massima del suo amore, quando Egli ha offerto se stesso al Padre per la nostra salvezza”.
Dopo la preghiera dell’Angelus il saluto ai tanti fedeli radunatisi in Piazza, in particolare il Papa ha ricordato Giovanni Schiavo, sacerdote dei Giuseppini del Murialdo, che ieri a Caxias do Sul, in Brasile, è stato proclamato Beato.
Nato sui colli vicentini all’inizio del ‘900, fu inviato giovane prete in Brasile, dove ha lavorato con zelo al servizio del popolo di Dio e della formazione dei religiosi e delle religiose. “Il suo esempio – ha detto – ci aiuti a vivere in pienezza la nostra adesione a Cristo e al Vangelo. Poi salutando la comunità del Togo in Italia e quella Venezuelana ha affidato alla Vergine Maria “le speranze e le legittime attese di queste due Nazioni!”.