Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria EpicocoIn quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. (Luca 13,10-17)
“C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei liberata dalla tua malattia””. La scena è bellissima nella sua drammaticità. È Gesù ad accorgersi di questa donna e non il contrario. È paradossale pensare questa cosa: solitamente noi siamo abituati a pensare che “cercare” è una prerogativa nostra verso Dio, fa un certo effetto invece sapere che sia invece Dio a “cercarci”, ad accorgersi della nostra sofferenza, della nostra incapacità ad alzare lo sguardo (“era curva e non riusciva in alcun modo a stare dritta”). Dovremmo quasi dire che la vera preghiera ha inizio con Dio che si rivolge a noi e non il contrario. Noi possiamo perdere anche la capacità di pregare, di desiderare, di sperare, ma è Lui stesso che ci viene a cercare lì dove siamo. “Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio”. E anche questa annotazione ci suggerisce che la preghiera più bella è quella della lode, la preghiera che nasce dall’aver riconosciuto i benefici che il Signore ha operato nella nostra storia nonostante la nostra storia. Ma questa cosa turba sempre quel “capo della sinagoga” che ci portiamo dentro. È quella parte di noi che censura tutto ciò che è semplicemente gratuito, perché pensiamo di poter comprare tutto. L’amore vero è gratis, non lo si merita.
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