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Il sacerdote che si accostò al martirio come un bambino

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Alfa y Omega - pubblicato il 27/10/17

La famiglia vincenziana si prepara alla beatificazione di 60 martiri l'11 novembre a Madrid

Fratel Roque era convinto che Dio lo volesse martire. Per questo, quando in Spagna ancora non si profilava la persecuzione religiosa, chiese di essere destinato alla missione dei sacerdoti seguaci di San Vincenzo de’ Paoli a Cuttack (India). Non ci riuscì, ma non perse la speranza. Diceva sempre ai suoi compagni: “Sarò martire! Dio provvederà!”

Domenica 19 luglio 1936, festa del santo fondatore, andò scalzo al Cerro de los Ángeles e vi trascorse la giornata in preghiera e digiuno, come faceva tutti gli anni per chiedere quella grazia. Tre giorni dopo morì raggiunto da un colpo d’arma da fuoco alla testa perché era stato riconosciuto come religioso nel quartiere madrileno di Hortaleza.

Alla casa dei religiosi di San Vincenzo de’ Paoli di Madrid era giunta la notizia che due compagni dell’ordine erano stati arrestati e assassinati, ma in quei giorni di recrudescenza della persecuzione religiosa le notizie erano ancora molto confuse.

Fratel Roque chiese allora il permesso al suo superiore di andare a cercarli e scoprire cosa fosse accaduto loro. Raccontò un testimone: “Ottenuto il permesso, venne pieno di gioia come un bambino nel luogo in cui eravamo riuniti noi sacerdoti, e con una gioia che non riusciva a dissimulare alla prospettiva di diventare presto martire ci disse: ‘Vado con la benedizione di Dio ad avere notizie dei nostri fratelli di Hortaleza, e sono determinato a confessare la mia fede se ne sorgerà la necessità, cosa che accadrà sicuramente. Se non tornassi, non vi preoccupate per me, cantate un Te Deum al Signore in azione di grazie, perché mi avranno martirizzato e sarò in Cielo’. Questo è stato il suo addio”.

Roque si era messo davanti al suo superiore in ginocchio e con le mani sul petto per chiedere la sua benedizione. Portava dei pantaloni normali, una camicia e un bastone.

Il 22 luglio arrivò a Hortaleza, e alcuni miliziani gli ordinarono di fermarsi. “Dove vai?”, gli chiesero. “Mi hanno detto che qui c’è un convento in cui accolgono i sacerdoti”, rispose, dichiarando che era un fratello della casa di via García de Paredes.

“Torna a Madrid, qui non si accoglie nessuno”, gli dissero. E quando si girò gli spararono alle spalle, ma il colpo gli attraversò la nuca. “Hanno ucciso un frate!”, commentava la gente.

“Sono cerco che sia morto confessando Gesù Cristo, che aveva sempre sulle labbra e nel cuore”, disse dopo aver avuto la notizia uno dei suoi migliori amici, padre Hilario Orzanco.

Fratel Roque e altri 59 membri della famiglia vincenziana (40 religiosi, 2 figlie della Carità, 7 laici figli di Maria, 5 sacerdoti diocesani e 6 cavalieri della Medaglia Miracolosa) saranno beatificati alle 11.00 dell’11 novembre nel Palacio Vistalegre.

La maggior parte di loro (39) ha ricevuto la palma del martirio a Madrid. Un buon gruppo era legato alla basilica de la Milagrosa, mentre gli altri provenivano dalle case di Atocha, Hortaleza, Valdemoro e dalla casa di calle Fernández de la Hoz. Gli altri 21 martiri hanno offerto la propria testimonianza in Catalogna, nella regione di Valencia e in quella di Murcia.

Per ulteriori informazioni, http://www.beatificacionmartiresvicencianos.org/.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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