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Un libro che vi farà avere, davvero, una testa più lucida

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Paola Belletti - Aleteia Italia - pubblicato il 26/10/17

Lavate di capo salutari della moglie Franca al marito Paolo. Nella collana UomoVivo, ecco l'ottavo titolo: "Shampoo"

Hanno fatto il cammino insieme. C’è proprio scritto, quasi alla fine del libro. Ma voi partite dall’inizio e farete con loro, oltre al Cammino di Santiago, metafora credibile e pressure test convincente della vita e della vita matrimoniale in ispecie, anche alcune tappe del cammino del loro matrimonio.  Quello di Franca e Paolo. Il libro si chiama, con arguzia, “Shampoo. Non è un problema di forfora ma di pace coniugale” (Berica Editrice, 14 euro)

Una lettura rigenerante (più dello shampoo) 

Paolo Pugni, milanese pochissimo“imbruttito”, nato entro la cerchia dei Navigli, autore del libro e personaggio comprimario della storia, ha una scrittura esperta, curata eppure sempre fresca. Gli resta nei polpastrelli che battono sulla tastiera una immediatezza, una semplicità non istintiva, piuttosto conquistata. E una benevolenza matura. Intelligente, arguto, mai pedante. Gustoso davvero imbattersi nel suo sguardo tradotto in frasi, parole, considerazioni.

Un piacere sincero leggere le pagine che corrono spedite sotto gli occhi. Quasi veloci come gli anni infilati ottavo titolo della non più tanto timida collana UOMOVIVO, per i tipi della Berica Editrice; quella decina acciuffata e raccontata, dal 2007 al 2017.

I protagonisti sono due giovani innamorati. Innamoratisi, da giovani, continuano ad amarsi grazie e proprio in forza del loro matrimonio.




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Vite normali, certo, anche se a guardarsi intorno non lo sembrano più tanto. E lo dirà Paolo, verso la fine delle pagine, in tutto 130.

«Non abbiamo fatto nulla di speciale, se non volerci bene. Ci sono tante famiglie che lo fanno anche meglio di noi. E da più anni. C’è bisogno di testimoniarlo? Oggi sì, e la cosa da un lato affascina ma dall’altro preoccupa: per certi versi è come testimoniare che l’acqua è bagnata…(Shampoo, P. Pugni, Berica editrice, 2017, p. 111)»

Eppure la richiesta di eroicità nel matrimonio rimane intera nella sua pretesa. Non funziona così, che siccome il livello ora si è uniformato verso il basso allora basta fare il minimo sindacale. E infatti Franca e Paolo non fanno il minimo. Lei, soprattutto, fa tante cose. Il fare guarisce, sostiene. E lui, perché non lo capisce da solo di cosa ha bisogno sua moglie mentre sparisce rapida come uno scoiattolo lassù, sul soppalco?

In Paolo si legge sincera la stima per l’altro, innanzitutto per la moglie. E da lei in avanti si intuisce un calore umano che irradia volentieri verso altri, che ha voglia di includere. Vien voglia di diventare subito suoi, anzi loro amici.

Certo, senza star loro eccessivamente tra i piedi. Ad un certo punto anche i selezionatissimi ospiti della Terrazza Pugni girano i tacchi, si chiudono la porta alle spalle e se ne vanno a casa loro. Vien voglia di dire a Franca: “Sei una donna fortunata. Hai proprio un buon marito!”

Provate a dirglielo e nasconderà con una gentile eppure ficcante ironia il compiacimento che pure, si capisce, prova per il coniuge e per esserselo trovato in sorte.

Tanta grazia, certo. Ma non solo quella che è bastata a trovarlo – donata –  bensì tutta quella che ci mette lei, intenzionale, da circa 30 anni, per “addomesticarselo”. Sì, avete letto bene: proprio addomesticarlo. Cioè educarlo a stare in casa, da uomo, da padre, da marito. Da partner di lavoro.

La necessità, qualche volta, di fargli lo shampoo (al marito. Sì, anche al vostro)

“Una recente ricerca ha evidenziato che gli uomini sottoposti a un continuo sottile stato di stress, di ansia, vivono molto più a lungo e sono molto più pronti e brillanti. Quindi di fatto mia moglie è il mio personal trainer. Si prende cura di me, mi educa. Del resto è della scuola di sua nonna la quale affermava che gli uomini si possono curare, ma non guariscono mai. Si addomesticano, ma non perdono mai del tutto quella parte di selvaggio che li contraddistingue. E quindi, ogni tanto bisogna fare loro uno shampoo”. (Ibidem, p.5)

Nell’album di famiglia Pugni c’è tutto: la fede, la passione calcistica (a volte coincidono) i fidanzati, la preghiera, le conversazioni, la lavatrice, l’amore spasmodico per la tecnologia (lui), l’acrobatica elasticità mentale (lei) e pure quella fisica (sempre lei! Nei ritagli di tempo riesce a fare anche palestra. A questo punto voglio fare anche io un workout di Fat Killer.Noterete che l’opera di addomesticamento inizia a dare qualche frutto perché Paolo, raccontando di queste prodezze, inserisce lesto un inciso che suona esattamente come tutte noi vorremmo suonasse “ VIRGOLA non che tu ne abbia bisogno  – di bruciare grassi-  sia chiaro VIRGOLA); il lavoro, le fatiche, tutto un turbinio di altri volti che entrano nelle loro conversazioni, che li accompagnano, restano sullo sfondo e loro a fuoco, in primo piano.

Il testo si apre con una sorta di pay off del loro rapporto, inventato da Paolo per raccontare in sei parole la sua storia. Lo trovate sul sito  “Six Words Memoirs”.

“Teen passion, deep love: still married!” (Ibidem, p.10)

Sintesi magnifica. E che romanticismo, signore! Confidiamo che Paolo sia solo più spigliato di altri mariti e che anche gli altri, almeno una buona percentuale, avrebbero voglia di raccontare così il loro amore per noi moglie e la nostra comune storia.

Il duello uomo-donna: Dio benedica le differenze!

Ma non temete, il libro non è tutto zucchero e cuori palpitanti all’unisono. Ci sono tutti gli stilemi del meraviglioso duello uomo-donna. Fonte inesauribile di litigi, di attrazione, di fastidio, di risate, di gratitudine. Neghiamo le nostre diversità e sarà tutto noioso e ci sentiremo soli, terribilmente soli.

C’è tanto, un piccolo scampolo di tutto, dentro i confini di due esistenze legate in una carne sola. Le irriducibili distanze e l’amore robusto che li tiene insieme.

Paolo si pone anche garbatamente alla testa di un movimento, se non proprio di liberazione, direi di “aiuto al marito che soffre” per non avere ancora la più pallida idea di cosa davvero si aspetti la moglie da lui. Fa delle proposte, abbozza protocolli d’intesa.

Poi però va a fare la spesa:

«Signore, vi è mai capitato di offrire assistenza a poveruomini che vagano con lo sguardo smarrito per i corridoi, armati di lista e carrello, cercando invano lo zafferano Leprotto? Poveracci che si interrogano con sgomento chiedendosi: “Se non lo trovo mi terrà comunque a casa con lei?”. Il secondo modo, più che una delega, è un test decisivo, quasi un turno a eliminazione diretta. Una sfida epocale. Lei ti dice: “Vai e prendi qualcosa”. Come qualcosa? Posso realmente scegliere? Errore. Perché o prendi esattamente quello che ha in mente lei oppure sbagli, per definizione. C’è una verità scritta nella lista della spesa: quando compera qualche cosa che non c’è nella lista, l’uomo sbaglia, la donna sperimenta. Vedi se trovi qualche cosa di sfizioso per questa sera, ma senza esagerare e senza spendere troppo… e io già ero nel panico: che cosa sarà “sfizioso”? Che cosa sarà “esagerare”? Quanto sarà “troppo”?» (Ibidem, p. 34)

Paolo, che ha anni di esperienza di relazione coniugale e di uso della tecnologia, pare avere trovato, tutto da solo!,  l’ingrediente segreto per non consumarsi nell’indecisione e nella paura (sì, paura!) là in fondo, nella corsia dei freschi.

Forse lo dirà anche a voi, prossimi lettori “iniziati”?

“Con quale vestito sto meglio?” (Dovete rispondere. Non vale fingersi morti)

E non so quanti, tra voi mariti alla lettura, hanno già raggiunto un tale livello di perfezione nel dialogo con la propria moglie di fronte a LA DOMANDA.

«Peraltro questa resta anche l’unica difesa quando ci viene posta la più impenetrabile e difficile di tutte le domande: sei lì tranquillo che ti prepari per uscire (capisco che sia facile per un uomo, al massimo può perdere qualche frazione di secondo nello scegliere la cravatta) e lei piomba all’improvviso alle tue spalle come un MIG in caccia, e chiede, con una voce apparentemente angelica: “Mi sta meglio il vestito rosso o quello verde?” (ovvio: il discorso vale per qualunque altra alternativa, scarpe, giacca e non solo relegate all’abbigliamento, ma anche a deodoranti per la casa, tende, divani e via discorrendo). Qui si vede la prontezza dell’uomo: rispondere ciò che si pensa veramente o ciò che lei si aspetta? Non vale rispondere: “Stai benissimo con entrambi”, perché lei non demorde. Sì, ma che cosa mi sta meglio questa sera? C’è una sola via di scampo: “Tu con che cosa ti senti meglio questa sera?”. Già, perché non è una questione di stare, ma di sentirsi. E questo riguarda una sfera alla quale l’uomo non può accedere.» ( Ibidem, p.36)

È una piccola delizia questo testo e soprattutto la bellezza che lascia intuire oltre e prima delle pagine.




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Umorismo e ironia, dolcezza e passione, poesia inattesa, nascosta dietro l’anta di un armadio o sullo stendino nel terrazzino, sbagliato. Chili persi e girovita ridotto ( di Paolo, ovvio, perché come ben sappiamo Franca non ha nessun bisogno); e quello che poteva restare un malinconico “Mi sento invecchiare” diventa in fretta un “alzati e corri”. Tempo che, comunque, passa e figlie che si sposano. 

Nipotini che rubano di nuovo il cuore. E giovani padri che fanno domande, le stesse. (“Dove lo hai messo il telo che non lo trovo”?)

La “traccia fantasma”

Ci sono anche le scene dopo i titoli di coda, anzi la bonus track, dice Paolo.

«“Eh, ma spiegami questa cosa dello spirito materno, che io faccio proprio fatica a capirlo”. “Ma sei scemo?”, replica lei con sdegno, come se l’avessi colpita in una parte davvero dolorosa. “Cosa non ti è chiaro?” “Ma no, dico davvero. Non riesco a capire a cosa assomigli“. “È come quando vai in ansia perché non trovi l’iPhone!” Di tal genere, se non tali appunto, sono i discorsi che si fanno a casa nostra prima di dormire la sera. ( Shampoo, P. Pugni, Berica editrice, p. 122)»  

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