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Cosa non dire a una persona malata di cancro

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Canção Nova - pubblicato il 26/10/17

Nessuno nasce forte per soffrire, ma sceglie di non indebolirsi di fronte al cancro, perché sceglie la vita

di Renato Vasconcelos

Cosa non dire a una persona che ha il cancro? “I capelli non contano!”, “Cosa hai sentito realmente? Penso che sto provando la stessa cosa. Muoio di paura all’idea di avere quello che hai tu!”, “Dio sa ciò che fa. Io non lo sopporterei, ma tu sei forte!”, “Dio non ci da’ dei carichi che non possiamo portare!”.

Queste frasi non hanno niente di consolante, e quindi se una persona che conoscete scopre di avere il cancro per favore, eliminatele dalla lista quando andate a parlarle. Soprattutto se si tratta di una donna.

Inizio dalla frase sui capelli. Mi dispiace, ma non è vero che i capelli non contano. Per una donna i capelli non sono solo un fattore estetico, ma rappresentano buona parte dell’identità femminile. Perderli da un giorno all’altro non è una cosa semplice, ma non è nemmeno impossibile.

Ho deciso di mascherare

Ricordo che quando ho saputo che avrei dovuto sottopormi alla chemioterapia ho pensato a cosa sarebbe successo ai miei capelli. All’epoca mi arrivavano a metà schiena ed erano biondi, quanto mi piacevano! Mio marito mi ha portato in salone e con delicatezza mi ha convinto che sarei stata bene con i capelli più corti. È stata un’esperienza strana, ma alla fine mi sono sentita bene. Quel taglio, ad ogni modo, sarebbe durato poco, perché è iniziata la chemioterapia.

Mia madre mi ha dato una parrucca moderna, di quelle che si incollano alla testa e imitano il cuoio capelluto. Con quella sarei passata tra la folla e mi sarei liberata degli sguardi pietosi di chi pensava cose del tipo: “Povera ragazza, così giovane e ha già il cancro!” Ho deciso di “mascherarmi”.

Il giorno precedente alla prima sessione mi sono rasata la testa per poi indossare la parrucca. È stato divertente vedere la faccia stupita di mio marito quando mi ha vista calva. “Che c’è?”, gli ho chiesto. Domanda ovvia! E lui, con mia grande sorpresa, ha detto: “Ora sono certo di una cosa: sei davvero bella, perché stai bene anche calva. Come può essere?” L’ho trovato così carino! Era proprio innamorato di me! E io mi sono ancora più innamorata di lui.

Cosa dire in quel momento?

Sto raccontando tutto questo per dirvi che perdere i capelli per una donna non è facile, che non è vero che “non contano”. Per questo suggerisco che vedendo qualcuno che perde i capelli, soprattutto una donna, vi ricordiate del fatto che solo lei sa cosa significhi.

Frasi del tipo “Come vuoi che ti aiuti a sentirti meglio?”, o “Cosa credi che ti stia meglio? Una parrucca o un fazzoletto? Vuoi provare?” possono fare più effetto. Se non sapete cosa dire, il silenzio non è sinonimo di vuoto, e può dire più di molte parole.

Le altre frasi che ho citato in precedenza si riferiscono naturalmente al fatto che quando una persona ha un cancro diventa un “parafulmine” di informazioni su questa malattia. Le persone hanno paura di avere quello che ha lei, e alcune vogliono, con l’obiettivo ipotetico di controllare la propria vita, sapere dettagliatamente cosa è accaduto per cercare di prevenire la malattia. Fino a un certo punto va bene, e io stesso sono contenta di aiutare e di mettere in guardia le donne. Ciò che non va è sempre l’esagerazione, quando la gente ti guarda e si fa il segno della croce impaurita.

Queste persone dimenticano che la sofferenza è inerente all’essere umano, e che il giorno prima di ricevere la diagnosi anch’io leggevo sulle riviste la storia di donne malate di cancro, non immaginando di poter essere una di loro. Credo che alcuni non riescano ancora a capire bene che siamo mortali.

La scelta di fronte alla sofferenza

Dire “Io non lo sopporterei, tu sei forte” è una grande bugia! Nessuno ama soffrire e nessuno programma di farlo, ma quando la sofferenza bussa alla nostra porta dobbiamo compiere una scelta: permettere che definisca chi siamo, schiacciandoci e rendendoci vittime, o decidere che non farà altro che rafforzare ciò che abbiamo di meglio, e che dopo quella esperienza approfitteremo della vita in modo molto più saggio e interessante. Nessuno nasce forte per soffrire, ma sceglie di non indebolirsi davanti al dolore, perché sceglie la vita.

Ricordo che le frasi che mi facevano meglio erano: “Oggi ho fatto la Comunione per te a Messa!”, o “In casa un mistero del Rosario è per te”. Sentire questo era come un balsamo, in primo luogo perché la forza della preghiera è capace di sostenerci in situazioni umanamente impossibili da sopportare, e in secondo luogo perché sapere che qualcuno si è ricordato di noi in una preghiera, pur avendo tante altre intenzioni nella sua vita, è la prova del fatto che tiene davvero a noi, e questo ci fa sentire amati; e l’amore cura.

La sofferenza spaventa tutti noi

Pur avendo citato queste frasi, capisco perfettamente che la sofferenza spaventi tutti noi.

Quante volte, davanti a una persona che soffriva, sono rimasta senza parole o ho detto delle stupidaggini! Durante il mio trattamento ho sentito frasi felici e infelici, ma non porto alcun rancore, perché mi sono guardata e ho visto quanto sono impreparata ad affrontare la sofferenza altrui. Non ho il diritto di esigere da nessuno le parole migliori. Oggi, quando mi ricordo di certe situazioni, mi diverto e cerco di rivedermici quando mi avvicino a qualcuno che soffre. Ma ad ogni modo condivido la mia esperienza.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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