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Come riconoscere un bambino con grandi capacità?

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Mathilde De Robien - pubblicato il 20/10/17

Essere superdotati è un beneficio, ma anche una differenza di cui genitori e docenti sanno molto poco

Superdotato, zebra, ad alto potenziale, bambino intellettualmente precoce, alto quoziente intellettivo… Abbondano termini e definizioni per indicare i bambini dall’elevato rendimento mentale, ma non tutti abbracciano la stessa realtà o significano lo stesso. Ma cos’è un bambino precoce? Quali sono le sue caratteristiche?

Un Quoziente Intellettivo (QI) superiore alla media

Il QI è un indice psicometrico, necessario ma non sufficiente, per identificare un bambino dotato. Originariamente, con William Stern nel 1912, il QI stabiliva la relazione tra l’età mentale e quella reale di un bambino, e permetteva di stabilire se un bambino era più avanti rispetto ai coetanei o meno.

Se era così, si parlava di precocità intellettuale. Con Weschler nel 1939 quel tipo di QI è stato abbandonato a favore di una nuova scala di QI in relazione a uno standad, che permetteva di classificare gli individui di uno stesso gruppo di età in relazione agli altri. Non ci permette più di determinare un ritardo nello sviluppo, ma di classificare i bambini in funzione del loro rendimento intellettivo.

Il QI medio è di 100. Ogni livello intellettivo è separato da una deviazione standard di 15 punti. Un bambino con un QI uguale o superiore a 130 si identifica come un bambino superdotato.

Un bambino superdotato non è solo un bambino con un QI superiore alla media. Ha anche una personalità diversa da quella degli altri bambini, sia sul piano intellettivo che su quello affettivo.




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Un altro modo di pensare per i bambini precoci

Molto spesso si confondono le definizioni “intellettualmente precoce” e “superdotato”, ma non hanno lo stesso significato. Jeanne Siaud-Facchin, psicologa clinica, membro del Laboratorio di Ricerca sul Funzionamento Cognitivo dell’Hôpital de la Pitié-Salpêtrière e presidente di Zebra (centro francese per superdotati), afferma nel suo libro L’enfant surdoué, l’aider à grandir, l’aider à réussir [Il bambino superdotato, aiutarlo a crescere, aiutarlo a riuscire] che “un bambino precoce sarebbe un bambino avanti rispetto alla sua età, quando gli altri non arrivano al suo livello o lo raggiungono solo alcuni anni più tardi (…). Ad ogni modo, non è il fatto di stare davanti agli altri che caratterizza il bambino superdotato, quanto le peculiarità del suo funzionamento intellettivo, il suo modo di pensare diverso”.

La singolarità nel modo di pensare del bambino precoce si comprende meglio al giorno d’oggi grazie alla neurocienza. Un bambino superdotato non percepisce i codici impliciti del pensiero comune. Pensa in modo diverso, interpreta le istruzioni in modo diverso, non assume come risposta quello che a suo avviso è evidente.

Jeanne Siaud-Facchin presenta l’esempio di un’adolescente di 13 anni. Alla domanda: “Cosa fa sì che il ferro si ossidi?”, lei risponde: “Non lo so”. La psicologa chiede: “Cos’è che non sai?” La ragazzina risponde: “Non conosco il processo chimico che permette di spiegare l’ossidazione!” La risposta “ossidazione” era così ovvia per lei che non poteva essere quella che ci si attendeva.

Il bambino superdotato intende le parole alla lettera, e quindi queste devono essere usate nella loro accezione più precisa. Questo bambino deve capire tutto, lega i come e i perché. La ricerca di senso è al centro della sua attività intellettuale ed è la forza motrice del suo pensiero.

Tutto deve avere una logica, perché il minimo dubbio, la minima incertezza introduce un granello di sabbia, una variabile negli ingranaggi della sua logica interna. Non sa come gestire l’incertezza, che lo inquieta e lo destabilizza. E a volte può soffrire per il fatto di non riuscire a far spazio al dubbio, di non riuscire a farsi trasportare.

Un bambino superdotato ha un ragionamento logico-matematico insolito. Si sente a suo agio con il calcolo mentale. Curiosamente questa logica, molto utile da piccoli, rappresenta un ostacolo all’imparare a memoria le tabelline. Se il bambino non ha successo non è per mancanza di buona volontà, ma perché non vede l’utilità di impararle a memoria quando può ottenere il risultato corretto con il proprio calcolo mentale super-rapido che usa la somma e la sottrazione come struttura basica di calcolo.


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In seguito non segue i modelli accademici e non sa spiegare come arriva a un risultato corretto. Per questo la matematica può diventare più difficile all’università, quando si vede costretto a sviluppare il suo ragionamento e spiegare il risultato. Il superdotato ha un funzionamento logico-matematico intuitivo.

La mente del bambino superdotato abbonda di pensieri, è sempre in funzione. Si organizza in una struttura ad albero, dividendo e suddividendo ogni idea in idee nuove, associazioni di idee, analogie… Il pensiero comune è lineare, progressivo, riduce alle informazioni rilevanti ogni tappa del pensiero, mentre il pensiero del bambino superdotato si costruisce a reti, per ramificazioni. Questa peculiarità, combinata con una memoria eccezionale, apre la strada a idee brillanti, alla creatività e alle invenzioni.

Questo pensiero sempre in azione è difficile da organizzare e strutturare. Esprimersi è molto difficile. Come riuscire a comunicare in poche parole la molteplicità di connessioni che si formano simultaneamente nel cervello? Il bambino precoce ha difficoltà a ordinare le idee e selezionare informazioni rilevanti. Questa difficoltà è al centro dell’adattamento (o non adattamento) ai requisiti accademici.

Una personalità affettiva diversa

I bambini superdotati hanno caratteristiche emotive ben identificabili, sulle quali poi costruiscono la propria identità. Ecco le tre particolarità di base individuate da Jeanne Siaud-Facchin:

Ipersensibilità. I 5 sensi si esacerbano, e il bambino percepisce con un’acutezza eccezionale tutto ciò che accade intorno a lui. Si vede costantemente bombardato da informazioni sensoriali dell’ambiente. È particolarmente sensibile alle ingiustizie. Spesso affronta varie paure, frequentemente intense, che provengono da un segnale esterno o da un’espereinza intima vissurta fin dalla nascita.




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Empatia. Il bambino superdotato percepisce con sottili sfumature lo stato emotivo altrui. A volte il bambino capta istintivamente un’emozione della quale la persona coinvolta non è ancora consapevole.

Lucidità. Con i sensi sempre in stato di allerta e le potente capacità intellettive, il bambino superdotato ha sul mondo uno sguardo caratterizzato da una lucidità implacabile.

Ecco alcune caratteristiche della personalità di queste “zebre”, “le cui strisce le distinguono dagli animali della savana ma sono uniche come le impronte digitali. La zebra, l’unico equino che l’essere umano non riesce ad addomesticare e che quando corre diventa invisibile per l’effetto straboscopico delle sue strisce…” (della creatrice dell’Association Zebra, Jeanne Siaud-Facchin, ottobre 2011).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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