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Scopri l’alfabeto della Teologia del Corpo di San Giovanni Paolo II

Wojtyla e il maestro di sci, un’amicizia a tremila metri

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Wojtyla e il maestro di sci, un'amicizia a tremila metri

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 19/10/17

Dall'Agape alla concupiscenza, dal godimento alla mascolinità. Le parole chiavi che hanno reso celebre gli insegnamenti di Wojtyla

Un vero e proprio alfabeto della Teologia del Corpo. Con le definizioni e le spiegazioni dei termini più difficili utilizzati da san Giovanni Paolo II nelle sue catechesi.

Parole chiavi che si possono trovare nel “Compendio della Teologia del Corpo” (edizioni Ares) di San Giovanni Paolo II, nell’edizione curata da Yves Semen.

AGAPE

«Agape» è il termine abitualmente usato per esprimere l’amore nell’antica traduzione greca dell’Antico Testamento, la versione dei Settanta. Anche nel Cantico dei Cantici è con il termine «agape» che la Settanta designa l’amore erotico. L’amore nel senso di agape è l’amore che nasce dal pensiero e dalla volontà. Si tratta di un amore gratuito, oblativo, che tende alla scoperta dell’altro e il cui scopo è la ricerca del bene dell’altro.




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BELLEZZA

La bellezza è un aspetto chiave dell’argomentazione complessiva della Teologia del corpo. Giovanni Paolo II intende lasciare che l’amore manifesti la sua bellezza e quindi il suo potere di persuasione. Uno degli scopi essenziali dello studio del «principio» consiste nello scoprire la bellezza originale della vocazione al matrimonio. La chiamata al celibato esprime il significato sponsale del corpo in tutta la sua bellezza.

CONCUPISCENZA

Termine tecnico che indica una forma corrotta di desiderio che si appropria di qualcosa come di un semplice oggetto da usare, nella maggior parte dei casi allo scopo di trarne piacere. Questo uso tecnicamente teologico del termine «concupiscenza» si basa sulla traduzione della prima lettera di san Giovanni nella Vulgata (1 Gv 2, 16): «Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo».

DESIDERIO

Per natura, il desiderio sessuale provocato dall’eterna attrazione della femminilità per l’uomo e della mascolinità per la donna è positivo, poiché tende alla comunione di persone. Ciò nonostante, il desiderio può assumere un senso negativo in quanto riduzione della ricchezza della profonda attrazione della mascolinità e della femminilità alla semplice soddisfazione dei bisogni sessuali.




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ECCITAZIONE

Termine usato nella Teologia del corpo nel senso di eccitazione sessuale. L’eccitazione sessuale è, prima di tutto, «corporale» e provocata dai valori sessuali percepiti nel corpo dell’altro, mentre l’emozione si riferisce alla persona dell’altro compresa nella sua «integralità».

GODIMENTO

Termine essenziale nell’etica sessuale di Kant che Giovanni Paolo II colloca al centro della propria etica sessuale, talvolta in un senso completamente positivo (cfr TDC 123-4), ma spesso in un senso negativo come in Kant: l’appropriazione* di una persona come semplice strumento a servizio del piacere. Il godimento in un senso positivo: nell’atto sessuale, la persona fa godimento.

INSAZIABILITÀ

L’insaziabilità sta proprio al cuore della concupiscenza in quanto la concupiscenza* distrugge la pace e la pienezza beatificante della comunione originale tra l’uomo e la donna. L’insaziabilità dell’unione sessuale minaccia la comunione* dell’uomo e della donna.




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LEGAME INSCINDIBILE

Il legame inscindibile tra il significato procreativo e il significato unitivo dell’atto coniugale è la tesi centrale dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI (25 luglio 1968). Questa inseparabilità è un fatto, non una norma*. I due significati sono inscindibili in virtù di una reciproca implicazione essenziale. Quando il significato procreativo dell’atto coniugale viene soppresso (mediante la contraccezione), tale atto cessa di essere un atto d’amore; lo stesso accade quando il significato unitivo viene trascurato.

MASCOLINITÀ E FEMMINILITÀ

Malgrado la loro forma astratta, questi termini sono utilizzati nella Teologia del corpo quasi sempre insieme per indicare le caratteristiche sessuali concrete e visibili dell’uomo e della donna, ossia i segni corporei distintivi della mascolinità e della femminilità.

NATURA

Nella maggior parte dei casi, il termine «natura» viene utilizzato nel senso di ciò che corrisponde alla natura dell’essere umano creato da Dio, ovvero un essere nel contempo corpo spiritualizzato e spirito incarnato, intelligente, libero e destinato ad amare e servire Dio, suo Creatore.

OGGETTO

Spesso utilizzato nel senso negativo di negazione della soggettività della persona che la trasforma in un semplice oggetto di piacere. Nel senso positivo di «oggettivo», l’uomo e la donna sono un dono oggettivo l’uno per l’altra.

PROFONDITÀ

Termine importante della Teologia del corpo. Appare spesso ed è strettamente legato al concetto di espressione, quindi al significato sponsale del corpo che implica la manifestazione di una certa profondità all’interno e attraverso ciò che ne appare in modo visibile, come i gesti e le reazioni dell’unione sessuale che esprimono il dono di sé.

REDENZIONE DEL CORPO

La redenzione del corpo è la prospettiva direttrice più elevata della Teologia del corpo. È questo il motivo per cui Giovanni Paolo II propone di raccogliere tutte le catechesi sulla Teologia del corpo sotto il titolo «La redenzione del corpo e la sacramentalità del matrimonio» (TDC 133-1).


SACRAMENTO

In senso ampio e più antico, sacramento significa «manifestazione del disegno eterno d’amore di Dio». È in questo senso che tale termine viene usato più frequentemente da Giovanni Paolo II nella Teologia del corpo, in particolare nella prima parte. Nel senso più stretto e moderno, il termine sacramento rimanda ai sette sacramenti istituiti da Cristo e dispensati dalla Chiesa, che sono frutto dell’opera della redenzione* e via della grazia.

TEMPERANZA

La temperanza è una virtù morale che, insieme alla forza, alla giustizia e alla prudenza, appartiene alle virtù cardinali, ossia alle virtù morali fondamentali. Essa consiste nell’introdurre un ordine giusto negli atti umani nell’àmbito dei piaceri sensibili legati alle funzioni della generazione e della nutrizione. Nella Teologia del corpo, la virtù della temperanza è soprattutto considerata rispetto al piacere sessuale legato agli atti della generazione. Lo scopo della temperanza è l’affermazione del valore del significato sponsale del corpo.

UOMO STORICO

Indica l’uomo dopo il peccato originale che segna l’ingresso del- l’uomo nella storia, in opposizione con l’uomo dell’innocenza originale. Si tratta tuttavia dello stesso uomo che godeva dei privilegi dell’innocenza originale in virtù della sua amicizia con Dio e che, avendo peccato, è chiamato a partecipare alla storia della salvezza.

VISIONE INTEGRALE

«Visione integrale» è un’espressione chiave della Teologia del corpo che rimanda a Humanae vitae, n. 7, e che ricapitola tutto l’oggetto della Teologia del corpo. Soltanto una visione integra- le dell’uomo può rispondere ai problemi sollevati dall’approccio tecnicistico dell’uomo che troviamo spesso nella scienza moderna caratterizzata dal dualismo cartesiano corpo-spirito.

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