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Perché “Vieni come sei” non va bene per il banchetto di Dio

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Andrey Mironov | CC BY-SA 4.0

Silas Henderson - pubblicato il 17/10/17

È vero che chiunque è il benvenuto nella casa di Gesù, ma limitarsi a comparire non basta
Gli disse: ‘Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?’. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: ‘Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti’. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti. Matteo 22, 12-14

Siamo in un’epoca di inviti. A fine ottobre molti di noi saranno invitati a feste di Halloween, e numerose parrocchie invieranno informazioni su servizi speciali per la festa di Tutti i Santi e dei defunti. Poi, poco tempo dopo, molti saranno impegnati nei progetti per la festa del Ringraziamento. Pochi riusciranno a respirare un attimo prima che inizino gli inviti alle feste pre-natalizie. Sembra quasi naturale, quindi, che il Vangelo in questi ultimi giorni abbia presentato una parabola che inizia con l’invito a una festa.

In questo brano, Gesù racconta la storia di un re che organizza un banchetto nuziale per suo figlio. Anche se l’invito viene dal re, gli ospiti non accettano l’invito. Il re prova di nuovo. Questa volta, ai servi viene detto di parlare agli invitati del menu per attirarli: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!” E tuttavia la risposta è la stessa: “Non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari”. Altri invitati arrivarono a insultare e a uccidere i servi.

Cosa doveva fare il re? Suo figlio doveva comunque sposarsi, e il banchetto era già stato allestito. Ordina allora alle sue truppe di punire chi aveva attaccato i suoi servi, ma dice anche loro: “Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.

Il re abbandona costumi e convenzioni. Sfida le aspettative culturali ed è pronto ad accogliere nella sala del banchetto reale chiunque accetti l’invito.

Questo messaggio di Gesù sarebbe già stato abbastanza notevole. Stava raccontando una storia che sovvertiva le aspettative culturali. Ma Gesù non si ferma a questo.

Anche se il re avrebbe dovuto sapere che nella sala del banchetto sarebbero apparsi ricchi e poveri, locali e forestieri, sani e malati, si concentra su un uomo che ritiene non sia vestito in modo adatto all’occasione e lo fa gettare via dalla sala nell’oscurità della notte.

Non sembra giusto. Dopo tutto, i servi hanno invitato chiunque su indicazione del re. Non è stata posta alcuna condizione, e i servi hanno fatto esattamente quello che era stato detto loro di fare. Come fa anche in altre parabole, però, Gesù ci toglie il tappeto da sotto i piedi. Ricordate, non è solo una bella storia. Le parabole hanno l’obiettivo di destabilizzarci.

In questo passo del Vangelo si parla della fine dei tempi e del giudizio, e la parabola era intesa originariamente per i leader religiosi dell’epoca di Gesù. Ma c’è anche un messaggio per tutti noi: quando gli ospiti accettano l’invito, ci si aspetta che si vestano a festa. E in questo caso è la festa di Dio, e il banchetto è il Regno dei Cieli. È una festa alla quale sono invitati tutti – ricchi e poveri, locali e forestieri, sani e malati –, ma accettando l’invito gli ospiti (che rappresentano ciascuno di noi) devono vestirsi in modo appropriato per la celebrazione, con gli abiti della virtù e della vita retta (cfr. Colossesi 3, 12; Romani 13, 14; Galati 3, 27). Come dice Gesù, “molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

Anche se l’invito a entrare nella sala del banchetto è esteso alla gente di tutti i tempi, luoghi e stili di vita, ci viene ricordato che ci viene chiesto più di un semplice apparire alla festa a cui siamo stati invitati. Ci viene chiesto di prepararci per quella festa conducendo una vita di fede, speranza, perdono, umiltà e amore – una vita degna del Regno.

Pensando all’invito di Dio a partecipare al banchetto del Cielo, quali sono le virtù che pensate che l’Ospite Divino cerchi nei suoi ospiti? Cosa ci dice questa parabola sulla misericordia e la salvezza di Dio? Prendetevi del tempo questa settimana per pregare per riuscire ad acquisire il “look” giusto per gli ospiti del banchetto del Re.

Parole di saggezza: “Lo scopo del comando è però la carità, che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera” (1 Timoteo 1, 5). L’abito nuziale non è un amore di un tipo qualsiasi. “Spesso sembra che si amino tra loro anche individui che hanno in comune una cattiva coscienza… ma non hanno la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. È siffatta carità l’abito di nozze” (Sant’Agostino di Ippona, sermone 90).

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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