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Proteste per l’Ave Maria all’Università. E il vescovo si scusa (in modo ironico)

Young Woman at Church

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Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 17/10/17

Grande sconcerto all’Ateneo di Macerata quando la professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica al Dipartimento di Studi Umanistici, interrompe la sua lezione e chiede agli studenti lì presenti chi volesse unirsi a lei per un “Ave Maria” in onore del centenario di Fatima. Presto detto, presto fatto, alcuni la assecondano, altri restano in silenzio. Apriti cielo! Sui social raffica di proteste.


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Qualche collettivo si indigna parla di «limitazione della libertà personale» subita dai ragazzi. Il Rettore sì, Francesco Adornato, è esplicito: «Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile, mi scuso a nome dell’ateneo». Ma è il Vescovo che spiazza tutti scusandosi, ma a modo suo dalle colonne della radio diocesana:

Chiediamo scusa come credenti per aver destabilizzato la serenità di un’Università, ma il problema è la nostra poca fede. Chi dice almeno 50 Avemarie al giorno, cioè un rosario, tanti, molto più di quelli che vanno a Messa la domenica, non capisce tutta questa agitazione. È che a dirne tante di Avemarie si comincia a pensare che valgano poco, che di fatto siano innocue. Che non creino problemi. Grazie perciò di cuore a chi ha protestato, a chi ci ha ricordato che la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno. Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci ricorda che dire Ave Maria è salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte.

Ma è la chiosa finale di monsignor Nazareno Marconi a farci balzare in piedi e applaudire: “Grazie fratelli non credenti e anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza”. Gioco, set, incontro.

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