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Siamo tutti figli adottivi di Dio

L’amore non cresce senza sacrificio

© Corinne MERCIER / CIRIC

Figlia di cuore - pubblicato il 16/10/17

"Il paradosso del cristianesimo è questo: avere padri e madri e sorelle e fratelli che non rientrano nella famiglia ristretta"

Anna, sorella mia. Il sangue non ci unisce, ma il cuore sí. Un legame più forte e più grande. Tu sei un regalo, papà e mamma non potevano averti eppure dopo il mio arrivo, sei arrivata anche tu, per riempire la casa e per riempire la vita a noi tre. Non ho fatto a tempo ad arrivare in Italia che dopo un anno ci hai regalato te. Ti ho dato qualche morso e fatto qualche dispetto per la gelosia, lo confesso. Ma che sorella che sei. Abbiamo giocato, parlato, raccontato, litigato. Tu discreta, silenziosa, buona e disponibile come il papà, ma al contempo forte e determinata, e cocciuta come la mamma. Ti ricordi quando poco tempo fa abbiamo litigato? Io invadente, da sorella maggiore, cercando di darti consigli, in buona fede ti ho fatto arrabbiare. Per poi capire che tu non sei tipo da consigli o da lunghi dialoghi, confessioni tra sorelle, ma sei diventata nel tempo una donna pragmatica. Ho fatto un passo indietro, ho dismesso i panni di sorella maggiore e ho messo quelli da amica, silenziosa e presente, nella piccola grande quotidianità. E questo ci ha unite di nuovo. Ora che attendi tuo figlio in grembo e sei mamma di un bimbo in affido, ti vedo mamma, donna, e ti sento ancora più vicina. Tuo marito è un uomo buono e determinato come te, con una storia grande è difficile sulle spalle che tu porti con amore insieme a lui, ha già un figlio che tu ami, come fosse tuo. I nostri genitori hanno lasciato eredità ed impronte in te nel vivere la tua genitorialità che vi accomuna molto.

Lorenzo, il secondo regalo, inatteso, arrivato sempre per Grazia divina. Meno male che non sei nato nel giorno di san Basilio… la mamma ti avrebbe chiamato così, altrimenti. Ti è andata bene. Ma noi ogni tanto ti ricordiamo questo triste destino a cui saresti dovuto giungere e ti chiamiamo Basilio lo stesso. Tu hai quel cipiglio, quell’humor strano, sembri sempre serio, invece ci fai ridere tantissimo. Da piccolo eri incontenibile. Sei una delle persone che ha più ossa rotte che io conosca. Ora che sei papà mi fa un effetto strano guardarti, quando coccoli la tua Costanza Genevieve (tu ce l’hai proprio con i nomi strani!). Tua moglie è la tua metà, davvero ti completa. Non potevi trovare donna migliore. Tu pigro e pantofolaio, lei che per lavoro e studio tiene conferenze e viaggia dall’America al Giappone, all’Europa senza problemi. Che ti sopporta quando scleri e perdi la pazienza, che sa benissimo come prenderti ed è dotata di ironia come te. Vivete lontano, in America ed un po’ mi sembra che ci vengano tolti pezzetti di voi con questa distanza. Poi ci vediamo ed è come se ci fossimo visti il giorno prima.




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Infine Paolo, terzo regalo. Si dice che dopo il tuo arrivo il papà si sia recato di nuovo dalla Madonna di Lourdes (presso la quale avevano chiesto la Grazia della genitorialità naturale, biologica) a spegnere il cero acceso sei anni prima (poco dopo il mio arrivo) ringraziando e affermando che 4 figli andavano più che bene! Tu che da piccolo praticamente sei stato il coccolino di casa, che tutti noi fratelli ricordiamo come il più capriccioso ora sei un uomo. Insegni alle scuole superiori. Ed ogni tanto penso ai tuoi alunni, a cosa pensano quando arrivi tu, un prof giovane, tatuato e spigliato. Tu lo sai di essere anche il più furbetto? Mentre io da sorella maggiore ho dovuto sudare per ottenere nuovi diritti e permessi dai genitori, tu hai avuto la strada spianata. Il tatuaggio che hai sull’avambraccio destro con la croce di Costantino (che doveva essere piccola pochi centimetri come avevi fatto credere alla mamma) ne è la prova schiacciante. Diciamo spesso scherzando che con te il papà e la mamma si sono rammolliti. Ma non è così. Hai avuto un’adolescenza travagliata, dimostrando a me, ma soprattutto a mamma e papà che ogni figlio (adottivo o biologico) è un mondo a sé, ha il suo percorso di crescita e di maturazione e che non serve essere adottati per vivere adolescenze difficili, appunto. Sei lo zio che vizia e gioca coi nipoti e che ha il tablet (l’unico tablet che gira vicino ai miei figli per ora).

Ed oltre a noi, i nostri genitori si sono fatti casa per i figli di altri genitori. E noi fratelli di altri fratelli. E figli di altri genitori. Il paradosso del cristianesimo è questo: avere padri e madri e sorelle e fratelli che non rientrano nella famiglia ristretta. Come un’accoglienza del cuore, un’ospitalità che deriva dal sentirsi accolti ed amati da Cristo, sempre e gratis. Ripenso ancora a noi, fratelli miei, alle buone radici, a quella base solida, che ci ha reso le donne e gli uomini di oggi. Non smettiamo mai di ringraziare i nostri genitori, per una cosa che ci hanno insegnato con la loro vita e con il loro esempio: prima di esserci padre e madre essi sono stati e sono tuttora figli, non solo di sangue ma soprattutto di cuore , del cuore di tanti amici/padri/madri che li hanno sostenuti, guidati e accompagnati (e tuttora lo fanno) nel loro cammino. Ma soprattutto si riconoscono figli di Dio. Ed ecco di nuovo l’esperienza che ci avvicina e ci rende più padri e più madri, più sorelle e più fratelli: che siamo tutti figli adottivi di Dio.




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