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Un giorno anche tu diventerai una suocera!

NATALIA BIAŁOBRZESKA - pubblicato il 11/10/17

Sarò “la suocera” come risultato della mia maternità e di molto lavoro su me stessa, non solo nei giorni festivi. Amo talmente mio figlio che accetterò tutto ciò che verrà con il pacchetto della sua felicità

A volte mi piacerebbe darmi un voto per la mia maternità, e visto che sono madre da tre anni (solo!) ammetterete che sarebbe un voto piuttosto irreale.

In un armadio conservo la statuetta dell’Oscar e in un altro un piccolo oggetto a forma di escremento che sorride. I premi sono intercambiabili in base alla tappa della maternità nella quale cerco di mantenere l’equilibrio.

Ad esempio, durante il primo anno ci sono stati molti “Così no”. La speranza era in competizione con la sensazione di impotenza. Nella seconda gravidanza, però, mi sono sentita come un pesce nell’acqua. Per questo motivo, visto che sono solo all’inizio della mia maternità e perché la mia fiducia in me stessa attraverserà ancora molti alti e bassi, mi darò il voto finale il giorno in cui diventerò una… suocera.

So che è un tema su cui è meglio tacere diplomaticamente o da riassumere con una barzelletta, ma lasciatemi parlare seriamente e in modo diretto. Sì, le statistiche dicono che c’è un’elevata possibilità che tra qualche anno dovrò svolgere questo ruolo significativo. E anche voi. E allora dovremo affrontare la prova pratica della maturità.



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Il nostro obiettivo principale come genitori è offrire ai nostri figli delle radici (sane!) perché sappiano chi sono, conoscano la propria identità e abbiano valori, e dar loro un paio di ali perché al momento adatto possano aprirle e volare verso i loro sogni.

Le radici. Le abbiamo anche noi. Sono il contesto, quello che ci hanno insegnato i nostri genitori e che creiamo noi perché con il nostro rapporto matrimoniale iniziamo a costruire la nostra famiglia. Sembra sublime, ma questa poesia è come la vita stessa: la necessità di disfarsi dell’egoismo per educare i figli per il mondo. È molto importante eliminare dal nostro ego la copertura di zucchero e valorizzare la nostra libertà al loro servizio.

La suocera di una barzelletta? No, grazie

Senza un’autoriflessione, diventeremo il cliché della tipica suocera complicata.

Anche se i miei figli portano ancora il pannolino e sono ben lungi dal pensare al giorno delle loro nozze, penso molto al fatto che essere “la suocera” non è un concetto che si possa inventare e implementare quando arriverà il momento. Non potrò improvvisare nulla.



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Essere “la suocera” sarà il risultato della mia maternità e del mio lavoro su me stessa, non solo nei giorni di festa. Amo i miei figli al punto da accettare tutte le opzioni che verranno con il pacchetto della loro felicità (in base al loro concetto, non al mio). Sono consapevole del fatto che non perderò nessuno, che a 20 o 40 anni mio figlio mi verrà a trovare di tanto in tanto per ricevere una quantità illimitata di abbracci e che nella sua vita apparirà una persona nuova, una persona molto importante, che si sentirà bene al mio fianco. E so che per il ruolo di “mamma-suocera” otterrò la statuetta dorata.

 

 

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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