Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria EpicocoIn quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». (Luca 10,25-37)
“Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”, questa è la domanda da un milione di dollari che risuona nel vangelo di oggi. Una domanda che non è proprio fuori dal mondo perchè la potremmo anche tradurre come: che cosa devo fare per essere felice? Che cosa devo fare per concludere qualcosa nella mia vita? La risposta di Gesù è semplice: ama! Ama te stesso, la gente che c’hai intorno e Dio. L’unica cosa che ci rende felici è imparare ad amare. Ma qui la questione si fa più complessa, come faccio a decidere chi sono gli altri da amare? Gesù racconta così la parabola del buon Samaritano. Due uomini dabbene (un sacerdote e un levita) passano indifferenti davanti ad uomo prostrato al ciglio di una strada, invece un Samaritano si ferma e se ne prende cura. Il Samaritano ha capito che “gli altri” non sono quelli che tu scegli a tavolino nel caldo di casa tua. Gli altri sono quelli che non ti scegli ma sono realmente presenti davanti ai tuoi occhi. Se qualcuno c’è dentro la nostra vita, non è lì per caso. La sua presenza davanti a noi ci costringe a non andare oltre a imparare ad amarlo anche se non ha nulla di avvenete, di affascinante, di attraente. Non ci si sceglie il prossimo, si diventa prossimi di un Dio che ama nascondersi nella realtà e non nei nostri ragionamenti, che ama “travestirsi di caso” come scriveva un grande teologo.
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