Un fuoco eterno non è nulla se paragonato a questa immagine tormentosaUn’immagine comune dell’Inferno ci presenta la visione di anime che ardono vive per l’eternità, ma questa immagine è solo l’inizio del motivo per il quale le nostre anime dovrebbero temere la dannazione eterna.
Una delle descrizioni più popolari dell’Inferno deriva dal Catechismo del Concilio di Trento, nel quale viene descritto come “un orribilissimo carcere, dove con inestinguibile fuoco sono tormentate le anime de’ dannati; dove regna la morte eterna colma di ogni miseria e priva di ogni bene, sì che è impossibile immaginare una pena più intollerabile e una infelicità maggiore di quella che ivi si soffre”.
Questa descrizione particolare dell’Inferno deriva probabilmente dalle parole di Gesù nel Vangelo: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile” (Mc 9, 43).
In termini biblici, la Geenna è il nome greco di una valle a sud-ovest di Gerusalemme. Era un luogo in cui si effettuavano sacrifici pagani, incluso il sacrificio di bambini. All’epoca di Gesù era una discarica in cui venivano continuamente bruciati i rifiuti. L’Inferno è quindi associato a un luogo di fuoco e dolore eterni.
Se il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che l’Inferno è un luogo di “fuoco eterno”, sottolinea anche la punizione più grande di tutte:
La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, « il fuoco eterno ». La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira (CCC, n.1035).
Quando suor Lucia di Fatima ha avuto una visione dell’Inferno, ha notato come le anime soffrissero non solo grandi dolori, ma anche un’immensa “disperazione”. L’Inferno è un luogo di desolazione totale, un posto solitario che non è altro che un ammasso di peccatori.
Dante ha scritto di questo aspetto nel suo Inferno. In contrasto con un luogo di puro fuoco, lo descrive come un lago di ghiaccio. In particolare, Satana è immerso fino alla vita nel ghiaccio e piange.
Lo ’mperador del doloroso regno
da mezzo ’l petto uscìa fuor de la ghiaccia…Con sei occhi piangea, e per tre menti
gocciava ’l pianto e sanguinosa bava. (Canto XXXIV)
Anziché dalle fiamme, sembra un posto caratterizzato da oscurità, freddo e disperazione. Queste immagini di Dante mostrano la realtà della separazione eterna da Dio e l’estrema solitudine che ne deriva.
La separazione dalla fonte di ogni luce e amore dovrebbe essere terrificante. Significa un’eternità di solitudine, lontani dall’umanità e da tutto ciò che è vero, buono e bello. L’Inferno è l’opposto del Paradiso, dove i beati sperimentano comunione, gioia, amore e amicizia eterni. Le “fiamme” dell’Inferno non sono nulla se paragonate a questa dura realtà.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]