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“Terra, Casa, Lavoro” se il Manifesto prende in prestito il Papa

Franciszek znów to zrobił. Tym razem zadzwonił do zbieracza śmieci

CPP / Polaris/East News

Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 05/10/17

Esce oggi con lo storico quotidiano comunista la raccolta dei discorsi di Bergoglio con i movimenti popolari tra il 2014 e il 2016

Un po’ fa sorridere e un po’ riflettere la decisione del Manifesto di pubblicare in allegato al giornale (con un sovracosto di 10 euro) il libro Terra, Casa, Lavoro. Discorsi ai movimenti popolari (prefazione di Gianni La Bella, a cura di Alessandro Santagata), edito da Ponte alle Grazie che raccoglie i discorsi tenuti durante gli Incontri Mondiali dei Movimenti Popolari (EMMP) a Roma 2014, poi a Santa Cruz in Bolivia 2015 e di nuovo Roma 2016 .




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Fa sorridere perché, in fondo, la sinistra scopre sempre con qualche anno di ritardo che la Chiesa è una madre premurosa e che “l’opzione preferenziale per i poveri” non è un modo di dire, ma il programma del Vangelo che il Concilio Vaticano II si è limitato a certificare. Certamente – e per certi aspetti logicamente – per la sinistra di ispirazione marxista o genericamente socialista le povertà spirituali non interessano e si limitano solo a quelle materiali, ma per la Chiesa le due cose si tengono insieme e il tesoro della fede spesso è più copioso proprio in chi soffre, ed ecco che la Chiesa arriva e porta conforto, difende, guida, indirizza e laddove le disuguaglianze sono più marcate “parteggia” senza farsi partito, senza escludere, ma appunto stando accanto a chi ha bisogno. Fa sorridere insomma perché sembra una novità – e per lo stile netto di Francesco lo è certamente – ma non lo sarebbe per gli amici del Manifesto se avessero ascoltato con attenzione il Magistero di molti pontefici critici col capitalismo, anche solo da Giovanni Paolo II in avanti…

Il comunismo non c’entra ma il focus significante delle parole del papa ha certo a che fare con i movimenti rivoluzionari: per via dell’insistente richiamo alla soggettività, al protagonismo delle vittime, che debbono prendere la parola e non solo subìre. Perciò occorre dar valore alla politica con la P maiuscola, di cui «non bisogna avere paura, perché è anzi la forma più alta della carità cristiana». Non politica «per» i poveri, però – che «è carro mascherato per contenere gli scarti del sistema» (Francesco parlava dei «bonus»?), ma politica «dei» poveri, e cioè praticata direttamente da loro. Questo significa «rifondare la democrazia», che è oggi recinto dai «confini ristretti», è solo quella èlitaria, ufficiale, inservibile (il Manifesto).



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Però fa anche riflettere questa scelta che da un lato certifica che Francesco è capace di parlare una lingua di ragionevolezza e di verità e soprattutto che dimostra – se mai ne avesse bisogno – una autorevolezza morale che supera i confini ecclesiali, rendendo l’Annuncio più efficace coi lontani, che sono quell’altra categoria di poveri di cui la Chiesa si occupa: i poveri in spirito.

«Folclore», appuntamenti eversivi promossi dal «papa comunista», i commenti della stampa di destra. Generale silenzio da parte dei media filo-Francescani, attenti a non spingersi al di là del recinto dell’ordine sociale costituito. La verità sta nel mezzo: gli incontri sono stati capitoli importanti del pontificato di Bergoglio che con essi – e con l’esortazione apostolica «programmatica» Evangelii gaudium e l’enciclica socio-ambientale Laudato si’ – ha aggiornato la Dottrina sociale della Chiesa, valorizzando il protagonismo dei movimenti popolari. Ma non è nata una sorta di «internazionale vatican-socialista», come i detrattori, da destra, vorrebbero avvalorare. Anche perché il papa resta il pontefice romano, non un «bolscevico in tonaca bianca» e nemmeno un teologo della liberazione, che anzi ha collaborato a ricondurre all’ovile della più rassicurante e interclassista Teologia del popolo. Né possono essere sbrigativamente ridotti a «colore». Vanno invece analizzati, anche per capire in che direzione sta andando la Chiesa cattolica (Il Manifesto).



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Da tempo sui media si scherza dicendo che Papa Francesco è “l’ultimo grande leader della sinistra mondiale” (qualcuno fraintende e ci crede pure…), questo accade probabilmente perché le sinistre occidentali hanno smesso di occuparsi delle disuguaglianze e quando qualcuno da un piccolo seggio dice che “i poveri erediteranno la Terra” o che “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli” che tutti si stupiscono e fanno proprie quelle parole. Una sinistra senza più parole d’ordine e senza più connessioni col popolo trova un po’ di conforto nel “parroco del mondo”. Imparassero la lezione sarebbe un giorno di festa anche in Cielo…

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