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Santa Teresa, messaggera dell’Apocalisse?

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Quinn Dombrowski | CC BY-SA 2.0

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 05/10/17

Cosa credeva il Piccolo Fiore – la santa “più pericolosa” - sulla fine dei tempi

Chi descriverebbe come “dolce” la lettura di un libro che offre un resoconto dell’ascesa dell’Anticristo e delle tribolazioni che segneranno la fine dei tempi, seguite da meditazioni su morte, giudizio, Paradiso e Inferno? “Leggere questo libro è stata una delle grazie più grandi della mia vita… L’impressione che ne ho tratto è troppo dolce per poterla esprimere. Tutte le grandi verità della religione e i misteri dell’eternità hanno instillato nella mia anima una gioia che non è di questo mondo”.

Così scrisse Santa Teresa nella sua autobiografia parlando de La Fine del Mondo Presente e i Misteri della Vita Futura, un libro di padre Charles Arminjon che amava perché l’aveva preparata alle sfide della vita monastica, ma anche alla gioia del Paradiso.

Potremmo tendere a liquidare la questione. Potremmo dire: “È ovvio che a Santa Teresa sia piaciuto un libro come questo! È una grande santa in Paradiso che ha mostrato una notevole tolleranza nei confronti del dolore e della sofferenza in questa vita! Confidava nella gloria che attendeva una persona con la sua santità, ma che dire del resto di noi?”

Credo che dichiarazioni di questo tipo fraintendano Teresa, il libro e la sovranità di Dio. Teresa non si faceva illusioni sulle prove o sulla brevità della vita. Non era estranea alla sofferenza fisica e interiore. Il suo discepolato non la proteggeva dalla croce. Quello che ha reso il libro “dolce” per lei è stato il suo resoconto dell’inevitabile trionfo di Cristo – la vittoria ottenuta sul Calvario, una vittoria confermata dalla Resurrezione, una vittoria che ci viene offerta di condividere mediante la grazia.

C’è di più. Santa Teresa era sicura, più di quanto credo sia sicura la maggior parte di noi, che Cristo re – crocifisso, risorto e che ritornerà – sia il nostro Re, che regna proprio in questo momento.

Cristo Re non è un padrone assente che ha abbandonato la sua proprietà con l’Ascensione, promettendo di tornare per sistemare le cose dopo che gli occupanti abusivi hanno dato fuoco al creato. No! Cristo Re è sovrano e regna proprio ora, e chi si sottomette alla sua autorità, chi prende su di sé il giogo del discepolato, può essere sicuro che troverà riposo per la sua anima in questa vita e condividerà la sua gloria in quella futura.

Santa Teresa ha affrontato il futuro senza timidezza, perché sapeva, attraverso la preghiera e la carità, che il Signore che ci tiene tra le Sue mani.

Cos’ha trovato Santa Teresa in quel libro che le ha permesso di scoprire dolcezza anche nell’oscurità, e cosa può offrire a noi questo testo? In primo luogo, padre Arminjon ci offre una descrizione dei tempi che porteranno al conflitto finale, descrizione che potrebbe colpirci perché inquietantemente familiare:

“La fine del mondo, dice Cristo, arriverà quando la razza umana, immersa nelle profondità dell’indifferenza, sarà lungi dal pensare alla punizione e alla giustizia. Sarà come ai tempi di Noè, quando gli uomini vivevano senza curarsi di nulla, costruivano case lussuose e deridevano Noè quando costruì la sua arca. La civiltà sarà al suo zenit, i mercati traboccheranno di denaro e le riserve non saranno mai state superiori. L’umanità, crogiolandosi in una prosperità materiale senza precedenti, avrà smesso di sperare nel Paradiso”.

Come Teresa non è una santa pessimista, padre Arminjon non è un profeta di sventura. Questo libro può portare dolcezza e speranza, com’è stato per Teresa, se prendiamo a cuore il suo riassunto della saggezza cristiana:

“Il nostro destino è un enigma, che la sola ragione non riesce a spiegare. La fede, però, eleva i nostri pensieri, rafforza il nostro coraggio e infiamma la nostra speranza. Ci dice: ‘Non aver paura, non stai vagando da solo lungo qualche sentiero sperduto e incerto’ . Al di là dei nostri anni mortali c’è una vita nuova, di cui il presente è solo una rappresentazione e un’immagine. Siamo dei viaggiatori su questa terra, ma al di là delle stelle e di tutto lo spazio la nostra eredità e la nostra terra d’origine è in alto. Pellegrini ed esuli, ora viviamo sotto le tende, ma nel mondo che verrà il Signore ci costruirà dimore permanenti”.

Non sembra esserci un divario tra l’oscurità del mondo e lo splendore dei Cieli a cui siamo chiamati? Come si potrà colmare? La risposta è la chiave per comprendere il libro e la gioia che vi ha trovato il Piccolo Fiore. Padre Arminjon risponde dicendo: “Cielo e terra sono stati separati; la Croce li ha riuniti”.

In altre parole, l’unico ponte che ci collega tra le prove di qualsiasi tempo e luogo, e la gloria per la quale siamo stati creati, è la Croce di Cristo. Accettare il suo giogo, camminare in sua compagnia, essere nutriti da lui all’altare del sacrificio sono passi necessari per eliminare l’ansia quando pensiamo al futuro e al Regno che verrà.

[Ascoltate padre McTeigue discutere di questo argomento con John Harper su Relevant Radio qui. L’intervista inizia al minuto 29:00]

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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