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San Francesco non ha scritto la “Preghiera di San Francesco”? No! Ha fatto qualcosa di ben più importante!

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Aleteia Brasil - pubblicato il 04/10/17
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Come il Poverello ha ispirato una delle preghiere più famose della storia, recitata perfino dagli atei: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”San Francesco d’Assisi è uno dei santi più conosciuti e amati del mondo, ammirato da credenti e non credenti in ogni angolo della Terra. E a ragione: un santo che non solo ha predicato, ma ha vissuto e ha testimoniato radicalmente l’Amore di Dio per ogni creatura è una persona che ispira e affascina sempre.

Grazie a questa ispirazione e a questo fascino, è anche uno dei santi più coinvolti in leggende e false attribuzioni, in generale positive e benintenzionate.

Un esempio è la cosiddetta “Preghiera di San Francesco”, chiamata anche “Preghiera Semplice” o “Preghiera della Pace”, sicuramente molto degna del Poverello d’Assisi, tanto che tutti la attribuiscono a lui.

Solo che…

No, la “Preghiera di San Francesco” non è stata composta da San Francesco!

È di un autore anonimo vissuto solo un secolo fa.

Ma se non è di San Francesco, perché è diventata così famosa come sua?

Perché di fatto riesce a trasmettere in modo molto preciso l’anima e il sentire di San Francesco. Non l’ha scritta, è vero, ma l’ha vissuta e testimoniata. L’ha ispirata con la sua vita! Niente di più giusto, quindi, che continuare a chiamarla “Preghiera di San Francesco”, ma con la consapevolezza che molto più che un mero testo è un tributo a una testimonianza offerta con la vita!

Che storia è questa?

Questa bella preghiera risale al dicembre 1912, quando venne pubblicata sulla rivista La Clochette, elaborata dal sacerdote e giornalista Esiher Suquerel (+ 1923). È possibile che sia stato lui stesso l’autore della preghiera, ma non è certo.

Nel 1913 la preghiera venne scoperta da Louis Boissey (+ 1932), appassionato per il tema della pace, e a gennaio pubblicata negli Annales de Notre Dame de Paix, citando come fonte la rivista La Clochette. Nello stesso anno, Stanislao de la Rochethoulon Grente (+ 1941), fondatore de Le Souvernir Normand, la pubblicò sulla sua rivista.

Il 20 gennaio 1916 apparve su L’Osservatore Romano, secondo il quale Le Souvenir Normand aveva inviato al Santo Padre “il testo di alcune preghiere per la pace. Tra queste, ne vogliamo riprodurre una, indirizzata specialmente al Sacro Cuore. Ecco il testo, nella sua toccante semplicità”. Il 3 febbraio dello stesso anno, La Croix di Parigi rendeva noto che il 25 gennaio il cardinal Gasparri aveva scritto al marchese de La Rochethulon et Gante ringraziandolo per l’invio a Sua Santità. Tre giorni dopo, lo stesso giornale riproduceva il testo pubblicato da L’Osservatore Romano.

Fu in quei giorni che il cappuccino Etienne de Paris, direttore dei Terziari, fece stampare a Reims un’immagine di San Francesco con l’invocazione al Sacro Cuore sul retro. A piè di pagina sottolineava che quella preghiera, tratta da Le Souvenir Normand, era una sintesi perfetta dell’ideale francescano che bisognava promuovere nella società dell’epoca.

I primi a collegare la preghiera a San Francesco furono i Chevaliers de la Paix, o Cavalieri della Pace, un’organizzazione protestante, alla vigilia del 7° centenario della morte del santo (1926). Dal 1925 la preghiera si diffuse in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti e dal Canada proseguendo nei Paesi germanici. Nella seconda metà del XX secolo, la “Preghiera Semplice”, come la chiamavano ad Assisi, iniziò a diventare popolare, soprattutto quando i frati del Sacro Convento la stamparono in varie lingue sui santini di San Francesco. Il resto della storia è noto: diffusione mondiale, infinità di versioni in ogni lingua e in tutte e lingue, per via della diversità di traduzioni e “ritraduzioni”, e moltissimi canti ispirati a lei.

SAN FRANCESCO, ASSISI

Bernardo Strozzi

Recitata perfino dagli atei

Questa preghiera è diventata quasi quella ufficiale degli scout e delle famiglie francescane; gli anglicani la considerano la preghiera ecumenica per eccellenza; alcune Chiese e congregazioni protestanti l’hanno adottata anche come testo liturgico; è stata recitata in una delle sessioni dell’ONU, e ultimamente trova grande accoglienza tra le religioni non cristiane, soprattutto da quando Assisi è diventata il centro mondiale dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. Non mancano nemmeno gli atei che la recitano!

Ricchezza di contenuto

Il segreto di questo grande successo è dovuto soprattutto all’attribuzione a San Francesco, ma anche alla ricchezza del contenuto, unito alla sua semplicità. E sono proprio il contenuto e il titolo originale, “Invocazione al Sacro Cuore”, che permettono di attribuire la sua composizione a un autore non precedente all’inizio del XX secolo.

Una fonte di ispirazione può essere stata la seguente formula di consacrazione al Sacro Cuore, promulgata da Leone XIII nel 1899 e raccomandata da San Pio X nel 1905 per essere recitata ogni anno:

“Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da Voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio. Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine”.

Un’ispirazione certamente francescana

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Aveva comunque ragione padre Etienne de Paris quando trovava in questa preghiera anonima una cerca concordanza con lo spirito e lo stile francescani. Per verificarla basta leggere, ad esempio, l’Ammonizione 27 di San Francesco:

Dove è amore e sapienza,
ivi non è timore né ignoranza.
Dove è pazienza e umiltà,
ivi non è ira né turbamento.
Dove è povertà con letizia,
ivi non è cupidigia né avarizia.
Dove è quiete e meditazione,
ivi non è affanno né dissipazione.
Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa (Cfr. Lc 11,21),
ivi il nemico non può trovare via d’entrata.
Dove è misericordia e discrezione,
ivi non è superfluità né durezza.

È questo che fa sì che la preghiera sia considerata da molti come francescana, e anche se è un errore attribuirla a San Francesco d’Assisi sicuramente non gli dispiacerebbe firmarla. Ed eccola qui, merita sempre di essere recitata!

La preghiera “di San Francesco”

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dove è discordia, ch’io porti la fede,
dove è l’errore, ch’io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché è dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.
Amen.

Autore anonimo, attribuita a San Francesco d’Assisi

 

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A partir de texto do Frei Tomás Gálvez, publicado originalmente em FrateFrancesco.org

Bibliografia:

– Willibrord Christiann van Dijk, Une prière en quête d’auteur, em Evangile Aujourd’hui, 1975, n. 86, 65-70.

– Jerôme Poulenc, L’inspiration moderne de la prière “Seigneur faites de moi un instrument de votre paix”, em Archivium Franciscanum Historicum, 68 (1975), 450-453.

– Christian Renoux, La priére pour la paix attribuée a Sant François: une énigme a résoudre. Les Editions Franciscaines, 9 rue Marie Rose, 75014-Paris, 2001. La preghiera per la pace attribuita a san Francesco. Padova, Edizioni Messaggero, 2003, 179 págs.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]