Papa Francesco accolto con gioia dai rifugiati e migranti ospiti del Centro Hub di accoglienza di Bolognadi Sergio Centofanti
Dopo la visita a Cesena il Papa si è spostato a Bologna. Prima tappa, l’incontro con i migranti assistiti presso l’Hub regionale di via Enrico Mattei. Anche qui molto calorosa l’accoglienza: Francesco ha salutato lungamente, uno per uno, gli ospiti della struttura. Tante le strette di mano, gli abbracci, le parole scambiate, e poi i selfie e i video. Molti migranti avevano in mano dei cartelli con scritto: “Abbiamo bisogno dei documenti. Ci aiuti”.
Il Papa ha ringraziato il personale dell’Hub per l’opera svolta e ha assicurato ai migranti la sua vicinanza:
“Molti non vi conoscono e hanno paura. Questa li fa sentire in diritto di giudicare e di poterlo fare con durezza e freddezza credendo anche di vedere bene. Ma non è così. Si vede bene solo con la vicinanza che dà la misericordia. Senza questa, l’altro resta un estraneo, addirittura un nemico, e non può diventare il mio prossimo. Da lontano possiamo dire e pensare qualsiasi cosa, come facilmente accade quando si scrivono frasi terribili e insulti via internet. Se guardiamo il prossimo senza misericordia, non ci rendiamo conto della sua sofferenza, dei suoi problemi”.
L’incontro all’Hub è toccante. Il Papa afferma:
“Oggi vedo solo tanta voglia di amicizia e di aiuto. Vorrei ringraziare le istituzioni e tutti i volontari per l’attenzione e l’impegno nel prendersi cura di quanti siete qui ospitati. In voi vedo, come in ogni forestiero che bussa alla nostra porta, Gesù Cristo, che si identifica con lo straniero, di ogni epoca e condizione, accolto o rifiutato (cfr Mt 25,35.43)”.
Il fenomeno migratorio – sottolinea – “richiede visione e grande determinazione nella gestione, intelligenza e strutture, meccanismi chiari che non permettano distorsioni o sfruttamenti, ancora più inaccettabili perché fatti sui poveri”:
“Credo davvero necessario che un numero maggiore di Paesi adottino programmi di sostegno privato e comunitario all’accoglienza e aprano corridoi umanitari per i rifugiati in situazioni più difficili, per evitare attese insopportabili e tempi persi che possono illudere. L’integrazione inizia con la conoscenza”.
Chiede attenzione per i minori. Quindi si rivolge direttamente ai migranti:
“Voglio portare con me i vostri volti che chiedono di essere ricordati, aiutati, direi ‘adottati’, perché in fondo cercate qualcuno che scommetta su di voi, che vi dia fiducia, che vi aiuti a trovare quel futuro la cui speranza vi ha fatto arrivare fino a qui”.
Li definisce “lottatori di speranza”:
“Qualcuno non è arrivato perché è stato inghiottito dal deserto o dal mare. Gli uomini non li ricordano, ma Dio conosce i loro nomi e li accoglie accanto a sé. Facciamo tutti un istante si silenzio, ricordandoli e pregando per loro”.
Dopo una breve pausa di silenzio ha proseguito: “A voi, lottatori di speranza, auguro che la speranza non diventi delusione o, peggio, disperazione, grazie a tanti che vi aiutano a non perderla”.
Nello stesso tempo esorta i migranti “ad essere aperti alla cultura di questa città, pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo Paese”.
Bologna – ricorda – è una città da sempre nota per l’accoglienza:
“Bologna è stata la prima città in Europa, 760 anni or sono, a liberare i servi dalla schiavitù. Erano esattamente 5855. Tantissimi. Eppure Bologna non ebbe paura. Vennero riscattati dal Comune, cioè dalla città. Forse lo fecero anche per ragioni economiche, perché la libertà aiuta tutti e a tutti conviene. Non ebbero timore di accogliere quelle che allora erano considerate ‘non persone’ e riconoscerle come esseri umani. Scrissero in un libro i nomi di ognuno di loro! Come vorrei che anche i vostri nomi fossero scritti e ricordati per trovare assieme, come avvenne allora, un futuro comune”.