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Impara a lottare per avere successo, restando umile. Te lo insegna San Pietro

San Pietro Papa

© Public Domain

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 29/09/17

L'apostolo ha imparato da Gesù come credere in se stesso e superare ostacoli anche ardui. Un esempio per ogni cristiano

Un uomo che ci insegna a lottare per raggiungere un obiettivo, a non abbatterci nei momenti più difficili, a restare umili ma allo stesso tempo vicini a chi ci indirizza sulla retta via.

Il profilo di questo uomo è quello dell’apostolo Pietro. A tratteggiarne la personalità è Georges Chevrot inSimon Pietro. L’uomo, l’apostolo, il peccatore pentito, alla guida della Chiesa” (Ares).

L’ESORTAZIONE DI GESU’

La “pesca miracolosa” sul Lago Tiberiade è l’episodio che “scatena” l’immagine dell’uomo valoroso a cui ogni cristiano dovrebbe ispirarsi.

Gesù ha condotto i suoi ascoltatori sulla sponda del lago, e mentre questi si accalcano sulla riva Egli sale sulla barca di Simone e lo prega di allontanarsi un po’ dalla spiaggia, così da poter essere meglio inteso dalla folla. Al termine del discorso, mentre Pietro si accinge a riportare a terra il Maestro, Gesù lo ferma: «Prendi il largo e getta le reti».

Gli addetti ai lavori, di solito, sono tutt’altro che benevoli verso i profani che pretendono d’insegnar loro il mestiere. Tanto più dopo una notte insonne e con una pesca andata male.


San Peter

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IMPARARE AD AVERE FIDUCIA

«Maestro – dice Simon Pietro abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla…». Ha appena parlato, e già è pentito di quel che ha detto. Come opporsi a una parola del Cristo? La timida protesta si smorza subito: «Ad ogni modo, se lo dici tu, caleremo le reti».

Il Maestro li vuole ora convincere che, uniti a Lui, potranno compiere le più incredibili imprese. Simone ha già compreso: In verbo tuo. Gesù comanda, ed egli parte. Partirà di nuovo, con la stessa fiducia nella divina parola, dopo che avrà ascoltato l’ultima consegna: «Andate! Ammaestrate tutti i popoli… Sarò con voi sino alla fine del mondo».

RIPARTIRE SENZA I SOLITI ERRORI

Duc in altum! Prendi il largo, comanda Gesù. Non lasciarti fermare dagli insuccessi. Ritorna al punto di partenza. Ricomincia da capo…

È il segreto del successo e della vittoria: saper ricominciare. E saper ricominciare significa far tesoro delle lezioni scaturite dalla sconfitta, provare un’altra volta. Ricominciare modificando le condizioni di partenza. Ricominciare evitando gli errori precedenti, correggendo le imperfezioni alla luce dell’esperienza.

ESEMPIO DI CORAGGIO

Ritorna dov’eri, Simone. Ricominciare non vuol dire, nella vita spirituale, cominciare un lavoro nuovo, ma riprendere il lavoro interrotto. Salvo eccezioni, non si tratta di cambiare direzione, direttore spirituale, condizione di vita, ma di riprendere la strada con uno spirito più giovane e più coraggioso.

Certo, a volte sarà necessario cambiare il metodo di spiritualità o d’azione; ma teniamo ben presente che quasi sempre l’insuccesso dipende da noi, che non abbiamo saputo o voluto utilizzare i mezzi offertici dalla Provvidenza, più che dall’imperfezione dei mezzi.

Ricominciare vuol dire fare la stessa cosa sforzandoci di farla meglio.




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PENETRARE NELLA VITA CRISTIANA

Va’ più al largo, Simone, di quanto non sei andato durante la notte di vano lavoro…

Penetriamo più profondamente nella vita cristiana, cerchiamo di salire più in alto. Per avanzare nella virtù non bisogna temere di fissare e di volere mete ambiziose. Chi mira alla media dell’onestà, difficilmente oltrepasserà la mediocrità.

PRENDERE RINCORSE ADEGUATE

Bisogna prendere una rincorsa adeguata. E Pietro ci insegna come resistere allo sconforto che accompagna la stanchezza. Gesù esorta al coraggio e Pietro proclama la fiducia.

Dovrebbero essere sufficienti il buon senso e l’esperienza a persuaderci della necessità di ricominciare sempre da capo, sorretti dalla speranza.




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“ALLONTANATI DA ME…”

Il miracolo della pesca aveva riempito di stupore i futuri apostoli. Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù esclamando: «Allontànati da me, o Signore, perché sono un peccatore!».

Queste parole delineano uno stupendo ritratto di Pietro. L’idea di approfittare del favore divino non lo sfiora neppure per un istante; al contrario, non riesce a comprendere come lui, un peccatore, abbia potuto fruire di una tal prova di benevolenza.

Ma Simon Pietro avverte con non minore intensità un altro sentimento, perché anziché allontanarsi come le sue parole farebbero pensare, si getta alle ginocchia del Salvatore (l’evangelista Luca non dice che si inginocchia davanti a Gesù, ma che abbraccia le ginocchia del Maestro). Invita Gesù ad allontanarsi da lui, ma contemporaneamente resta immobile ai suoi piedi. «Allontànati da me…», e intanto gli si avvicina fino ad abbracciarlo.




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UMILTA’ E ATTACCAMENTO

Questa mescolanza di umiltà e di attaccamento è propria delle anime ferventi. La Chiesa si sforza di ispirarcela quando ci apprestiamo a ricevere l’Eucaristia: «Signore, non ne sono degno», ripetiamo percuotendoci il petto; e nel frattempo ci avviciniamo alla Mensa. Come e più di Pietro, noi siamo peccatori. Nostro Signore avrebbe tutte le ragioni per allontanarsi da noi, tranne una: Egli è venuto su questa terra proprio per i peccatori. Dove potremmo andare, noi poveri peccatori, se non presso Colui che ci libera dai nostri peccati?

A tanto e così umile amore, il Signore risponde rassicurando Pietro: «Non temere…

PESCATORE DI UOMINI

Ecco la regola costante dell’apostolato: tutto è opera di Dio, ma niente si produce senza di noi. Ne consegue che il cristiano non deve per umiltà rifiutarsi, o addurre la sua insufficienza per astenersi dall’apostolato. Dio ci chiede di non misurare la fatica, di porre mano ai remi, di lanciare le reti come gli apostoli. Il resto riguarda Lui. Anzi: l’apostolo tanto più asseconderà l’opera divina, quanto più chiara avrà come Pietro la coscienza delle proprie manchevolezze.

Pescare uomini non significa prenderli al nostro servizio, imporsi ad essi, bensì sottrarli all’errore e al peccato per condurli a Dio.

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