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Papa Francesco sulle riserve alla Amoris laetitia: la teologia si fa in ginocchio

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Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia Spagnolo - pubblicato il 29/09/17
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Analisi di un esperto: definire il Pontefice eretico è “assurdo”, è un attacco non alla Amoris laetitia, ma a tutta la Chiesa“Sento molti commenti – rispettabili, perché detti da figli di Dio, ma sbagliati – sull’Esortazione apostolica post-sinodale”, ha detto Papa Francesco nel suo incontro privato con un gruppo di 65 gesuiti riuniti a Cartagena de Indias (Colombia).

Le parole del Papa sono state riportate dal direttore de La Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, e pubblicate il 28 settembre, a due settimane dalla visita apostolica nel Paese sudamericano.

“Per capire l’Amoris laetitia bisogna leggerla da cima a fondo. A cominciare dal primo capitolo, per continuare col secondo e così via… e riflettere. E leggere che cosa si è detto nel Sinodo”, ha dichiarato.

Il Pontefice ha risposto a suo modo e a distanza ai dubbi avanzati da cinque cardinali, soprattutto sul capitolo 8 del documento. I suoi commenti si possono intendere anche come una spiegazione agli intellettuali che sanno di teologia ma non prendono in considerazione l’approccio pastorale.

“La grazia non è un’ideologia” è il titolo della cronaca che raccoglie le parole del Papa in riferimento a questi commenti “rispettabili” ma errati sull’esortazione apostolica.

La morale non è pura casistica

Francesco denuncia che “alcuni sostengono che sotto l’Amoris laetitia non c’è una morale cattolica o, quantomeno, non è una morale sicura. Su questo voglio ribadire con chiarezza che la morale dell’Amoris laetitia è tomista, quella del grande Tommaso”.

In questo senso, si è riferito a quello che ha definito “un grande teologo, tra i migliori di oggi e tra i più maturi, il cardinal Schönborn”.

“Questo voglio dirlo perché aiutiate le persone che credono che la morale sia pura casistica. Aiutatele a rendersi conto che il grande Tommaso possiede una grandissima ricchezza, capace ancora oggi di ispirarci. Ma in ginocchio, sempre in ginocchio…”

Se Papa Francesco è un eretico, allora lo erano anche gli ultimi pontefici

Circa gli attacchi contro Papa Francesco e l’esortazione apostolica, abbiamo intervistato padre Jorge Horta E., OFM, decano della Facoltà di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Antonianum di Roma.

“È un movimento che non attacca il documento (Amoris laetitia), ma coinvolge la persona del Romano Pontefice, il modo in cui sta esprimendo il suo ministero pastorale. Ho letto le critiche e le trovo assurde”, ha sostenuto.

Questa corrente ribelle sta “sfigurando il contenuto della Amoris laetitia, cercando la parola, la virgola, il punto per deformare il contenuto, e in qualche modo sta mancando di rispetto alla Chiesa cattolica stessa”.

La Amoris laetitia non nasce da un’unica testa

L’altro aspetto è che “la Amoris laetitia non è un documento nato da un’unica testa, è un testo riflettuto, studiato da due Sinodi; non è nato così, solo perché al Papa è venuto in mente di elaborarlo. È stato un processo, nel quale si assume la complessità della vita delle famiglie”.

Sostenendo che Francesco postula sette eresie riguardo al matrimonio, alla vita morale e al recepire i sacramenti, gli autori delle critiche stanno leggendo il contenuto del testo in modo tendenzioso, osserva l’esperto.

Dottrina, sacramenti e legge

Il docente di Diritto Canonico ha spiegato la disinformazione che sta dietro “Dubia” e “Correctio”.

“Non si tratta di sopprimere la legge né di sopprimere la dottrina, non si tratta di distruggere ciò che è sacramentale, assolutamente no. Si tratta di scoprire e di far capire che tutti questi elementi non devono essere posti al di sopra della persona, ma devono parlare alla persona”.

“Se io ascolto una persona nei suoi problemi, la aiuto nella sua realtà. E tutte queste norme le applico alla sua realtà. La norma non è al di sopra della gente, e questo dev’essere un elemento centrale nella vita del cristiano e di ogni pastore”, ha commentato padre Horta.

Nel testo degli accademici e dei chierici critici si afferma che “attraverso parole, atti e omissioni e attraverso passi del documento” Amoris laetitia, il Papa ha sostenuto, in modo diretto o indiretto, “proposizioni false ed eresie, diffuse nella Chiesa sia con il pubblico ufficio che con atti privati”.

Di fronte a questo, padre Horta ha citato la legge canonica e ha offerto la sua testimonianza su quanto accaduto nel processo sinodale, che ha portato al discernimento e alla redazione del testo sull’amore in famiglia.

L’assistenza pastorale è per tutti

“Se c’è qualcosa che non posso accettare perché il diritto me lo impedisce o il sacramento non lo consente o perché la dottrina dogmatica non lo permette benissimo, non lo applicherò. Ma questo non significa che non offrirò alla persona l’assistenza pastorale”, ha sostenuto.

“Nel Canone 528 del Codice di Diritto Canonico, tra gli altri esempi, il parroco ha il dovere di assistere tutte le persone che vivono intorno alla sua parrocchia. Non solo i cattolici che vanno a Messa, e non solo i cattolici che sono ‘in regola’. L’assistenza pastorale è rivolta a tutte le persone,e questo vale per il parroco e per il vescovo”.

“Il documento Amoris laetitia è un documento pastorale e di grande misericordia. Stiamo parlando del tema che viene trasmesso fino da Concilio Vaticano II e che precede Papa Francesco, che lo mette semplicemente in evidenza”, ha aggiunto.

Il sabato è per l’uomo…

Ciò vuol dire che secondo chi chiama Francesco eretico lo erano anche gli ultimi pontefici.

“È tutto un cammino della Chiesa che è stato portato avanti. Concentrarsi su una frase, su un punto, che forse può essere frainteso, per cercare di scoprire un’eresia o una presunta eresia, è quindi un assurdo”, ha dichiarato padre Horta.

“Bisogna entrare nel pensiero della Chiesa degli ultimi decenni, capire perché la Chiesa si sta inclinando maggiormente verso le persone anziché essere chiusa in un gruppo di teorie dogmatico o canonico”.

Come sostengono questa posizione il diritto e il dogma? “Il diritto canonico è al servizio del popolo di Dio. Il dogma è al servizio del popolo di Dio. Il popolo di Dio non è sfigurato, ha volti, storie, problemi, culture diverse, situazioni concrete, e bisogna dare una risposta a ciascuno”.

Una donna molto cattolica si è chiesta una volta come fosse possibile che questo pontificato legittimasse il peccato quando lei aveva dovuto affrontare molte prove per mantenere in vita il suo matrimonio per più di quattro decenni e mantenersi fedele al sacramento.

“Il peccato è una realtà dell’uomo. Tutti noi lo sappiamo, lo sperimentiamo e lo viviamo. Ma non posso soffermarmi sul peccato, ma tendere le braccia e risollevare il peccatore”, ha sottolineato padre Horta.

“Se vado incontro a una persona che vive in una situazione irregolare e non può regolarizzare il suo matrimonio, le darò l’assistenza pastorale e camminerò per quanto possibile con lei, nella fedeltà che si può ottenere”.

“Ciò non vuol dire legittimare il peccato. Significa accompagnare una persona ferita dal peccato nella sua realtà di vita, accompagnarla. Perché ogni persona è chiamata a vivere nel modo migliore possibile la sua vita cristiana”.

“Un’altra cosa è dire: ‘Vai tranquillo, non succede niente, continua così!’ Questo significherebbe legittimare il peccato. Non si tratta solo di applicare matematicamente una legge su una persona che non ha compiuto un cammino di fede semplicemente perché non comprenderà il significato della legge. Al contrario, la persona si sentirà ferita dalla legge”.

“Perché è venuto il Figlio dell’uomo?”, ha proseguito padre Horta. “Non è venuto per i santi, ma per i malati. È questa l’idea”.

La riforma del processo matrimoniale

Anche la riforma canonica matrimoniale ha incontrato resistenze da parte degli intellettuali.

“I processi matrimoniali canonici sono realtà complesse”, ha commentato al riguardo padre Horta. “Fino a prima della riforma (voluta da Papa Francesco) del 2015, un processo spesso durava inutilmente molti anni e aveva un elevato costo economico e affettivo per le persone”.

In particolare, il sacerdote ha ricordato che quando “le cause sono evidenti e il matrimonio è nullo” è un’ingiustizia lasciare una persona “più di dieci anni senza una soluzione”.

La riforma cerca “da un lato di semplificare i processi, non la banalità del processo, perché esistono anche persone che non hanno le risorse, il tempo e la formazione per sostenere processi troppo lunghi. Ci sono situazioni che potrebbero degenerare in una vita irregolare, diciamo, tra virgolette, in una vita di peccato”.

Resistenza nei tribunali

La seconda questione implica la riforma dei tribunali che si occupano delle cause. Al riguardo, serve anche “la formazione di agenti pastorali, di sacerdoti, di vescovi, per ricevere questi processi e poterli accompagnare. Non è quindi una riforma che si possa attuare in modo immediato”.

“Richiederà tempo per essere implementata. La questione, però, è sempre tenere al centro il bene della persona. Si parla di un processo, non di una pratica amministrativa, perché si cerca la verità, il processo garantisce la verità”.

“Si è cercato di fare il meglio per le persone che vivono situazioni particolari, non allungando eccessivamente i tempi e non rendendo la cosa troppo cara. Prima era costosa. Oggi è gratis”, ha concluso padre Horta.

Ecco il testo completo dell’incontro di Papa Francesco con i gesuiti della Colombia.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]