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La splendida preghiera di 12 parole del Papa per quando si perde la speranza

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Antoine Mekary | Aleteia | I.Media

VATICAN CITY, ITALY 27 SEPT 2017: Images from the General Audience with Pope Francis in St. Peters Square on Sept. 27, 2017

Kathleen Hattrup - pubblicato il 29/09/17

Dobbiamo rivolgerci a Colui che può aprire le porte e risolvere i nostri problemi...

Papa Francesco continua a dedicare i suoi interventi in occasione dell’udienza generale del mercoledì al tema della speranza, e questa settimana ha affrontato i nemici della speranza, offrendo una splendida preghiera da recitare nei momenti in cui questa sembra venir meno.

Il Santo Padre ha iniziato l’udienza parlando del mito greco del vaso di Pandora e di come la speranza sia la virtù che ha sempre portato avanti l’umanità, l’elemento più divino che possa esistere nel cuore di un uomo.

“Un poeta francese – Charles Péguy – ci ha lasciato pagine stupende sulla speranza”, ha affermato il Pontefice riferendosi a Il portico del mistero della seconda virtù. “Egli dice poeticamente che Dio non si stupisce tanto per la fede degli esseri umani, e nemmeno per la loro carità; ma ciò che veramente lo riempie di meraviglia e commozione è la speranza della gente: ‘Che quei poveri figli – scrive – vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina’”.

Il Papa ha suggerito che non aver mai bisogno di speranza per qualcosa è in realtà una debolezza.




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“A volte, aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna”, ha affermato. “Pensate a un giovane a cui non è stata insegnata la virtù dell’attesa e della pazienza, che non ha dovuto sudare per nulla, che ha bruciato le tappe e a vent’anni ‘sa già come va il mondo’; è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla. È questa, la peggiore condanna. Chiudere la porta ai desideri, ai sogni. Sembra un giovane, invece è già calato l’autunno sul suo cuore. Sono i giovani d’autunno”.

Francesco ha anche avvertito che chiunque può essere soggetto a tentazioni contro la speranza, anche i cristiani.

A questo proposito, ha detto, “i monaci dell’antichità avevano denunciato uno dei peggiori nemici del fervore. Dicevano così: quel ‘demone del mezzogiorno’ che va a sfiancare una vita di impegno, proprio mentre arde in alto il sole. Questa tentazione ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo: le giornate diventano monotone e noiose, più nessun valore sembra meritevole di fatica. Questo atteggiamento si chiama accidia che erode la vita dall’interno fino a lasciarla come un involucro vuoto”.

Un cristiano, ha aggiunto, deve combattere l’accidia. “Dio ci ha creati per la gioia e per la felicità, e non per crogiolarci in pensieri malinconici. Ecco perché è importante custodire il proprio cuore, opponendoci alle tentazioni di infelicità, che sicuramente non provengono da Dio”.




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Il Santo Padre ha quindi offerto il suo consiglio per i momenti in cui “le nostre forze apparissero fiacche e la battaglia contro l’angoscia particolarmente dura”.

“Possiamo ripetere quella preghiera semplice, di cui troviamo traccia anche nei Vangeli e che è diventata il cardine di tante tradizioni spirituali cristiane: ‘Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, abbi pietà di me peccatore!’. Bella preghiera. ‘Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, abbi pietà di me peccatore!’”.

“È una preghiera di speranza, perché mi rivolgo a Colui che può spalancare le porte e risolvere il problema e farmi guardare l’orizzonte, l’orizzonte della speranza”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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