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Quando un povero viene da te, chiedigli come si chiama

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Konrad Sawicki - Aleteia Polonia - pubblicato il 28/09/17

Intervista con il Grande Ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta

“Donate voi stessi. Se riuscite a trovare un equilibrio tra dare e ricevere, porterete la vostra vita a un livello molto più elevato”, dice Dominique Principe di La Rochefoucauld-Montbel, Grande Ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta, Balì Gran Croce d’Onore e Devozionein Obbedienza, che Aleteia ha intervistato presso il Bellotto Hotel di Varsavia (Polonia).

Chi è il Grande Ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta?

Storicamente, l’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme ha avuto fin dall’inizio una persona incaricata di un ospedale, di un ospizio o di un alloggio per pellegrini. Il suo compito era prendersi cura dei pellegrini e dei malati e offrire loro ospitalità.

Questa funzione è perfettamente allineata con la chiamata principale dell’Ordine di Malta, ovvero offrire ospitalità ai bisognosi e accompagnarli.

Ciò non è cambiato. Ogni struttura locale dell’Ordine in tutto il mondo ha il suo ospedaliere, che è responsabile delle attività sociali e mediche. La posizione del Grande Ospedaliere di tutto l’Ordine, membro del governo dell’Ordine, si traduce in termini contemporanei nel Ministro della Salute e del Welfare.

Ci può dire qualcosa di quello che fa oggi l’Ordine di Malta?

Le nostre attività non possono essere riassunte in poche parole, ma se devo essere breve dovremmo indicare che l’Ordine attualmente è coinvolto in circa 2.000 progetti in 120 Paesi del mondo. Ci sono circa 100.000 volontari che lavorano per noi e più di 25.000 impiegati permanenti. Sono solo dati, ma dimostrano le dimensioni delle nostre operazioni.

Parliamo di attività come gestire ospedali e case per anziani e disabili. Possiamo anche sottolineare la nostra azione sociale per i senzatetto e i rifugiati e le attività educative, che comprendono la gestione di scuole. In Africa, ad esempio, l’Ordine prende parte a campagne per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi, alla malaria e alla lebbra.

E in Polonia?

Siamo presenti anche in Polonia. Abbiamo le nostre case e i nostri progetti, ad esempio offrire assistenza medica. Durante le proteste nella vicina Ucraina abbiamo trasferito molti feriti in Polonia perché ricevessero le cure necessarie.




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Ricordo il progetto, che è stato ampiamente coperto dai media polacchi. Questo mi fa tornare in mente un altro esempio della presenza significativa dell’Ordine in Polonia: durante la II Guerra Mondiale c’era un ospedale di Malta nella capitale polacca che ha giocato un ruolo particolarmente importante nella sollevazione di Varsavia del 1944.

Sì, è vero. Qualche tempo fa sono stato a Trento, dove durante la II Guerra Mondiale avevamo un ospedale con 200 letti. È così che agiamo.

L’ultima volta in cui ho visitato la Polonia ho avuto il piacere di partecipare a una celebrazione solenne per l’offerta di una nuova ambulanza finanziata dall’Ordine a un centro di soccorso. È stata benedetta da un sacerdote e da allora è in funzione. Questa è la missione del nostro Ordine.

Come si può diventare oggi Cavaliere dell’Ordine di Malta?

Direi che la chiave è il servizio, servizio e ancora una volta servizio. Se si vuole davvero servire si può avere la possibilità di diventare membro di questa organizzazione unica. Gestiamo ospedali in Africa e partecipiamo a sessioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Io stesso ho parlato all’ONU sulla questione delle migrazioni.

In altre parole, quando si serve, diciamo, come volontario del nostro Ordine, passo dopo passo si diventa un membro della famiglia. Quando si entra in questa famiglia si desidera sempre di più. Tutto, allora, inizia con il servizio, con il lavoro volontario. Poi, un giorno, anche se non è la via a cui è chiamato chiunque, si capisce che ci si vorrebbe impegnare di più in questa vocazione, anche a livello personale, familiare e professionale. La fede è di fondamentale importanza; si vive la fede e si sviluppa nel servizio a un altro essere umano.

Vediamo Cristo nei malati e nei sofferenti. Lo vediamo nei rifugiati. Il Vangelo dice: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere”, ecc. Questa è l’essenza dell’essere un membro dell’Ordine di Malta.

Se si anela a un tipo di vita del genere si può entrare nella nostra formazione e diventare membro dell’Ordine. Ciò vuol dire che si è coinvolti in attività per il bene della Chiesa e si fornisce assistenza ai malati e agli indigenti. Tutto questo dev’essere fatto con molta preghiera quotidiana.

I Cavalieri di Malta assumono qualche obbligo religioso?

È un po’ come viaggiare in treno: a volte si viaggia in prima classe, altre volte in seconda o in terza, il che corrisponde a un livello di comfort decrescente. Per i Cavalieri di Malta, però, l’ordine è invertito, e più ci si avvicina alla prima classe meno ci si sente a proprio agio e più servizio si deve offrire.

Essere membri dell’Ordine di Malta significa fare parte di un’organizzazione cattolica. Ciò vuol dire che ci si aspetta che si viva una vita di fede cattolica come meglio si può. Ad esempio, il primo stadio della formazione richiede 18 mesi e implica uno speciale voto di obbedienza. Poi vengono affidati ulteriori compiti spirituali, come la preghiera con il Breviario, ecc.




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Il servizio agli altri sarà sempre il fattore più importante. Ciò non implica semplicemente l’assistenza ai bisognosi. Quando si vede il Cristo sofferente in quelle persone, la propria attività raggiunge un livello diverso e diventa una questione spirituale. In questo modo si accetta un altro essere umano in modo olistico, integrale.

Se non sbaglio, è una vocazione per laici che hanno una famiglia.

È vero, anche se nell’Ordine di Malta abbiamo anche religiosi, quelli che hanno fatto voto di povertà, castità e obbedienza. È una caratteristica del nostro ministero fin dall’inizio nell’XI secolo. Nel XIII è stato aggiunto un quarto voto, che nessun altro Ordine condivide con noi: un voto di servizio ai malati e ai poveri.

Ciò dimostra quello che ci si aspetta da un membro dell’Ordine. Seguire la via della vocazione significa che si deve essere un testimone attraverso il servizio. Non c’è altro voto religioso come questo. Ci si impegna a servire i poveri e i malati fino alla morte.

Vedo che i membri dell’Ordine indossano distintivi particolari sul risvolto della giacca.

È vero. Il tipo di distintivo che si indossa dipende dalla classe, per tornare a quello che dicevo sul fatto di viaggiare in treno. Più elevata è la classe, meno spazio trova nel distintivo. Ad esempio, quando ci si sposta in seconda classe si perde una piccola corona sul distintivo. Anche questo dice molto della nostra vocazione: invertiamo la gerarchia dei possedimenti terreni.

L’Ordine di Malta è sempre stato così vicino alla Chiesa istituzionale?

Per 900 anni siamo stati un’istituzione della Chiesa, riconosciuta dalla Santa Sede nel 1113. Nei secoli successivi l’Ordine è stato riconosciuto come Stato indipendente, o quasi-Stato. Oggi possiamo dire che siamo un’istituzione riconosciuta dal diritto internazionale, e in quanto tale abbiamo alcuni attributi statali. Pochi sanno che l’Ordine di Malta è riconosciuto e ha rapporti ufficiali con 106 Stati in tutto il mondo. Abbiamo i nostri ambasciatori e rappresentanti in organizzazioni internazionali come l’ONU, l’OMS, la Croce Rossa, la FAO…

Allo stesso tempo, restiamo un’istituzione religiosa all’interno della Chiesa. È per questo che la guida dell’Ordine è sia il superiore religioso che il sovrano. Il suo status è simile a quello di un abate o di un maestro dell’ordine. È simile al Vaticano e al Papa, che è sia un capo di Stato che un superiore religioso.

Parlando del superiore dell’Ordine di Malta, dobbiamo menzionare i problemi che avete affrontato di recente. Su richiesta del Papa, l’ex Gran Maestro dei Cavalieri di Malta ha rassegnato le sue dimissioni, anche se era una posizione a vita.

È vero. In tutti i 900 anni della storia dell’Ordine è solo il terzo caso. Abbiamo affrontato una grande crisi. All’epoca ho avuto la possibilità di parlare due volte con Papa Francesco.

Attualmente siamo guidati da un superiore temporaneo, Luogotenente del Gran Maestro, eletto per un anno, e durante questo periodo stiamo raddoppiando gli sforzi per ricostruire la fiducia e riformare l’Ordine.

Oggi centinaia di Cavalieri sono coinvolti nel processo di una riforma radicale, paragonabile in qualche modo alla riforma del Vaticano II. Allo stesso tempo, ci siamo preparando a eleggere un nuovo Gran Maestro.




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Qual è il messaggio del Grande Ospedaliere dell’Ordine di Malta ai lettori di Aleteia Polonia, soprattutto ai giovani?

Non è facile. Forse sottolineerei che sforzarsi e richiedere molto a se stessi sono elementi importanti nella vita di chiunque. Può essere difficile nella nostra epoca, ma uno sforzo porta frutti che si traducono in una migliore qualità di vita. La gioia di vivere diventa allora incommensurabilmente superiore.

Vorrei quindi incoraggiare i giovani a evitare di essere egoisti e a cercare di capire gli altri. È importante saper ascoltare le altre persone e notare chi è in difficoltà. Non si deve dar via il denaro in strada ogni giorno, ma almeno non girare lo sguardo. Se un povero viene da voi, non guardate dall’altra parte, ma salutatelo/a e chiedete come si chiama. Se volete che gli altri facciano attenzione a vo dovete fare attenzione a chi ne ha bisogno.

Per concludere, non limitatevi a chiedere qualcosa e ad aspettarvi di ricevere tutto. Cercate di donare voi stessi. Se riuscite a trovare un equilibrio tra dare e ricevere, porterete la vostra vita a un livello molto più elevato.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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