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Ma cos’ha il mattone, per essere tanto antipatico a Dio?

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don Fabio Bartoli - pubblicato il 28/09/17

La questione non sembri irriverente: non lo è (esattamente come non è irrilevante). Nella Bibbia quando si parla di mattoni si parla di un'enorme fatica spesso vanificata; perfino la città celeste, invece, la Gerusalemme dell'Apocalisse, è costruita con pietre…

Forse perché gli ricordano la schiavitù in Egitto, fatto sta che i mattoni non devono piacere molto a nostro Signore. Tutte le volte che nella Bibbia si parla di una costruzione solida si dice che è fatta di pietre, mentre invece le case di mattoni fanno inevitabilmente una brutta fine.

Ma cos’ha il mattone per essere tanto antipatico a Dio? Io credo che dipenda dal fatto che i mattoni sono tutti uguali, seriali, fungibili. Ne togli uno e al suo posto ne puoi mettere un altro qualunque. Le pietre invece sono tutte diverse, ognuna con i suoi spigoli e le sue rientranze, con i suoi difetti e le sue ruvidità, ma uguale a nessun altra. L’arte di chi costruisce con le pietre è quella di combinare insieme pietre diverse in modo che la struttura finale sia solida ed armoniosa, sfruttando le singolarità di ciascuna, portandole a collaborare invece che ad essere antagoniste.

Mentre i mattoni formano una cattiva unità, un’unità che appiattisce e uniforma, le pietre costituiscono una buona unità, una che esalta le differenze invece di reprimerle e ne fa come un gioco di contrappunti in un’armonia globale. Non per nulla la torre di babele era costruita di mattoni! E chissà quante volte Giovanni ha pensato a questo passeggiando per le vie di Efeso, che come ogni città romana era fatta interamente di mattoni.

Deve essere per questo che S. Pietro paragona i cristiani a delle pietre vive, cioè non tagliate (Cfr. 1Pt. 2,5), come dovevano essere obbligatoriamente le pietre usate per i luoghi di culto. Giovanni riprende questa immagine e va oltre, descrivendo la Gerusalemme Nuova, quella che Dio dona agli uomini, come costruita non solo di pietre, ma di pietre preziose.

È chiaro che dal punto di vista architettonico è un’assurdità, ma ve lo immaginate un muro di cinta  lungo 2.400 Km. e alto 65 metri (tali sono le misure delle mura di cinta della Gerusalemme Nuova) interamente di diamante? Certo dovrebbe fare un bell’effetto! E delle piazze interamente pavimentate d’oro? E che dire delle fondamenta fatte di berillio, smeraldo ed ametista ed altre pietre ancora? E le porte? Vogliamo parlare delle porte? Dodici enormi perle, una per porta, attraverso le quali si entra in questo splendore.

Cosa vuol dirci Giovanni con questa immagine veramente fuori di ogni misura? È un modo per dire ai cristiani: non solo siete pietre vive, non tagliate, ognuna intatta unica ed irripetibile nella sua individualità, ma siete anche pietre preziose, gemme bellissime, con cui è costruita la perfetta armonia della “Città di Dio con gli uomini”.

Mettiamoci nei panni di quei cristiani che si confrontavano con lo splendore imperiale, nella povertà della loro condizione, povertà oltretutto umiliata e vilipesa, sentire queste parole doveva essere esaltante, e veramente forse lo è anche per noi: chi ci ha mai detto in fondo “tu sei una gemma”? Il mondo vorrebbe farci credere di essere mattoni, tutti uguali, tutti inutili, l’Apocalisse invece ribadisce l’insegnamento biblico e lo porta a pienezza: tu sei una pietra viva, una gemma preziosa, una luce splendente!

Ribloggato da Uscite popolo mio da Babilonia

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apocalisseesegesi biblica
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