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L’arcivescovo russo ortodosso Hilarion Alfeyev mette in guardia l’Occidente

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RAMIL SITDIKOV / RIA NOVOSTI

11/20/2015 Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per i Rapporti Esterni della Chiesa ortodossa russa, parla all'incontro delle due camere del Parlamento russo. Ramil Sitdikov/Sputnik

Elizabeth Scalia - Aleteia USA - pubblicato il 27/09/17

“Prima del 1917 nessuno aveva mai pensato che sarebbe avvenuto il collasso di un impero cristiano secolare...”

Partecipando a Londra a una conferenza sul tema “Il Futuro Cristiano dell’Europa”, il metropolita Hilarion Alfeyev, alla guida del Dipartimento per i Rapporti Esterni della Chiesa ortodossa russa, Patriarcato di Mosca, ha parlato il 22 settembre presso l’ambasciata russa in Gran Bretagna, lanciando una sorta di avvertimento alle Chiese in Occidente.

Aprendo il suo intervento con il riconoscimento della persecuzione cristiana nel mondo e avvalendosi dei risultati di sondaggi recenti PEW e di altri studi, Hilarion ha dipinto un quadro difficile ma aggiornato e accurato di cosa stia affrontando attualmente il cristianesimo per via delle migrazioni e della secolarizzazione dell’Occidente, e ha anche delineato il futuro del cristianesimo se non si metterà in atto un profondo sforzo di evangelizzazione.

L’arcivescovo ha riflettuto sull’impatto che le migrazioni stanno avendo sull’Europa: “Secondo i dati dell’agenzia dell’Unione Europea Frontex, solo nel 2015 sono entrati nell’UE più di 1,8 milioni di migranti. Il numero di migranti in Europa è aumentato dai 49,3 milioni del 2000 ai 76,1 del 2015”.

“L’altro motivo per la trasformazione della mappa religiosa dell’Europa”, ha affermato Hilarion, “è la secolarizzazione della società europea. I dati di un sondaggio d’opinione britannico indicano che più della metà degli abitanti del Paese – per la prima volta nella storia – non è affiliata ad alcuna religione particolare”.

Questa tendenza non si estende alla Russia, dove è in ripresa un’identificazione con la fede, anche se “molti si definiscono ‘in qualche grado religiosi’ o ‘non troppo religiosi’. Ad ogni modo, il numero di persone che si dicono ‘molto religiose’ sta aumentando decisamente”.

Questa buona notizia è bilanciata dal rapido declino della pratica religiosa in Europa e in America del Nord, e Hilarion ha suggerito che la storia può offrire un grande insegnamento:

Vorrei ricordare a tutti voi che in Russia prima del 1917 nessuno aveva mai pensato che si sarebbe verificato il collasso di un impero cristiano secolare e che questo sarebbe stato sostituito da un regime totalitario ateo. E anche quando questo è accaduto, pochi credevano che fosse una cosa seria e che sarebbe durata a lungo. Il declino attuale del cristianesimo nel mondo occidentale potrebbe essere paragonato alla situazione in vigore nell’impero russo prima del 1917. La rivoluzione e i drammatici eventi che l’hanno seguita hanno avuto profonde radici spirituali, nonché sociali e politiche. Per molti anni l’aristocrazia e l’intellighenzia hanno abbandonato la fede, venendo poi seguiti dalle persone comuni. Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia lo ha detto nel gennaio scorso: “La rottura fondamentale nello stile di vita tradizionale – e parlo… dell’autocoscienza spirituale e culturale del popolo – è stata possibile solo perché qualcosa di molto importante era scomparso dalla vita delle persone, in primo luogo quelle che appartenevano all’élite. Malgrado la prosperità esteriore e i progressi culturali e scientifici, è stato lasciato sempre meno spazio nella vita delle persone per una sincera fede in Dio e una comprensione dell’importanza eccezionale dei valori che appartengono a una tradizione spirituale e morale.

Hilarion è sembrato riservare una condanna speciale alla resistenza alla religione dimostrata dall’Unione Europea:

E quando mezzo secolo dopo la creazione dell’Unione Europea si stava scrivendo al sua costituzione, sarebbe stato naturale per le Chiese cristiane aspettarsi che il ruolo del cristianesimo fosse uno dei valori europei da includere in questo documento, senza ledere la natura secolare delle autorità di un’Europa unificata. Ma come sappiamo non è accaduto. L’Unione Europea, quando è stata scritta la sua costituzione, ha rifiutato di menzionare la sua eredità cristiana anche nel preambolo del documento. Credo fermamente che un’Europa che ha rinunciato a Cristo non sarà in grado di preservare la sua identità spirituale e culturale.

Il testo integrale del discorso dell’arcivescovo può essere letto qui.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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