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Come ascoltare e capire meglio gli altri?

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Miguel Pastorino - Aleteia Spagnolo - pubblicato il 25/09/17

È importante scoprire l'altro in tutto quello che comunica, non solo in ciò che dice a parole

Spesso sperimentiamo delle difficoltà al momento di relazionarci agli altri, non solo per il fatto di non saper comunicare o esprimerci apertamente, ma per l’incapacità di comprendere gli altri, di captare quello che ci stanno dicendo realmente.

Dare priorità all’altro

Un frammento del filosofo Eraclito dice: “Incapaci di ascoltare e di parlare, così sono gli uomini”.

Quando ascoltiamo gli altri stiamo sempre pensando a qualcosa, e andiamo incontro all’altro con domande previe (Heidegger), perché quando ascoltiamo un altro ci chiediamo cos’abbia a che vedere con noi, con i nostri interessi. E senza volerlo non stiamo più ascoltando davvero l’altro, ma rimaniamo concentrati su noi stessi, cercando quello che ci interessa.

Ci sono volte in cui siamo così concentrati su noi stessi che quando l’altro vuole aprirsi per raccontarci qualcosa nell’arco di pochi istanti già stiamo pensando a qualche nostra situazione simile, e arriviamo a interromperlo per raccontare ciò che succede a noi. L’autoreferenzialità è molto diffusa, ed è difficile trovare qualcuno che ascolti spogliandosi di qualsiasi interesse o ansia di raccontare le proprie vicende.

L’abitudine di stare attenti all’altro solo nella misura in cui quello che ha da dire ha a che vedere con noi è il grande ostacolo per la comprensione degli altri.

Solo se amiamo davvero l’altro lo ascolteremo in modo attento e disinteressato, cercando di comprenderlo al di là del fatto che abbiamo qualcosa da dire o meno, se ha a che vedere con noi o no. Non sono poche le volte in cui le persone che non si sentono ascoltate devono avvertire l’interlocutore dicendo: “Questo non ha a che vedere con te! Voglio solo condividerlo”.

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Al di là delle idee

Per comprendere gli altri non basta capire cosa ci dicono, captare le loro idee. Bisogna anche capire cosa provano, quello che cercano di esprimere a parole ma forse non dicono nel modo migliore.

Scoprire l’altro in tutto ciò che comunica, non solo quello che dice a parole, è ascoltarlo completamente.

Il cardinal Martini consigliava sempre di avviare la comunicazione iniziando dall’esprimere i sentimenti, parlando di come ci sentiamo. Quando ascoltiamo un’altra persona, può aiutarci prestare attenzione alla passione che mette in alcune cose che dice, alle cose che ripete, a quello che lo tocca di più.

Come interpretare meglio?

In genere c’è una grande distanza tra ciò che capiamo, quello che l’altro ha detto e quello che voleva esprimere davvero. Essere consapevoli di questo aiuta a evitare molti malintesi.

Non poche volte siamo più attenti a ciò che significano certe parole per noi e a quello che pensiamo che dica l’altro che a quello che vuole davvero cercare di comunicare. Se quando l’altro mi dice qualcosa sto già pensando di avere l’interpretazione di quello che vuole dire, spesso perfino pensando male, non saprò mai cosa volesse dirmi sul serio.

A volte è di grande aiuto, alla fine, chiedere se abbiamo capito bene, dicendo “Quello che mi hai detto è…” e riformulando ciò che ha detto l’altro con parole nostre.

Empatia

Mettersi al posto dell’altro è la cosa più importante per cercare di capirlo, di svuotarci di noi per accogliere ciò che l’altro ha da dire. Nella vita spirituale si cresce nella misura in cui si impara ad ascoltare, perché non è solo “stare” di fronte all’altro e accogliere ciò che ha da dirci, ma fare della nostra interiorità una dimora per l’altro.

Le persone si esprimono in modo molto diverso, e questo va accolto per come si manifesta. C’è chi si esprime in modo esagerato perché ha bisogno di suscitare interesse in chi lo ascolta, non perché voglia mentire, ma per cercare di far sì che sentiamo le stesse cose che prova lui, con la stessa intensità con cui vive ciò che ci sta raccontando.

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Shutterstock / Monkey Business Images

Coltivare il silenzio

Il silenzio è linguaggio d’amore, di profondità, essere davvero presenti davanti all’altro. Spesso il silenzio è più eloquente e comunicativo di qualsiasi parola. È un modo di essere presenti agli altri e di accoglierli con apertura e sensibilità.

Scrive Enzo Bianchi che il “silenzio profondo genera l’attenzione, l’accoglienza, l’empatia nei confronti dell’altro. Il silenzio scava nel nostro profondo uno spazio per farvi abitare l’alterità”.

Un consiglio pratico

Aiuta molto stare tranquilli, perché l’altro percepirà la nostra ansia. È sempre più importante offrire all’altro un’attenzione totale, mettendo da parte il telefono e non facendo altre cose mentre gli altri ci parlano, guardando sempre negli occhi l’interlocutore e non interrompendo in modo superfluo. Alla fin fine, ascoltare è un modo di amare.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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