La testimonianza della madre di Antonio.
Antonio Terranova è nato a Palermo il 14 Luglio del 2004 ed è salito al cielo il 23 Febbraio del 2013 a soli 8 anni. Il giorno in cui è nato Antonio, sembrava che fosse venuto dal cielo il bambinello, c’era un via vai continuo di gente dentro la stanza dell’Ospedale, che spesso era piena al punto da infastidire le altre degenti.
Era un bimbo sano e molto vivace, biondo con gli occhi inizialmente azzurri e successivamente verdi, che come dice mio marito, il colore degli occhi della mamma, molto intelligente e simpatico. Sin da piccolino ha mostrato un’attenzione particolare per gli altri bambini, specialmente se più sfortunati di lui. Tutte le mattine prima di andare a scuola, si accertava che avessi messo qualche merendina in più per i compagni nel caso in cui volessero la sua stessa merendina e spesso la condivideva. Durante le lezioni d’Informatica e d’Inglese, le insegnanti lo mettevano a sedere vicino ad Alice o ad Enrico, due bimbi nati con dei problemi, che spesso facevano impazzire i computer o che a volte non erano in grado di seguire le lezioni, e lui, delicatamente spiegava loro il tutto e spesso rimetteva a posto il computer che l’insegnante non sapeva aggiustare.
Il 21 Maggio del 2011, all’improvviso scopriamo che Antonio necessita urgentemente di un trapianto di fegato in quanto ammalato di tumore (10 cm di massa tumorale in un fegato cirrotico e gravemente compromesso). Cominciano da lì accertamenti e ricoveri, ma da subito i medici non sono stati fiduciosi al punto che non volevano metterlo nella lista d’attesa dei trapianti. Eravamo disperati, sconvolti, ma da subito ci siamo attaccati alla Croce del Signore, al punto da non dargli tregua né di giorno né di notte.
Sotto i nostri occhi si sono formate catene di preghiera e di digiuni, che aumentavano a dismisura giorno dopo giorno.
All’ISMETT (centro Trapianti) abbiamo conosciuto la preghiera della “Divina Misericordia” che da allora non abbiamo mai più abbandonato, ed ogni pomeriggio scendevamo nella Cappella dell’Ospedale a recitare il S. Rosario al quale Antonio voleva partecipare tutti i giorni, recitando anche lui ad alta voce, una decina. Alla fine della preghiera si fermava, ci guardava tutti e diceva: avete dimenticato di dire una cosa importante “Gesù Confido in Te”.
Tutte le mattine quando passavano gli infermieri per il prelievo cominciava a piangere, quando sentiva gli altri bambini disperati mi diceva piangendo: “Mamma vai a consolarli, pensaci tu, non farli piangere”.
Solo dopo sarebbe toccato a lui lo stesso strazio, ma in quei momenti non ci pensava, riusciva a percepire solo il dolore altrui. La sua vita era cambiata improvvisamente, c’erano momenti in cui non capiva perché un bambino che doveva andare a scuola a studiare o alle feste pomeridiane, si ritrovata chiuso in ospedale a soffrire in quel modo.
I prelievi, le TAC, le visite, ogni cosa era uno strazio per lui, e per noi.
Una mattina prese tra le mani la Croce di San Benedetto, la strinse forte e cominciò a urlare forte: “Gesù dove sei? Io ho sempre creduto in te, ma se ora tu non mi aiuti, io a te non ci credo più”. Tutto questo avveniva sotto gli occhi disperati degli infermieri e dei parenti che spesso non riuscivamo a calmarlo. Ma pian piano sembrava che andava accettando la situazione, ad un certo punto era lui che diceva a me: “mamma stai tranquilla”.
Quindi giorni dopo il primo ricovero, accertata la malattia, è arrivato sotto gli occhi sbalorditi di medici ed infermieri un fegato pediatrico per il trapianto.
Dentro di me soffrivo maledettamente, non riuscivo ad essere felice, perché in quel momento mio figlio sarebbe guarito, ma moriva dalla mattina alla sera sotto gli occhi impotenti dei suoi genitori, un bimbo di appena 11 anni per il quale non c’era stato neanche il tempo di pregare, per un aneurisma celebrale. Nelle mie preghiere avevo chiesto la guarigione di mio figlio, ma sentivo un forte peso nel cuore sentendomi la causa della morte di un altro bambino.
Il trapianto dura undici ore e riesce perfettamente, sembrava il suo fegato disse il Chirurgo incredulo, è stato più semplice di quel che si pensava, infatti, quindici giorni dopo siamo tornati a casa, fiduciosi di riprenderci la nostra vita quotidiana. Ma… purtroppo non era finita, qualche giorno dopo ci accorgemmo dalla Tac di controllo, che la malattia si era spostata invadendo i suoi piccoli polmoni. Venimmo spostati al reparto di Oncologia Pediatrica di Palermo, dove Antonio cominciò a fare i primi cicli di Chemioterapia in vena, per un totale di 20 sedute.
Passarono i giorni ad un certo punto Antonio cominciò a chiedersi come fosse possibile che ci fosse gente che non credeva in Gesù, che lui invece sentiva così vicino.
Un pomeriggio alle tre in punto, avendo conosciuto questa meravigliosa Preghiera, mentre stavamo recitando la Divina Misericordia in casa nostra, il mio sguardo e quello di Antonio si incrociarono l’uno verso l’altro, ed io un po’ spaventata, mi fermai chiedendogli cosa fosse successo.
Lui mi rispose con voce incredula: “Mamma, zitta zitta, continua a pregare altrimenti se ne và”.
Continuammo a pregare e alla fine disse: “Mamma c’era la Madonnina e la vedevo attraverso i tuoi occhi, era venuta a benedirmi – a suo dire con una scodella (il calice) la stessa scodella che successivamente al Santuario della Madonna della Lacrime a Siracusa, accompagnando il suo papà a ricevere Gesù Eucaristia, ha riconosciuto in mano al Sacerdote – e sai cosa ha fatto la Madonnina? Mi ha parlato, ma non con la Sua voce ma al mio cuore, dicendomi adesso mi fido di Voi”.
Antonio non sapeva che io nelle mie preghiere dicevo sempre alla Madonna di fidarsi di me che anch’io mi fidavo di lei.
Da lì sembrava che fosse guarito, ma poi all’improvviso tutto è sfuggito di mano e la malattia è avanzata velocemente.
Era difficile che si lamentasse, tanto è vero che la dottoressa del reparto un giorno vedendolo piangere disse: “finalmente Antonio sta facendo il bambino, fino ad ora si è comportato da adulto”.
Ci dava sempre coraggio ed un giorno mi disse: “Mamma perché ti disperi, devi stare tranquilla tanto la Madonnina mi ha detto che presto tutto finirà”. Chiesi ad Antonio se lui e la Madonnina parlassero spesso, e lui mi rispose di sì, che gli parlava nel cuore, ma ad un certo punto cominciò a sfuggire dai discorsi.
Alla fine del mese di Novembre del 2012 Antonio si aggravò ulteriormente e l’Oncologo ci avvisò che non sarebbe arrivato alla fine di Dicembre. Decidemmo di partire immediatamente e tentare il viaggio della speranza a Lourdes dove non è stato facile arrivare. Arrivati a Marsiglia, la sera cominciò ad essere strano, sembrava che la sua anima volasse. Era in preda a dolori fortissimi, ma lui aveva provato una sensazione bellissima.
“Papà… papà – diceva -: è una sensazione bellissima, mi sembra di esser in cielo, ho una sensazione di calore nella pancia che mi fa stare bene, mi viene di ballare, di cantare, di gridare, papà sto bene e pregherò per te perché possa sentirla anche tu questa bella sensazione che sto provando”.
Tra varie peripezie l’indomani arrivammo a Lourdes dove Antonio ha pregato per gli altri e non per se stesso e quando gli venne detto che quella era la sua occasione per chiedere alla Madonnina la sua guarigione, ci rispose che l’avrebbe fatto dopo.
Li cominciò la nostra preghiera incessante, ma tristemente tornammo a casa a mani vuote. Passarono il Natale e il Capodanno e tutto andava sempre peggio, non riuscivamo a domare i dolori atroci. Alla vigilia dell’Epifania decidiamo di rimanere a dormire a casa di mia cognata. E’ stata una notte terribile, non riuscimmo a chiudere occhio, ma alle prime ora del mattino cominciò a dirmi:
“Mamma che bello sto provando una sensazione bellissima, Mamma che bello Gesù e la Madonnina sono a casa nostra, Gesù è vestito con un sacco marrone e una corda attaccata al vestito, ci sono pure gli Angeli, Mamma stanno pulendo casa nostra, stanno pulendo tutto. Stanno citofonando, è Andrea (il cugino) vuole salire”.
Antonio in quel periodo non assumeva alcun farmaco che potesse indurlo ad allucinazione o ad altre cose del genere e per di più, completamente scoperto da farmaci Chemioterapici. Nel pomeriggio lo convincemmo finalmente ad andare in Ospedale dove dopo non so quanti giorni di sofferenza incessante, riuscirono finalmente a far calmare i dolori, cessati i quali, si recò nel corridoio del reparto e stremato, si sedette e cominciò a piangere.
Antonio, gli chiedo, fino ad ora non hai pianto ed ora che finalmente stai bene piangi?
Lui: “Mamma sto pensando a quanto ha sofferto Gesù sulla croce, la mia sofferenza in confronto è niente”.
Lì mi sentii morire, mi chiesi perché mio figlio mi dicesse queste cose, a me che fino a quel momento la Croce la vedevo come un oggetto da appendere al muro o per andarci a pregare in Chiesa.
Mi arrabbiai e gli dissi che la sua sofferenza non era meno grande di quella di Gesù, ma mi guardò come a volermi dire: “tu non puoi capire” e non ho insistito.
La situazione peggiorava di giorno in giorno, cominciò a star molto male e non riuscivamo a gestire il dolore e ad un certo punto cominciò ad arrabbiarsi con Gesù, cominciò a non voler vedere nessuno, cosa che non aveva mai fatto perché anche nella sofferenza amava circondarsi di amici e parenti.
Lui che fino a quel momento ci confortava, cominciò a dirmi che Gesù non c’era perché non lo aiutava ed era inutile pregare. Di tanto in tanto gli capitavano questi momenti, ma duravano poco e poi chiedeva scusa a Gesù e tornava a fidarsi di lui, ma a quel punto era proprio scoraggiato.
Un pomeriggio venne a casa Padre Marco Lupo della Chiesa dell’Acquasanta dove frequentavamo un gruppo di preghiera, si sedette accanto a lui, lo fece ridere un po’ cercando di conquistare la sua fiducia in quel momento così drammatico, e poi cominciarono a pregare insieme chiedendo che lo Spirito Santo lo confortasse.
Da lì il primo grande miracolo, quello del cuore, non si lamentò più, anzi incoraggiava noi ad andare avanti. Un giorno si mise in ginocchio in preda ai dolori e mi disse stringendo i pugni: “Mamma, non ha importanza se adesso Gesù non mi guarisce, tanto io so che con la mia sofferenza sta guarendo i bambini del reparto”.
Ero incredula e continuavo a chiedermi cosa stesse succedendo. Perché mio figlio a soli 8 anni parlava così ed io che ero sua madre non capivo?
Io non ho sopportato nemmeno i dolori del parto ed ho preteso di fare un taglio Cesareo, come poteva mio figlio sopportare tutto questo? Non poteva venire da lui tutta questa forza, come non può venire da me la forza che oggi ho di sopportare tutto questo. Solo Dio può, solo lui.
Un giorno l’ho persino trovato con gli occhi semichiusi sul letto di casa, che parlava sottovoce con qualcuno, parlava e poi la pausa della risposta e poi: “io vorrei stare qui, pausa, se lui vuole”. Di colpo lo chiamai e gli chiesi con chi parlasse e lui mi rispose: “con nessuno Mamma”.
Negli ultimi due mesi circa, Antonio si è nutrito solo di Eucaristia e certe mattine quando il Ministro straordinario veniva a casa, io quasi angosciata, chiedevo a mio marito come potesse Antonio prendere quel giorno L’Eucaristia visto che sembrava in coma, ma quando Francesco (il Ministro straordinario) diceva: “Antonio il Corpo di Gesù”, all’improvviso apriva gli occhi e la bocca diceva… “Amen”.
Noi eravamo increduli e tante volte ci siamo resi conto che in casa avevamo il cielo, avevamo Gesù. Una mattina venne direttamente Padre Antonio d’Anna, il nostro sacerdote della Chiesa S. Stefano alla Zisa, a portare l’Eucaristia, ma Antonio era in preda ai dolori fortissimi. Ad un certo punto Padre Antonino gli chiese: “Antonio vuoi Gesù?”
E lui, alzando lo sguardo verso Gesù Eucaristia, cominciò a dire: “Gesù, Gesù, perdonami perdonami Gesù, voglio a Gesù, dammi a Gesù.”
Eravamo in confusione ed io e mio marito continuavamo a chiederci cosa avesse da farsi perdonare il nostro bimbo.
Padre Antonino era sconvolto e ad un certo punto decise di poggiare la teca con dentro Gesù sul suo pancino ed in quel momento si calmò e cominciò a dire: “Grazie Gesù che bello, sento di nuovo quel calore, grazie Gesù, papà è come quello che ho sentito a Lourdes.”
Poi ricevuta l’Eucaristia si tranquillizzò. Casa nostra era diventata un via via di Sacerdoti che sentivano parlare di questo bambino, volevano conoscerlo, qualcuno ci chiedeva addirittura di rimanere in stanza solo con lui ed uscivano da casa nostra piangendo. Ci faceva recitare giorno e notte la Divina Misericordia, la preferiva cantata e spesso mi svegliava durante la notte perché dovevamo recitarla… non c’erano orari.
Due giorni prima di volare in cielo da Gesù e dalla Madonnina, portano a casa nostra la Madonnina di Medjugorie, grande, in scala reale, che va in giro per le Chiese.
La Signora che ha donato alle Chiese di Palermo e provincia la statua della Madonna (Cetty), mi disse che questa Madonna non era mai entrata in un appartamento perché non rientrava nel suo progetto.
Quando quel giorno andarono tutti via mi avvicinai a mio figlio e gli chiesi: “Antonio, cosa è venuta a fare in casa nostra la Madonnina?”
Lui aprì gli occhi, mi guardò e mi disse: “Mamma è venuta a prendermi”.
Due giorni dopo, il sabato 23 Febbraio 2013 alle ore 13:55 Antonio è andato via con la sua amata Madonnina.
Signore…Non ti chiediamo perché te lo sei preso, ma ti ringraziamo per avercelo donato.