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Il miracolo di san Gennaro alla prova della scienza

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©CPP/CIRIC

Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 19/09/17

Per miracolo di San Gennaro si intende la liquefazione del suo sangue all’interno del Duomo di Napoli e in date precise durante l’anno, il fenomeno avviene da circa 700 anni. In questo dossier riporteremo quel che alcune valutazioni scientifiche hanno rilevato.

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Ricordiamo che per i cattolici non c’è alcun problema ad affermare l’eventualità di un falso prodigio (la Chiesa non ha mai definito la liquefazione del sangue di San Gennaro un miracolo), a patto che lo si dimostri con chiarezza. La fede non si basa su questi fenomeni, può essere aiutata, ma non su di essi fondata. La questione di San Gennaro rimane comunque tuttora inspiegata e misteriosa, con buona pace di chi ha deciso preventivamente come deve andare il mondo.

IN COSA CONSISTE?
Il sangue di san Gennaro è conservato nel Duomo di Napoli (assieme al busto aureo ed argenteo del Santo e al suo cranio) in una boccetta di vetro sigillata, con volume stimato di circa 60 millilitri, riempita per metà dal liquido. Questa bottiglietta, accanto ad un’altra più piccola e vuota, è contenuta tra due pareti di vetro in un reliquiario portatile d’argento. Durante la cerimonia del miracolo di San Gennaro, il reliquiario è più volte mosso, agitato e capovolto al fine di evidenziare l’avvenuta liquefazione, che diviene visibile senza difficoltà: in certi casi quasi immediatamente, in altri dopo alcuni giorni, sebbene solidificatosi nell’arco dei secoli. Si dice, su basi non comprovate dalla scienza, che in qualche circostanza il sangue “ribolla”, cambi di peso e di colore, ma non vi sono prove certe che confermino questi fenomeni. L’evento è quasi sempre avvenuto in date precise durante l’anno da circa 700 anni.

PERCHE’ SI PARLA DI MIRACOLO?
Si parla di miracolo quando si è di fronte ad un fatto oggettivamente inspiegabile a qualunque disamina, a qualunque procedimento indagativo della ragione. La scienza ci dimostra come il sangue umano, se sigillato in vitro per un certo periodo, solitamente si coaguli, senza più tornare al proprio stato liquido. Ma anche quando dovesse rompersi il coagulo (con conseguente liquefazione), ciò potrebbe avvenire una tantum: senza alcuna possibilità, dunque, di ulteriore ritorno alla coagulazione iniziale. Il liquido conservato nel Duomo di Napoli, invece, sta misteriosamente continuando, nel corso dei secoli, a solidificare ed a liquefarsi più volte, senza entrare mai a contatto con l’aria.

STORIA
Tradizionalmente si racconta che il 19 settembre del 305, durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, fu decapitato con altri compagni nella Solfatara di Pozzuoli. In altre fonti, è detto che Gennaro fu destinato ai leoni.

Qualunque sia la versione ufficiale, sappiamo che la sua nutrice raccolse il suo sangue e il suo corpo, secondo i canoni di una tradizione molto diffusa e caratterizzante l’atteggiamento dei fedeli nei confronti dei martiri. Le cerimonie in onore di san Gennaro furono istituite nel 1337 dall’arcivescovo di Napoli. Bisogna attendere il 1389 quando, il 17 agosto, il fenomeno della liquefazione venne documentato per la prima volta: «fu fatta una grandissima processione per il miracolo che Gesù mostrò mediante il sangue del beato Gennaro conservato e che allora era liquefatto come se quel giorno fosse uscito dal capo del beato Gennaro». Da allora si sono verificate circa 11.000 liquefazioni in condizioni ambientali e culturali molto diverse. L’evento si è ripetuto – quasi sempre – a date regolari, scandendo la storia di Napoli. Il 19 settembre (giorno della decapitazione del santo); il sabato che precede la prima domenica di maggio (anniversario della traslazione delle reliquie del martire nelle catacombe di Capodimonte) e il 16 dicembre (in relazione ad una terribile eruzione del Vesuvio che nel 1631 causò molti lutti e distruzione. Il popolo durante quell’evento si affidò totalmente al Santo). Sono inoltre avvenute altre liquefazioni in giorni diversi e interpretate simbolicamente dai napoletani.

POSIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA
La Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente come “miracolo” il fenomeno della liquefazione. Qualche autorità ecclesiale lo ha definito “prodigio”. Viste le forti resistenze da parte della comunità napoletana ad abbandonare il culto del santo e delle sue reliquie si è deciso di mantenere la tradizione. Ma la commissione medica voluta dal Vaticano ha stabilito che lo scioglimento del sangue di san Gennaro non è un miracolo: tale evento è stato definito come un fatto mirabolante ritenuto prodigioso dalla tradizione religiosa popolare, essendo impossibile, allo stato dell’attuale conoscenza dei fatti, definirlo come scientificamente inspiegabile. Un requisito indispensabile perché la Chiesa riconosca un miracolo. La curia e l’arcivescovo di Napoli hanno sollecitato e incoraggiato più volte la scienza ad effettuare ulteriori studi sul miracolo di San Gennaro. Nel 2008 il cardinale Crescenzio Sepe ha espresso il desiderio di porre il prodigio del Santo all’attenzione di esperti internazionali, in modo da far luce su una questione che da sempre ha suscitato polemiche.

IPOTESI E STUDI SCIENTIFICI 
Le possibilità attuali proposte: il miracolo (non ci sono prove sufficienti ed esaurienti); il trucco (non ci sono prove e qualcuno se ne sarebbe già accorto, inoltre occorre implicare la malafede delle autorità ecclesiali che però paradossalmente dimostrano molta più prudenza dei fedeli); l’”energia psichica” prodotta dalle aspettative della folla (da escludere); l’effetto di microrganismi (da escludere poiché il contenuto è sigillato e isolato dall’ambiente esterno da secoli); le cause naturali (non ci sono prove sufficienti ed esaurienti).

L’antropologo e studioso di miti popolari Massimo Centini ha affermato nel 2006: «Malgrado le tesi scientifiche, il miracolo di san Gennaro continua ad essere un fenomeno che resiste agli assalti del tempo e delle critiche» (M. Centini, “Misteri d’Italia”, Newton & Compton 2006, p. 55)”.

CICAP e tissotropia. Occorre premettere che il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) non ha spirito scientifico neutrale poiché è un’associazione che difficilmente intende andare contro il suo spirito di sopravvivenza (ammettendo qualcosa di misterioso negli avvenimenti che studia).


Nel 1991 ha proposto l’ipotesi della tissotropia (ricordiamo che non ha però mai studiato il liquido direttamente): proprietà di alcuni gel di diventare più fluidi, fino a passare dallo stato solido a quello liquido, se scossi o fatti vibrare, comunque turbando il loro stato con sollecitazioni meccaniche. A dichiararlo è stato il suo responsabile scientifico, il chimico Luigi Garlaschelli dell’Università di Pavia (che ha fatto fortuna, non solo economica, grazie a questa vicenda, oltre alla cosiddetta “seconda Sindone”, rivelatasi una bufala).

Il CICAP ricrea il “miracolo”. Lo scienziato ritenne che il liquido fosse frutto di una manipolazione da parte di qualche abile alchimista e ha riprodottoil “miracolo” (cioè i cambiamenti di stato da solido a liquido) utilizzando una sostanza ottenuta tramite il miscuglio di elementi abitualmente adoperati dagli antichi alchimisti. Le sostanze tissotropiche hanno la caratteristica di mutare, se agitate, il proprio stato.

Errori del CICAP. Purtroppo il gel tissotropico creato dal chimico ha mantenuto le sue proprietà tissotropiche per soli 2 anni (come riportato da Antonio Ruggeri), al contrario del liquido di San Gennaro che dura ininterrottamente da quasi 7 secoli. Il CICAP presentò i lavori durante l’inaugurazione della sezione campana del CICAP. Il Corriere della Sera riporta che in sala era presente anche il professor Giuseppe Geraci, docente di Biologia molecolare e studioso di fama internazionale, che, dopo aver precisato che ai miracoli non crede, «smantellò pezzo a pezzo le tesi del Cicap». La tissotropia non c’entra nulla, il quotidiano continua: «Lo stesso Garlaschelli ha dovuto riconoscere i suoi limiti e con onestà intellettuale ha poi raggiunto il professore, al termine dell’incontro, per chiedergli lumi e la possibilità di leggere i suoi studi. Ed è a questo punto che Geraci rivela: “Il sangue c’è, il miracolo no, tutto nasce dalla degradazione chimica dei prodotti, che crea delle reazioni e delle variazioni anche con il mutare delle condizioni ambientali”». Su quest’ultima frase l’accademico cambierà idea nel 2010 (lo raccontiamo dopo).

Nella teca c’è sangue umano. Già il dott. Baima Bollone, ordinario di Medicina legale all’Università di Torino, dichiarò nel 1989: «secondo il parere di alcuni insigni biologi, sembrerebbe ragionevole – sulla base delle conoscenze via via raccolte – presumere che nelle ampolline sia contenuto del sangue certamente antico. Sangue con metaemoglobina scura e stabile, il che bene corrisponde all’aspetto cupo del materiale contenuto nelle ampolle al momento della fase solida. Nella fase di liquefazione il contenuto delle ampolle diviene invece rosso vivo, quasi che si fosse realizzato l’impossibile ripristino della ossiemoglobina. Inoltre, le conoscenze sulla coagulazione tendono a condurre gli studiosi verso la conclusione che la liquefazione ricorrente contrasta con le conoscenze scientifiche biochimiche e fisiologiche naturali» (P.L. Baima Bollone, “San Gennaro e la scienza”, pag. 204). Giuseppe Geraci ha confermato tutto questo di recente, dopo 4 anni di studio.

Ultimi test scientifici. Nel febbraio 2010, il dipartimento di Biologia Molecolare dell’Universita’ Federico II di Napoli, guidato appunto dal professor Geraci, ha dimostrato che nell’ampolla di San Gennaro è contenuto sangue umano e che esso può mutare stadio per eventi meccanici, fisici o chimici. Il prof. Geraci afferma: «Ho applicato il massimo del rigore scientifico a un evento ritenuto assolutamente metafisico, inspiegabile». Dopo centinaia di osservazioni e rilevazioni non si è rilevata alcuna misteriosa variazione di peso, anche quando ci sono i mutamenti di stato. L’analisi però ha portato a una sostanziale conferma dei dati emersi nel 1989 con l’analisi spettroscopica, i quali rivelarono lo spettro dell’emoglobina. A confermare ulteriormente questo dato per il professor Geraci ha contribuito un evento assolutamente imprevisto: «Nelle disponibilità della Delegazione c’era una teca con ampolla, in tutto simile a quella di San Gennaro. Una reliquia – afferma Geraci – proveniente dall’Eremo dei Camaldoli», ritrovata dieci anni fa. L’ampolla, che è identica a quella di San Gennaro ma è di datazione diversa (risale al XVIII secolo mentre quella di San Gennaro è del 1300) è stata sottoposta a numerosi test. Geraci racconta: «abbiamo riprodotto una serie di condizioni per verificare le reazioni del liquido, rossastro e schiumoso, in tutto simile a quello di San Gennaro. Poi abbiamo potuto aprire l’ampolla e, durante l’operazione, abbiamo verificato un elemento che ci ha convinto che all’interno ci fosse sangue ancor prima di poterlo verificare direttamente. Il sangue umano, in particolare condizioni, sprigiona una sostanza che, di fatto, è un vero e proprio mastice naturale.

Il tappo, così come quello dell’ampolla di San Gennaro, era praticamente incollato al vetro. Impossibile da aprire senza romperlo»
. Nell’ampolla dei Camaldoli quindi è stato trovato del sangue umano. «Ma l’evento particolare fu all’atto dell’apertura. Si sprigionò un odore tremendo, un autentico odore di morte che si diffuse per l’intero dipartimento. Poi il liquido rossastro si coagulò in una gelatina. Test, con movimento e sostanze naturali, hanno poi riportato il sangue da solido a liquido. Così come per San Gennaro, non c’è dato scientifico univoco che spieghi perché avvengano questi mutamenti. Non basta attribuire al movimento la capacità di sciogliere il sangue, il liquido cambia stato per motivi ancora tutti da individuare” (da Il Mattino di Napoli, 5/2/10).

Nel maggio 2015 Luigi Garlaschelli è stato messo di fronte alle obiezioni che ha ricevuto dal prof. Geraci, rispetto alla sua tesi della sostanza tissotropica. In particolare è stato criticato per ignorare sistematicamente l’analisi dello spettroscopio che dimostra la presenza di sangue. Garlaschelli, come si evince da questo video, si è mostrato imbarazzato e ha ignorato la critica del biologo napoletano.

CONCLUSIONI
I lavori del dipartimento di Biologia molecolare dell’università di Napoli sono sono stati esposti il 5/2/10 all’Accademia nazionale di Scienze fisiche e matematiche, presieduta a Napoli dal rettore Guido Trombetti e rappresentata dal segretario nazionale Carlo Sbordone, titolare della cattedra di Analisi matematica alla federiciana, nel corso del convegno “Il miracolo di san Gennaro: esperimenti e considerazioni di un biologo molecolare”, in cui «sono stati riportati gli eventi che hanno portato ad eseguire misure sulla reliquia di sangue di San Gennaro, i loro risultati e le conseguenti considerazioni sulla autenticità della reliquia». Il prof. Geraci ha aperto il convegno mostrando ai presenti un campione del proprio sangue solidificato e agitandolo ne ha provocato la liquefazione. E’ quindi tornato a parlare di tissotropia (ipotesi già avanzata dal CICAP).

Lo scienziato ha però poi sottolineato l’incredibilità e unicità dell’ampolla studiata e di quella di San Gennaro: «non basta l’evento meccanico, uno scossone, a far cambiare stato. Quando ho aperto l’ampolla dei Camaldoli [quindi a contatto con l’aria] il sangue contenuto da liquido è divenuto gelatinoso, ho sottratto del calcio per riportarlo allo stadio fluido. Per l’ampolla con il mio sangue è bastato uno scossone. Quello che non sappiamo è in base a quali circostanze il sangue dell’ampolla di San Gennaro passa da solido a liquido e viceversa». La liquefazione del sangue di San Gennaro non avviene per contatto con l’aria ed è accaduto che nonostante numerosi giorni di “agitazioni” dell’ampolla, il sangue è rimasto solido.

Il prof. Guido Trombetti, accademico di prestigio internazionale, già Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e titolare del corso di Analisi Matematica I e II per il corso di laurea in Fisica, ha confermato il lavoro del prof. Geraci: «nella teca custodita in cattedrale vi è certamente sangue umano. Perché il 19 settembre di ogni anno, agitando la teca, il sangue ivi racchiuso possa sciogliersi nessuno sa dirlo. Neanche gli esperimenti di Geraci». Conclude dicendo: «Bisogna smetterla con la pretesa superiorità intellettuale della posizione dei non credenti rispetto a quella dei credenti. Si tratta in entrambi i casi di una posizione dogmatica. O, se vi piace di più, si tratta della scommessa di Pascal».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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