Un giorno morirete.
Lo scriverò di nuovo, visto che state leggendo al computer e probabilmente siete distratti.
Un giorno morirete.
Come potrebbe essere diversa la vostra vita se tutti i giorni ricordaste questo dato di fatto?
Non c’è modo di evitare la morte. A meno che Gesù non torni durante il periodo della vosta vita terrena morirete. In modo repentino e tragico o pacifico e sereno alla fine di una lunga vita, finirete per chiudere gli occhi per non riaprirli più.
Concentrarsi sulla propria morte può sembrare macabro, malato e forse perfino diabolico, e in alcuni casi può esserlo davvero. La morte, in sé, è un male. Sant’Agostino ha scritto che la morte è “la violenza con cui il corpo e l’anima sono strappati l’uno dall’altro”. Ma Gesù ha cambiato la natura della morte per coloro che credono. Prima di diventare Papa, l’allora cardinale Joseph Ratzinger ha scritto che il pungiglione della morte si estingue in Cristo.
Una tradizione cristiana di lunga data riconosce il grande potere spirituale del ricordarsi della propria morte per vivere bene. La Regola di San Benedetto, scritta nel VI secolo, include l’imperativo di “tenere la morte tutti i giorni davanti agli occhi”. Come indica il Catechismo, sia la Sacra Scrittura che il Magistero della Chiesa ci ricordano la responsabilità dell’uomo di usare la sua libertà in vista del suo destino eterno (cfr. n. 1036).
La pratica di ricordare che moriremo ci aiuta a tenere a mente che la nostra vita terrena finirà e che ha un obiettivo: il cielo.
Un modo di tenere a mente l’imminenza della nostra morte è l’utilizzo di promemoria visivi chiamati Memento mori, definizione latina che significa “Ricordati che morirai”.
Santi come Girolamo, Luigi Gonzaga e Maria Maddalena, tra gli altri, sono spesso ritratti accanto a dei crani. San Francesco d’Assisi scrisse una benedizione su una pergamena per fra’ Leone disegnando la croce a forma di tau sull’abbozzo di un cranio. Papa Alessandro VII commissionò al Bernini una bara da custodire nella sua camera, insieme a un cranio di marmo da tenere sulla scrivania per ricordarsi della brevità della vita. Anche il beato Giacomo Alberione, fondatore della famiglia paolina, teneva un cranio sulla scrivania.
Ispirata da questa tradizione cristiana del Memento mori, di recente ho comprato un teschio di ceramica per la mia scrivania e ho iniziato a condividere la mia giornata spirituale su Twitter. Mi ha cambiato la vita.
Da brevi aneddoti a meditazioni più profonde, tenere la morte davanti agli occhi ha messo il resto della mia vita in prospettiva. Il teschio mi ha aiutata a ricordare che un giorno morirò, sì, ma, cosa molto più importante, ha sottolineato la persona di Gesù, ricordandomi tutti i giorni che il mio Salvatore ha trasformato la morte nella porta di una vita nuova.
Mettete un teschio sulla vostra scrivania!
E se qualcuno ve ne domanda il motivo, dite che è stata una suora a consigliarvelo.
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]