Un’omelia impressionante
Pochi giorni dopo celebrò la Messa davanti a un gruppo di infermiere in una chiesa che era stata bombardata e di cui erano rimaste in piedi solo due pareti, il Cristo e le immagini di san Pietro e San Paolo, cosa che tutti i presenti considerarono un miracolo.
Tra quelle rovine, padre Sam pronunciò questa omelia, breve come imponeva il momento:
“L’immagine nuda del Galileo appeso alla croce ha sempre ispirato amore e odio. Nerone volle fare della croce un’immagine odiosa portando i cristiani alla morte, denigrandoli, incendiando Roma con quelle croci umane ardenti. Giuliano l’Apostata disse che avrebbe fatto sì che il mondo dimenticasse l’uomo della croce, ma nella sua agonia finale dovette confessare: ‘Hai vinto, galileo’. I comunisti proibiscono la sua presenza perché temono il suo potere contro i loro disegni malvagi. Hitler ha cercato di sostituire l’immagine di Nostro Signore sulla croce con una stupida svastica. Invettive, false filosofie, violenza… ogni tipo di strumento diabolico è stato impiegato per strappare Cristo dalla croce e il crocifisso dalla chiesa, ma come le bombe cadute su questa cappella si è riusciti solo a farli spiccare ogni giorno di più. L’immagine che amiamo cresce sempre più in noi per la veemenza dell’odio dei malvagi. Ciascuno di noi porta questa immagine sacra impressa nell’anima. Come questa cappella siamo templi di Dio, e non importa che siamo stroncati dalle bombe, dalla tragedia, dalle prove e dagli attacchi: l’immagine del crocifisso si manterrà se lo vogliamo. Rinnoviamo ai piedi di questa croce i nostri voti battesimali, e promettiamo che la Sua immagine rivestirà sempre il nostro cuore”.
Una storia leggendaria
Padre Sampson venne catturato dai tedeschi e trascorse sei mesi in un campo di prigionia. Una volta liberato tornò al fronte e combatté quello che restava della II Guerra Mondiale nella mitica 101ª Divisione Aviotrasportata. Il famoso libro di Cornelius Ryan Il giorno più lungo, dedicato allo sbarco in Normandia, parla molto di lui.
È stato anche in Corea, nel 1967 venne nominato responsabile dei cappellani militari e pur essendosi già ritirato non volle smettere di assistere i suoi compagni paracadutisti in Vietnam.
L’anno prossimo si celebrerà il centenario della sua nascita e si stanno già preparando omaggi ed evocazioni di un uomo che ha lasciato una profonda traccia nella storia militare statunitense.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]