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Il soldato Ryan venne salvato da un sacerdote cattolico

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Esercito degli Stati Uniti / PD

Religión en Libertad - pubblicato il 11/09/17

Padre Francis Sampson, cappellano della 101ª Divisione Aviotrasportata, venne catturato dai tedeschi e internato in un campo di prigionia

Chi ha visto la serie televisiva Fratelli al fronte ha un’idea di quello che è stato il D-Day per la 101ª Divisione Aviotrasportata.

Tra i soldati saltati dietro le linee tedesche in Normandia in quel 6 giugno 1944 c’era il leggendario cappellano della divisione, Francis L. Sampson (1912-1996), che raccolse la sua esperienza in un libro di memorie pubblicato nel 1958, Look at Below: A Story of the Airborne by a Paratrooper Padre (Guarda in basso: un storia della Aviotrasportata scritta da un sacerdote paracadutista).

Alla ricerca del soldato Ryan

Fu lui, e non il personaggio interpretato da Tom Hanks in Salvate il soldato Ryan, che alcuni giorni dopo le autorità militari incaricarono di localizzare al fronte Fritz Niland, che nel D-Day aveva perso i suoi tre fratelli. Padre Sam, come veniva chiamato, lo trovò in quella che quel giorno venne chiamata Utah Beach, e si incaricò del suo rimpatrio.

Prima di questo, però, padre Sampson aveva vissuto il giorno dello sbarco come un paracadutista tra i tanti. La prima cosa che fece dopo aver toccato terra fu cercare il suo kit per la celebrazione della Messa, che aveva perso saltando dietro le linee nemiche. Fu difficile cercarlo al buio tra spari e colpi di mortaio, ma ci riuscì.

L’universalità della Chiesa in trincea

I suoi problemi non finirono lì. Lo stesso giorno, nella fattoria in cui stava assistendo vari feriti si imbatté in due soldati tedeschi che lo portarono sotto la minaccia di un fucile su una strada, apparentemente con l’intenzione di ucciderlo. Apparve allora un terzo soldato tedesco che evitò il crimine e gli mostrò con un gesto complica una medaglia.

“Fu bellissimo verificare quel giorno l’universalità della Chiesa”, confessò poi padre Sam, a cui quel cattolico dell’altro fronte aveva salvato la vita. Il sacerdote raccontò anche (“cosa surreale”, confessava) che in molti momenti di quelle ore tremende in cui rischiò di perdere la vita, quando voleva compiere un atto di contrizione, ecc., gli uscivano di bocca le parole per la benedizione della tavola.

Un’omelia impressionante

Pochi giorni dopo celebrò la Messa davanti a un gruppo di infermiere in una chiesa che era stata bombardata e di cui erano rimaste in piedi solo due pareti, il Cristo e le immagini di san Pietro e San Paolo, cosa che tutti i presenti considerarono un miracolo.

Tra quelle rovine, padre Sam pronunciò questa omelia, breve come imponeva il momento:

“L’immagine nuda del Galileo appeso alla croce ha sempre ispirato amore e odio. Nerone volle fare della croce un’immagine odiosa portando i cristiani alla morte, denigrandoli, incendiando Roma con quelle croci umane ardenti. Giuliano l’Apostata disse che avrebbe fatto sì che il mondo dimenticasse l’uomo della croce, ma nella sua agonia finale dovette confessare: ‘Hai vinto, galileo’. I comunisti proibiscono la sua presenza perché temono il suo potere contro i loro disegni malvagi. Hitler ha cercato di sostituire l’immagine di Nostro Signore sulla croce con una stupida svastica. Invettive, false filosofie, violenza… ogni tipo di strumento diabolico è stato impiegato per strappare Cristo dalla croce e il crocifisso dalla chiesa, ma come le bombe cadute su questa cappella si è riusciti solo a farli spiccare ogni giorno di più. L’immagine che amiamo cresce sempre più in noi per la veemenza dell’odio dei malvagi. Ciascuno di noi porta questa immagine sacra impressa nell’anima. Come questa cappella siamo templi di Dio, e non importa che siamo stroncati dalle bombe, dalla tragedia, dalle prove e dagli attacchi: l’immagine del crocifisso si manterrà se lo vogliamo. Rinnoviamo ai piedi di questa croce i nostri voti battesimali, e promettiamo che la Sua immagine rivestirà sempre il nostro cuore”.

Una storia leggendaria

Padre Sampson venne catturato dai tedeschi e trascorse sei mesi in un campo di prigionia. Una volta liberato tornò al fronte e combatté quello che restava della II Guerra Mondiale nella mitica 101ª Divisione Aviotrasportata. Il famoso libro di Cornelius Ryan Il giorno più lungo, dedicato allo sbarco in Normandia, parla molto di lui.

È stato anche in Corea, nel 1967 venne nominato responsabile dei cappellani militari e pur essendosi già ritirato non volle smettere di assistere i suoi compagni paracadutisti in Vietnam.

L’anno prossimo si celebrerà il centenario della sua nascita e si stanno già preparando omaggi ed evocazioni di un uomo che ha lasciato una profonda traccia nella storia militare statunitense.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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