Il regista del film "vedete, sono uno di voi" aveva un rapporto amicale con il porporato. Per la sua grande profondità di pensiero lo scelse come soggetto della sua pellicola
«Ogni capitolo della sua vita ha potuto rappresentare l’occasione per rivivere emotivamente un capitolo della nostra stessa esistenza, di ciascuno di noi».
Ermanno Olmi nel libro intervista “Vedete, sono uno di voi“, a cura di Marco Garzonio (Ancora editrice), racconta da dove è nata l’idea di realizzare un film sul cardinale Carlo Maria Martini e cosa l’ha spinto a ricostruire i momenti salienti della vita dell’indimenticato cardinale di Milano.
LA FINE DI UN’EPOCA
«Quando Martini è stato nominato Arcivescovo di Milano e ha fatto il suo ingresso in Diocesi a piedi – spiega Olmi – scegliendo di compiere un cammino di preghiera dal Castello Sforzesco al Duomo in mezzo alla folla invece di raggiungere la piazza a bordo di una limousine come avrebbe fatto una qualunque altra autorità religiosa o civile, si è visto quasi subito che egli interpretava un passaggio epocale: finiva un tempo e ne incominciava un altro che non dava rassicurazioni».
I “TRE” SOGNI DI MARTINI
È stato fondamentale all’inizio della lavorazione, nella prima stesura del soggetto, sottolinea Olmi, «cercare di porci dal punto di vista del Cardinale, interrogarci, chiederci che cosa rendeva i suoi primi gesti così diversi, capire quale potevano essere stati i “sogni” di Martini, i sogni del bambino che aveva cercato nelle librerie di Torino una buona edizione della Bibbia e del giovane seminarista che deluse il padre scegliendo la vita religiosa invece che una professione (il padre lo voleva medico), i sogni del gesuita che si dedica alla Scrittura, la studia e la insegna, i sogni del professore che ha l’opportunità di dare in prima persona un contributo a quel grande cambiamento della Chiesa, ma non solo di questa, che hanno rappresentato papa Giovanni XXIII e il Concilio».
UNA “NUOVA” CHIESA
Nella pellicola Olmi ha provato a trasmettere quell’aspetto rivoluzionario del cardinale, che è stato il “ripensamento” della Chiesa. «Attraverso la vicenda di Martini tu arrivi a renderti conto come l’Uomo, lo dico intendendo sottolineare la parola, con la “U” maiuscola quindi, come l’Uomo possa raggiungere la consapevolezza che senza giustizia non c’è libertà. Arrivo a dire che puoi intravedere una Chiesa non più fondata sui dogmi, ma permeata da una religione il cui comandamento fondamentale è un percorso libero e condiviso, di testimonianza, che riconosce e difende il diritto alla dignità di ciascun uomo».

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