Pubblichiamo di seguito la testimonianza di Fr. Christian Curty, O.F.M., esorcista di Avignone, riportata nel volume di don Gabriele Amorth dal titolo “Nuovi racconti di un esorcista” (Edizioni Dehoniane Bologna).
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Essendo esorcista di una grande città francese, dove esercito il mio ministero all’ombra della Vergine benedetta, mi capita di accogliere molti sventurati, tormentati o perseguitati da Satana, oppure di ascoltare molte confessioni liberatrici, o di essere il felice testimone di liberazioni o guarigioni, che posso attribuire solo all’intervento misericordioso della Madre di Dio, mediante la preghiera esorcizzante della Chiesa, di cui sono servo e strumento.
Mi sembra utile, tra i tanti fatti, raccontarvene uno che mi capitò un giorno e che mi lasciò in una certa perplessità. Entra nel mio ufficio un uomo strano e bizzarro. Tutto in lui è con evidenza insolito: l’aspetto, il comportamento, il vestito stravagante e soprattutto un odore strano, repellente, fetido! Non era odore di vizio, ma di un qualche cosa di indefinibile, tra l’uovo marcio e lo zolfo. Mi venne subito in mente un tipo di incenso, usato in certe sette blasfeme, che col tempo impregna i vestiti dei partecipanti. Il comportamento enigmatico e curioso di quell’uomo pareva scrutarmi, per indovinare i miei pensieri e i miei sentimenti. Eppure capivo che non diffidava di me, ma di qualcun altro. Infatti a tratti si girava di scatto verso la porta o abbassava la voce per essere udito solo da me. Ma eravamo soli!
Dapprima pensai che temesse di essere visto o sentito da qualche altro dei miei penitenti; ma poi compresi che aveva paura di essere spiato o pedinato da un membro della sua setta, o addirittura dallo sciagurato di cui era divenuto schiavo. Il suo vestito, violacenere, aveva un taglio strano. Solo poco per volta mi venne in mente di averlo visto riprodotto in una rivista in cui si parlava di una messa satanica: era proprio uno di quei paramenti liturgici. Poi fu lui stesso a dirmelo.
«Il mio Maestro lavora soprattutto di notte». Mi venne in mente che si trattava, in quella rivista, di una liturgia luciferiana. Quest’uomo mi disse che praticava occultismo e magia nera. Era una confessione che tanti altri mi avevano fatto, ma per cercare da me la liberazione. Questo visitatore, invece, non capivo che intenzioni avesse; mi confermò di essere legato a una setta satanica con un certo rituale, ma non sembrava desideroso di esserne sciolto. Pensavo: perché è venuto a trovarmi? Certamente per cercare una liberazione da Satana. O forse voleva delle ostie consacrate, per poterle profanare la sera stessa? O sperava di attirarmi dalla sua? Oppure voleva solo annunciarmi la vittoria del suo Maestro? Infatti parlava continuamente di vittoria, parlava sempre di lui, pareva che avesse un grande messaggio da trasmettere a questo piccolo prete di Cristo. Ho subito preso accurati appunti, su quanto mi ha detto. Eccone una parte. «Il mio Maestro vi ha vinti! Stiamo distruggendo la vostra Chiesa. Il mio Maestro regge l’equilibrio nel mondo tra le Nazioni e ha il sopravvento sulla vostra Chiesa. Dovrete adorarlo e riconoscerlo! Sì, è evidente la forza di Satana nel mondo, contro cui la Vergine stessa ci mette in guardia con le varie apparizioni. Come è evidente che in molti casi vacillano le tre colonne Eucaristia, Madonna, Pontefice, per cui vacilla la loro fede. Ne hanno parlato Paolo VI e Giovanni Paolo II; soprattutto ne parla l’Apocalisse, della lotta di Satana. E la sua ora; ma è anche l’ora della Donna vestita di sole».
Quando interruppe il suo monologo e mi permise di parlare, gli feci notare che la vittoria del demonio è solo provvisoria e apparente, di breve tempo.
Con la sua Croce, Gesù ha vinto Satana proprio nel momento in cui Satana si riteneva vincitore. E così sarà per la Chiesa: la sua passione attuale attua quel rinnovamento interno che prepara alla nuova Pentecoste, tante volte annunciata e tanto desiderata. Satana è una delle tante creature di Dio, creata buona e pervertitasi per colpa sua. «No! Satana è pari a Dio», si affrettò a dire il mio interlocutore. Mi accorsi che non voleva parlare di Gesù, ma solo di Dio. «La ribellione a lui è stata un successo!» E ogni tanto aggiungeva: «Ma non hai paura del mio Maestro?». Questa frase, spesso ripetuta, dapprincipio suonava come una minaccia; poi invece rivelava una sua paura intima, perché Satana vede tutto e sente tutto. Gli ribattei che io gli parlavo nel nome di Gesù, di cui ero sacerdote, e nulla poteva accadermi senza il suo permesso. In più avevo la protezione della Vergine, specie durante gli esorcismi. Non gli piaceva che io parlassi della Vergine e cercava di sviare il discorso sul suo Maestro, Satana. Io allora gli ricordai il Protovangelo: «Porrò inimicizia tra te e la Donna». Lui accettò il discorso, ma con un’interpretazione sua: «Satana la insidierà al calcagno, vuol dire che la vincerà». E io: «Come può vincerla, se la Donna gli schiaccia la testa?».
Poi passai a spiegargli la visione dell’Apocalisse, sulla Donna vestita di sole, in lotta col dragone rosso, che viene sconfitto da Michele. Pensavo che anche nelle tentazioni di Cristo, narrate nei Vangeli, c’è una contesa sui testi biblici. Ma l’argomento Maria diede la svolta alla nostra conversazione. Di fronte a quell’argomento lui si sentiva a disagio, angosciato e infine disperato. Prima gli avevo detto che il suo Maestro non poteva dargli la pace nel cuore e tanto meno la felicità. Gesù invece dava pace e gioia; dava libertà proprio dalla schiavitù di Satana, che tutt’al più prometteva danaro, potere e gloria umana. Dentro di me pregavo incessantemente la Vergine Maria e così vedevo che lui perdeva terreno, indietreggiava; era chiaro che del suo Maestro aveva solo paura. Io allora gli parlai dell’amore del mio Maestro, che era morto per salvarmi e perdonava tutto. Lui parlò della sua bestemmia la sua apostasia con una nota di vera disperazione. Solo riflettendoci dopo mi venne in mente il riferimento al peccato contro lo Spirito Santo e mi sembrò che quel disgraziato ne fosse pienamente colpevole. Lo invitai a pentirsi, a lasciare il suo Maestro; gli dissi che ogni notte chiedevo perdono a Dio per tutti i peccati, anche per le bestemmie. Quell’uomo pareva turbato, combattuto tra due sentimenti: la speranza e la disperazione. Gli domandai se accettava che io pregassi per lui. Mi parve favorevole e feci interiormente un breve esorcismo per cacciare Satana; poi lo ripetei ad alta voce. Era troppo! Si alzò come per fuggire, ma prima mi disse il suo nome: Pietro. Poi uscì di corsa. Ancora oggi mi interrogo sul significato di quella visita. Quell’uomo, me lo ha inviato Satana per sviarmi? Me lo ha mandato la Madonna per convertirlo o, almeno, perché pregassi per lui? Certo ho toccato con mano quanto è difficile, per un membro di una setta satanica, per chi si è consacrato al demonio, ritornare a Dio.