Consigli per prevenirla e, se capita, come riconoscerla, possibili rimedi e quando preoccuparsi
L’intossicazione alimentare è una malattia più frequente nei mesi estivi, provocata dall’ingestione di cibi contaminati da tossine per possibili errori nella conservazione degli alimenti (tenuti fuori dal frigorifero per troppo tempo) o preparati senza tenere conto di semplici norme igieniche. Tra le cause più comuni ci sono l’assunzione di pesce crudo, carne poco cotta, prodotti caseari, maionese o alimenti che contengono uova. I responsabili più frequenti sono batteri (Escherichia coli, Campylobacter, stafilococco), ma anche virus, parassiti o le loro tossine.
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I SINTOMI
Tra i sintomi ci sono crampi addominali, nausea, vomito, debolezza, cefalea, talvolta diarrea e febbre, che possono comparire a distanza di pochi minuti o anche giorni, ma che di solito si manifestano dopo 2-6 h dall’assunzione dell’alimento. Il più delle volte l’intossicazione alimentare non è grave e tende a risolversi spontaneamente, talvolta però può richiedere l’ospedalizzazione, pertanto quando la si sospetta è bene condurre il bambino in pronto soccorso. L’intossicazione alimentare viene diagnosticata sulla base del recente consumo di alimenti crudi, di sintomi analoghi in altri commensali o di possibili viaggi in paesi a rischio.
COME SI CURA
Nel trattamento, l’obiettivo è far sentire meglio il bambino ed evitare complicanze la più comune delle quali è la disidratazione. Sarà pertanto importante ripristinare i liquidi e i sali persi con il vomito e la diarrea somministrando soluzioni glucosaline orali o per via endovenosa in ospedale, qualora non fosse possibile l’assunzione di quantità adeguate per bocca.
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