La rimozione della storia non è il modo per evitare che si ripeta, è il presupposto dell'ignoranza
La manifestazione di sabato scorso a Charlottesville, in Virginia, Stati Uniti, è stata una nuova tappa nella lunga contrapposizione che sta vedendo ritornare in auge il suprematismo bianco in America e con esso tutto il corollario di razzismo e violenza che spesso ne ha contraddistinto la storia. Il fatto che la contromanifestazione – che stigmatizzava i difensori del Ku Klux Klan e dei gruppi nazisti americani – abbia subito una aggressione mortale non fa che rendere tutto più serio e più triste. In questo clima diversi sindaci e autorità locali stanno decidendo di abbattere o rimuovere i simboli del passato schiavista nel Sud degli Stati Uniti. Statue a generali o eroi unionisti, difensori del diritto di possedere schiavi. Eroi di un tempo che fu, antieroi di una scelta sbagliata di un popolo, ma pur sempre parte di quella storia.
“È triste vedere la storia e la cultura del nostro grande Paese lacerate dalla rimozione delle nostre belle statue e monumenti. Non si può cambiare la storia, ma si può imparare da essa. Robert E. Lee, Stonewall Jackson – chi sarà il prossimo, Washington, Jefferson? È così assurdo!”. Così Donald Trump su Twitter