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L’amore vero ha le occhiaie

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Un Cuore Pensante - Blog - pubblicato il 15/08/17

Vorrei condividere con te che leggi una delle meraviglie di questa vita. Idee… Forse a caso, come un fiume in piena.
Comincerei con una citazione di un libro che mi è stato consigliato da un amico che mi conosce bene; l’ho letto lo scorso anno. In quella storia, ad un certo punto, una madre dice una cosa bella al figlio che, seppur giovane, ha dovuto cominciare a lavorare duramente come postino:

“Cerca di comprendere, cerca di amare le persone che incontri. Ti aspetterò qui ogni notte. Ma non occorra che tu venga a parlare con me, se non ne hai voglia. Capirò. So che ci saranno momenti in cui non ti sentirai di parlare”. Si fermò a guardare suo figlio. “Sei stanco, vai a dormire adesso” disse la signora Macauley.

La meraviglia di cui vorrei scrivere oggi è l’amore vero, l’amore sincero: quello di una madre, o di un padre, o di un amico leale.
Qualche tempo fa mi è capitato di accompagnare un amico a comprare degli abiti. Mentre lui era nel camerino a provarli, mi sono imbattuto in una scena significativa. Una mamma, seduta sulla mia stessa poltrona del negozio, si è messa ad allattare il figlio piccolo, direi di circa un anno; allo stesso tempo, tirava fuori dei pupazzetti per giocare col figlio più grande di qualche anno, che già camminava e ronzava intorno alla mamma, e sempre in quel momento guardava l’abito provato dal marito, e ne commentava con lui le misure, l’effetto, ecc. Commosso da questo multi-tasking materno, e dalla beatitutine con cui il pupattolo consumava il suo pasto, sono intervenuto dicendo: “beh, almeno il piccolo è un bambino tranquillo!”. La mamma mi ha guardato con occhi che, pur sorridendo, dicevano il contrario, e poi ha aggiunto: “no, tutti e due non dormono mai…”. Ma era sorridente, nel caos di un centro commerciale e di una domenica tardo pomeriggio, e questo basta.

Scena simile, in un altro contesto. Qualche settimana fa sono stato a casa della sorella di un amico. Ci siamo presentati dopo cena, ma presto, alle nove: l’attimo di tregua che segue la battaglia per dare da mangiare, preparare per la notte, distribuire la limonata e finalmente mettere a dormire i due bambini della coppia, di tre e un anno anno. Anche loro, felici nella casa nuova, in qualche angolo già un po’ pasticciata dalle due piccole pesti, non dormono da circa tre anni.

Ho presente anche mia mamma, che quando ricompaio a casa passa tutte le (poche) ore che avrebbe libere (dopo la scuola, le riunioni, il club delle ragazzine, la Messa, ecc.) per cucinarmi cene sontuose, con due primi, due secondi, la torta che mi piace… E poi, a fine serata, quando mancano poche ore al mio treno mattutino per Roma, prepara un sacchetto per me e per l’amico che viaggia con me, con dentro un contenitore cuki di alluminio con una fetta di torta, un succo, dei tovagliolini… Gratuitamente, perchè ti voglio bene, e la fatica pesa ma mi fa piacere farlo.
Penso alle parole della canzone che Chiara ha portato a Sanremo quest’anno, “Nessun posto è casa mia”, quando dice che avrà sempre gli occhi stanchi. E tante volte noto che le persone che vogliono bene, ma sul serio, con i fatti, con la presenza, con il sorriso che vuole bene… ecco, loro hanno sempre gli occhi stanchi. E verrebbe da dire: ma perché non riposi? perché non ti prendi un po’ di tempo per te?

Ogni tanto mi piace riprendere in mano testi di San Josemarìa Escrivà, soprattutto quelli degli incontri così commoventi e affollati che tenne in Sud America negli anni ’70. Diciamo che fanno piangere tutti, e il cuore di san Josemarìa risuona con quelli così grandi degli argentini, dei brasiliani, dei sudamericani in generale. Ma alcune parole in particolare mi piacciono tanto, e sono la risposta che il santo da’ ad una mamma premurosa, che gli confida il suo dispiacere per il fatto che, visto che le notti si alza sempre per prendersi cura dei figli piccoli, poi durante il giorno appena prova a mettersi a pregare si addormenta. E san Josemarìa le risponde: figlia mia, io benedico questo sonno, Dio è felice di questo tuo sonno durante la preghiera: perchè stare vicino ai tuoi figli, la notte, alzarsi per loro, quella è la tua orazione davanti a Dio, e vale oro.

Una piccola cosa che illumina la mia settimana, poi, è quanto avviene le poche sere in cui riesco a tornare a casa in tempo per la cena con gli altri. In sala da pranzo mi accogliere sempre un sorriso luminoso, da mamma, di una numeraria ausiliare che si occupa del self service della Residenza. Mi accoglie così, sorridendo, anche se lei sta lavorando tra mille cose, quando sa che io torno tardi da lavoro e le consegno la “schiscetta” del mio pranzo. E’ una meraviglia, che aiuta a ripartire…

Ad un mio amico sacerdote, una volta ho sentito dire queste parole: vuoi essere felice? cerca di voler bene alle persone che ti stanno intorno. Non chiuderti su te stesso, anche quando la vita pesa, anche quando è difficile. La felicità degli altri è la nostra felicità, e la felicità vera è prendersi cura delle persone. Questo l’ho imparato da lui, che è stato, con tutti i limiti di questa vita, un vero fratello grande, un papà. Mi ha guardato crescere, mi ha incoraggiato, mi ha aspettato, mi è venuto incontro, mi ha cercato, ha trattenuto la durezza.

In definitiva, credo che il cuore sia pieno solo per chi sa essere padre e madre delle persone che gli sono affidate dalla vita. E prendersi cura richiede pazienza, saper portare i pesi sulle spalle, patire incomprensioni, essere fraintesi. Avrò il coraggio di smettere di essere il figlio adolescente, cui la vita non va mai bene, e decidermi a diventare padre?

QUI L’ORIGINALE

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