L’INCONTRO CON PIO XII
Il 21 novembre 1945 Julia viene ricevuta da papa Pio XII, il quale le dà la sua benedizione, legge il regolamento di vita che Julia ha stilato per la propria reclusione, teme che sia troppo esigente per la giovane donna, ma alla fine l’approva. Subito dopo monsignor Giulio Penitenti, che si è occupato della sua sistemazione, accompagna Julia nella cella dalla quale non uscirà più fino alla fine della sua vita.
RARISSIMI CONTATTI
Per tutta la vita Julia, ormai suor Maria Nazarena, sarà una donna forte, equilibrata, allegra, così la descrivono le uniche persone con cui ha rarissimi contatti: padre Anselmo Giabbani, a lungo Procuratore generale dell’Ordine camaldolese e suo padre spirituale fino alla fine della vita, e la Madre Abbadessa del monastero presso cui risiede.
«Mai, in questi 43 anni, ho provato tristezza, noia; al contrario una gioia sempre nuova, che non perde la sua freschezza. Come quella dell’eternità», scrive suor Nazarena nel 1988, due anni prima di morire, nei ricordi autobiografici estesi su insistenza del padre Giabbani(Il Timone, 7 febbraio 2015).
PANE E ACQUA
La regola di vita di suor Nazarena è molto rigorosa. Dal minuto 11’47 del video di Tv 2000 si possono vedere le condizioni di incredibile austerità in cui è vissuta questa religiosa.
La sua stanza è una cella di cinque metri per tre, dorme, senza materasso e cuscino, su una cassapanca di legno a cui è stata inchiodata una croce, lavora alcune ore al giorno intrecciando le palme che si distribuiscono nel periodo di Pasqua, ha momenti di preghiera, di studio e di lectio divina, partecipa alla Messa da una finestrella con grata, attraverso la quale riceve la comunione. Ha un regime alimentare a pane e acqua quasi tutti i giorni della settimana (alcuni giorni si aggiungono un cucchiaino d’olio, un po’ di frutta o di verdura, o ancora un poco di marmellata), ulteriormente inasprito in quaresima e nei tempi penitenziali della Chiesa.
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TOTALE UNIONE A CRISTO
Nazarena, che da giovane aveva avuto un appetito robusto, scrive: «Soffro la fame (e ne sono contenta; altrimenti non avrei nulla da offrire), ma è sopportabile».
La chiave della vita di suor Nazarena è un’offerta totale di sé, in unione alle sofferenze di Cristo, per il bene delle anime e della Chiesa, ma nel totale nascondimento: «La supplico di non dire più nulla di me, lasci cadere tutto nel vuoto, nel silenzio. Credo che l’ora di Dio sia ancora molto lontana. Ho l’impressione che scoccherà solo dopo la mia morte».