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Conversione irresistibile: André Frossard folgorato dal Santissimo Sacramento

Portrait de l'Èditorialiste du "Figaro" AndrÈ Frossard, rÈalisÈ lors de l'Èmission tÈlÈvisÈe "L'Heure de vÈritÈ", le 29 mars 1992, ‡ Paris. / AFP PHOTO / STAFF

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Isabelle Cousturie - pubblicato il 03/08/17
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Nel 1935, il futuro accademico e grande amico di Giovanni Paolo II entrò nella cappella delle Figlie dell’Adorazione a Parigi: è lì che incontra Dio e la sua esistenza ne risulta sconvolta

Una nonna ebrea, una madre protestante, un padre comunista… Niente predisponeva questo giornalista, cresciuto nell’ateismo più totale, a convertirsi all’età di vent’anni. Eppure in appena qualche minuto, il tempo di varcare la soglia della cappella delle Figlie dell’Adorazione a Parigi per incontrarvi un amico, la vita di André Frossard ha cambiato orientamento e direzione. Aveva raccontato il suo itinerario in un libro-testimonianza che resterà negli annali: Dio esiste, io l’ho incontrato (1969).

Però è nell’opera Dio in questioni, comparso nel 1990 e indirizzato «ai credenti inquieti e scettici che s’interrogano», che egli descrive al meglio questo momento di “folgorazione” – quest’incontro con “la verità cristiana” – che egli compara a «una silenziosa e dolce esplosione di luce».

Mio padre avrebbe voluto vedermi a Rue d’Ulm. Ci sono finito, a vent’anni, ma ho sbagliato civico: invece di entrare all’École Normale Supérieure sono entrato dalle religiose dell’Adorazione per cercarvi un amico con cui dovevo cenare. […] Mentre spingevo il portale di ferro del convento, ero ateo […]. Il vetro martellato della porta, in controluce, non mi proponeva che delle ombre, tra le quali non riuscivo a distinguere il mio amico, e c’era una specie di sole dardeggiante in fondo all’edificio: non sapevo che si trattasse del Santissimo Sacramento. Questa luce, che non ho visto con gli occhi del corpo, non era quella che ci rischiara o che ci abbronza; era una luce spirituale, vale a dire una specie di luce che insegna e come l’incandescenza della verità. Essa ha definitivamente invertito l’ordine naturale delle cose. Dopo averla intravista, potrei quasi dire che per me solo Dio esiste, e che il resto non è che un’ipotesi.

Un’evidenza che si fa presenza – la tratteggia così:

La sua irruzione deflagrante, piena, si accompagna a una gioia che nient’altro è che l’esultanza del salvato, la gioia del naufrago ripescato in tempo, con questa differenza: è nel momento in cui sono issato verso la salvezza che prendo coscienza del fango in cui ero immerso e che senza saperlo inghiottivo, e mi domando – vedendomene ancora per metà impegolato – come abbia potuto vivere là in mezzo, e respirare […].

Non c’è più libero arbitrio?

E il suo libero arbitrio, al quale era così gelosamente legato? A quelli che gli pongono la domanda:

Suo padre era socialista, lei è socialista. Lei entra in una cappella, ed ecco che diventa cristiano. Se fosse entrato in una pagoda, sarebbe buddista; in una moschea, e sarebbe musulmano…

Egli risponde con ironia:

Mi capita di uscire da una stazione senza perciò essere un treno.

A tutti quelli che si aspettavano da lui un racconto più spirituale, un’esperienza mistica, ribatte:

Ho incontrato Dio come ci si imbatte in un platano. È un fatto. Punto.

A tutti quelli che incontrava, l’accademico ripeteva indefessamente:

Non ho fede in Dio: l’ho incontrato. Tutta la verità si trova nella Chiesa cattolica. La verità è qualcuno, è Gesù Cristo. Che posso farci, io, se il cattolicesimo è vero, se questa verità è Cristo, che vuole essere incontrato? Siamo noi che abbiamo perduto la passione di convincere, di testimoniare, di convertire.

Per il giovane André una nuova vita – la “vera vita”, dice lui – è cominciata. Egli si sente “un rinato pronto al battesimo”, al quale in effetti si prepara subito commentando:

Ciò che il prete mi ha detto sul cattolicesimo io lo attendevo e lo accolgo con gioia: l’insegnamento della Chiesa cattolica è vero fino all’ultima virgola, e a ogni riga ne prendevo atto.

Sua madre e sua sorella non tardarono a seguirlo sul cammino della conversione.

Tornare al Dio-Amore

Ciò che è capitato ad André Frossard

può capitare a tutti: al migliore, al meno buono, a chi non sa niente e perfino a chi crede di sapere.

In ogni convertito – riassume egli in una delle sue numerose testimonianze –

si opera un incontro, vale a dire un momento in cui quale che sia il cammino interiore, l’idea fa posto a una persona, l’idea diventa una persona. Nell’incontro di Emmaus, i discepoli riconoscono Cristo. Incontro luminoso, come è stato nel mio caso. Tutto d’un colpo, l’essere umano scopre la persona divina.

E non si sente più solo. Perché

grazie alla fede e alla carità, attraverso la sofferenza e la morte, egli torna al Dio-Amore

che l’ha generato, sottolinea l’accademico in Dio esiste, io l’ho incontrato. Egli scopre che questo mondo non è se non

il pallido riflesso dell’immensa realtà, momentaneamente invisibile, spirituale, brillante, che lo attraversa, lo avvolge e lo attende.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]