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Dio è ovunque. Così come Google. Ma solo uno dei due ricambia il tuo amore

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padre Joshan Rodrigues - pubblicato il 01/08/17

Onnipresente e apparentemente onnisciente, il motore di ricerca assume il ruolo di divinità virtuale

Una delle domande del vecchio catechismo recitava: “Dov’è Dio?”, e la risposta era “Dio è in ogni luogo”. Oggi si potrebbe sostituire “Dio” con la parola “Google” e la risposta sarebbe ugualmente valida.

È sconvolgente vedere quanto siano diventati onnipresenti nella nostra vita Google e simili strumenti online. Registrano ogni nostra azione – vogliono vedere cosa stiamo comprando, cosa stiamo guardando, a chi scriviamo e cosa stiamo postando. Da un certo punto di vista, la visione di Matrix non è lontana dalla realtà. Siamo diventati codici binari di informazioni nel vasto oceano interconnesso chiamato Internet.

Tutti i nostri dispositivi sono sincronizzati senza soluzione di continuità. A livello di convenienza è una cosa ottima, ma ogni dispositivo ci traccia in modo più abile; ci spia, se volete dirla così. Di recente ho controllato gli orari dei treni, e quando mi sono ricollegato a Facebook…SORPRESA! E’ apparsa la pubblicità di un viaggio in treno per la stessa destinazione che avevo cercato.

Quando compro un biglietto online, le date appaiono automaticamente nel mio calendario di Google. Vado su Amazon e sulla home page appaiono suggerimenti sconcertanti. Come sapevano che stavo pensando di comprare proprio quella cosa?

Dovremmo davvero abituarci a una cosa del genere a cuor leggero?

Un professore ci ha detto con tono solenne: “Ogni volta che usate un servizio o un programma online gratuitamente, siete VOI il prodotto!” Ed è vero. Ogni volta che accettiamo i termini e le condizioni prima di usare un servizio gratis, diamo tutte le nostre informazioni personali, i contatti, le fotografie e tutto ciò che c’è da sapere su di noi. Queste informazioni vengono poi vendute ai pubblicitari a buon prezzo, di modo che possano prenderci come “bersaglio”, conoscendo i nostri interessi, i nostri atteggiamenti e le abitudini di acquisto online.

Il che mi riporta a Dio e Google. Ogni volta che ci viene in mente una domanda su qualcosa, un sacerdote mio amico tira fuori il suo iPhone e dice: “Chiediamo al dio Google”. Non sta scherzando. Non è forse il primo riferimento a cui ci rivolgiamo quando cerchiamo delle informazioni? Oggi è più probabile che si chieda come pregare a Google che a un sacerdote.

Navigando in rete, mi sono imbattuto in un sito web devoto alla “Chiesa di Google”, che offre apologetica sulla divinità di Google, i “10 comandamenti di Google” e la preghiera “Google nostro”. Indipendentemente dal fatto che la cosa ci faccia sorridere, l’idea stessa che esista un sito del genere dovrebbe farci rabbrividire.

Quando Nietzsche ha detto “Dio è morto” non immaginava che Dio avrebbe semplicemente scambiato il Suo corpo mistico per uno virtuale.

Dice Alan Cohen, vice-presidente di Airespace e provider di Wi-Fi: “Se riesco a usare Google posso trovare qualsiasi cosa. E con il wireless vuol dire che riuscirò a trovare qualsiasi cosa ovunque e in qualsiasi momento. Il che significa che Google, combinato con il Wi-Fi, è un po’ come Dio. Dio è wireless. Dio è ovunque e vede e conosce tutto. Nel corso della storia, la gente si è collegata a Dio senza fili. Ora per molte domande nel mondo ci si rivolge a Google, e lo si può fare sempre più senza fili”.

Ammetto di essere un po’ melodrammatico, ma la nostra libertà virtuale di fare tante cose online – di trascendere i limiti fisici e di tempo – mi spaventa un po’. Anziché sentirmi liberato mi sento in trappola, il che mi fa capire che non importa quando possa progredire la tecnologia, perché è (e può essere solo) l’Unico Vero Dio a darci la vera libertà e la vera felicità.

Dio ci ama in modo incondizionato e si dona liberamente a noi. E non ci forza a premere il tasto “Accetto” prima di potergli chiedere qualcosa. È morto per tutti noi, non solo per quelli che avevano acquistato il pacchetto “Premium”. Ogni aspetto dell’amore di Dio è accessibile a noi gratuitamente. Non ci chiede neanche un centesimo, né si vende al miglior offerente.

Chiedetevi se tutti i dispositivi che avete, il potere di essere costantemente collegati online, vi sta liberando. Vi fa sentire più leggeri e più felici? O sentite un peso maggiore?

Non sto cercando di demonizzare Google, ma dobbiamo stare attenti a non farci risucchiare.

Uno dei miei amici voleva mettere in scacco Siri (l’umanoide virtuale della Apple) e le ha chiesto: “Siri, credi in Dio?” Ha risposto: “Raccomando di porre le tue domande spirituali a qualcuno più qualificato per offrire dei commenti. Un povero motore di conoscenza computazionale come me, non importa quanto sia potente, non è in grado di fornire una risposta semplice a questa domanda”.

È una buona risposta. Se avete qualche domanda pressante da porre sulla vita e la fede, rivolgetevi ai vostri genitori, al vostro coniuge, al vostro migliore amico o al vostro parroco. Chiedete a Dio!

Non chiedete a Google, o perderete di vista il fatto che alla fin fine Google è una creazione di esseri mortali ed è sempre più soggetto agli elementi e agli errori umani.

Padre Joshan Rodriguesè un sacerdote dell’arcidiocesi di Mumbai, in India. Attualmente studia Comunicazione Istituzionale presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Ama leggere, viaggiare, entrare in contatto con la gente e i social media.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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