Il pensiero di Karol Wojtyla ci aiuta a fondare il discorso sul pudore, la bellezza, la corporeità
Siamo la redazione di For Her che anche per chi l’inglese lo mastica e lo sputa subito, come me, significa per lei. Siamo donne noi che scriviamo e ci rivogliamo alle donne. Sia a quelle già toccate dalla grazia della conversione sia a quelle ancora in ricerca- anche inconscia- della propria vera felicità e quindi segretamente smaniose di incontrare il Signore.
Sarà anche uno stereotipo, ma tendenzialmente la questione moda, abbigliamento, bellezza interessa sempre un buon numero di ragazze, signore, spose, single, insomma per l’appunto, donne.
Allora il tema è: come si parla di moda, di abbigliamento e femminilità senza dover sospendere il giudizio di fede? E senza scadere nell’index habituum proibitorum o nella casuistica più sfrenata? Come si può mantenere l’interesse per questa tematica trattandola in modo adeguato, né pedante e stantio, né sciocchino e superficiale?
Perché, siamo convinte, non si tratta di parlare di cose frivole e poi di spruzzarci sopra un velo di cattolicità, un commento spiritualeggiante qua, un passo evangelico vagamente attinente là. Si tratta di fondare il discorso nella verità che riguarda l’essere umano.
Nasciamo nudi, è vero, ma subito da vestire e siccome nasciamo tutti dalle donne io credo che già un radicamento segreto del nostro interesse alla vestizione risieda lì, nel compito materno di portare e dare alla luce (ma non agli sguardi di tutti e non al freddo o al caldo eccessivi. Per chi ha orecchi e carte di credito pronte questo significa: dateci dentro con le tutine, i body, gli abitini frou frou dai quali spunterà il pannolino, se state per diventare mamme).

E se ci pensiamo la nudità, e poi la vergogna e la vestizione (fatta malamente dapprima dagli uomini e poi da Dio stesso, che pur avendoli cacciati, tesse delle tuniche di pelle e delle vesti per i nostri progenitori, Genesi 3, 21) sono proprio all’inizio della storia sacra. E si trovano anche al centro: dove è piantata la croce di Cristo c’è anche il Cristo spogliato. Ci sono le Sue vesti divise in quattro-numero dell’umano?- e la sua tunica intera, giocata a sorte.
Ma è possibile che per dare due consigli di stile, magari un poco più morigerati degli altri magazine femminili, dobbiate risalire ancora una volta fino ad Adamo ed Eva? Potreste chiederci.
Bé, sì. È proprio questo il caso.
E lo facciamo accompagnati dal pensiero di Karol Wojtyla.