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L’idolatria moderna: raramente confessata, o perfino presa in considerazione

Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 24/07/17

Al centro del cuore umano c’è un altare, e non possiamo sopportare che sia vuotoSapete quali sono le vostre priorità? Per rispondere guardate cosa vi richiede più tempo, energia e denaro.

Come sapere quali dovrebbero essere le vostre priorità? È una domanda diversa, più difficile e più importante.

Mi sono venute in mente le priorità perché di recente ho visto una bambina di non più di 10 anni smettere di fare quello in cui era impegnata, tirare fuori un piccolo kit e verificare il suo livello di zucchero nel sangue. Aveva una grave forma di diabete e doveva monitorarsi per rimanere in salute. Sono rimasto molto colpito dal fatto che quella bambina abbia smesso di fare con grande calma quello che stava facendo (giocare con altri bambini) per fare quello di cui sapeva che aveva bisogno. Le erano state insegnate bene le priorità.

E se insegnassimo ai nostri figli (e a noi stessi!) Dio in questo modo?

Osservando quella bambina ho concluso che le priorità giuste sono quelle che non possiamo permetterci di trattare come secondarie o peggio. In altre parole, se le giuste priorità non vengono trattate come tali ci saranno gravi conseguenze – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o meno. Le priorità derivano dal nostro riconoscere o ignorare la realtà. Ayn Rand ha detto “Puoi evitare la realtà, ma non puoi evitare le conseguenze dell’evitare la realtà”. A quella bambina è stato insegnato a non ignorare la realtà di avere il diabete, e allora ha un corretto senso delle priorità.

E noi? Perché noi adulti, che in teoria dovremmo essere più maturi e sicuramente più istruiti di quella bambina, non possiamo avere un giusto senso delle priorità per quanto riguarda il posto da dare a Dio nella nostra vita? Il Primo Comandamento (Esodo 20, 3) è il primo perché tutti gli altri derivano da questo: “Non avrai altri dei di fronte a me”. In altre parole, solo Dio può essere Dio, solo Dio può essere il signore della nostra vita. Spesso lo diciamo a parole, ma viviamo davvero queste parole adattandovi la nostra vita, ovvero dando alle cose le giuste priorità?

Al centro del cuore umano c’è un altare, e il cuore umano non può tollerare che resti vuoto. Se il Dio vivente non è sull’altare, riconosciuto, adorato, amato e obbedito, verrà posto sull’altare qualche altro dio, un falso dio, qualche idolo morto. Può essere l’idolo di un pantheon pagano o un’ossessione per lo Stato, o ancora una dipendenza, un rapporto o un piacere. In ogni caso, l’idolo non può dare vita, e se non viene tenuto sotto controllo porterà alla morte in questa vita e in quella futura.

C’è stato un periodo in cui l’idolatria era la norma. Con l’avvento del cristianesimo, la religione dell’unico Dio ha influenzato individui, culture e Nazioni. Quell’epoca è ormai passata. Negli ultimi decenni ci siamo spostati verso quella che molti almeno in Occidente chiamano “era post-cristiana”.

Tom Gilson ci mette in guardia dall’usare questa definizione: “Un termine come ‘post-cristiano’ non sarebbe mai stato destinato a durare molto. Le grandi culture non sono note per quello che erano, ma per quello che sono (chi definisce l’Europa medievale post-pagana?) Per qualche decennio ha avuto un senso descrivere la cultura occidentale in termini del cristianesimo che si stava lasciando alle spalle, ma ora una nuova fede ha messo totalmente da parte quella vecchia”.

La “nuova fede” di cui parla Gilson è “l’adorazione di sé”, il rendere idoli noi stessi e i nostri desideri egoisti. Ci sono tanti dèi quanti sono gli esseri umani, e questi dèi entreranno inevitabilmente in conflitto.

“Quando gli dèi lottano tra loro, gli uomini devono morire”. Nel tentativo di “liberarci” dal Dio vivente ci siamo “liberati” nella legge della giungla.

La Chiesa ci offre una guida chiara su quello che ci chiede il Primo Comandamento, per poter vivere con le giuste priorità: dobbiamo al Dio vivente un’adorazione degna. Dobbiamo a Dio vite vissute con fede, speranza e amore. Oggi sedetevi e fate una lista per rispondere a questa domanda: “Se la mia vita fosse davvero formata, informata e trasformata dal Primo Comandamento, come sarebbe diversa da come l’ho vissuta nell’ultimo anno?” Siate onesti, specifici e affidabili – condividete questa lista con il Signore nella preghiera e con un amico in confidenza. Impariamo la lezione da quella bambina malata che sa che non può permettersi di mettere qualcos’altro al primo posto.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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