TRAVESTITO DA SAN BARTOLOMEO
Leggiamo che cosa scrive, la biografia: «Tenendosi una volta ai piedi del suo letto sotto l’apparenza di san Bartolomeo apostolo, il diavolo le disse: “Dal momento che desideri così vivamente giungere al regno dei cieli, sono venuto a mettermi d’accordo con te affinché tu ti distrugga e così tu sia una martire di fronte a Dio”. Questa tentazione durò circa sei mesi».
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LA VISIONE DI GESU’
La liberazione, parziale e temporanea, avvenne in maniera quasi miracolosa. Facendosi forza andò a messa, e «Un giorno, all’elevazione dell’ostia, vide il Bambino Gesù nelle mani del prete: “Sono Gesù Cristo – le disse – il tuo sposo, vero Dio e vero uomo”. Vedendo e sentendo questo, sentì il cuore venirle meno, e quando rinvenne, la luce della fede si manifestò nella sua anima e fu sbarazzata dei suoi dubbi».
2) LA POSSESSIONE DELLA BEATA EUSTOCHIO
Con una straordinaria quantità di understatement quella della beata Eustochio, giovane donna della Padova ricca, gaudente e mondana del XV secolo, si può definire una vita tragica.
La sua nascita non fu proprio legittima, Lucrezia Bellini nacque a Padova nel 1444, da una monaca del monastero benedettino di San Prosdocimo e da Bartolomeo Bellini; a quattro anni il demonio s’impadronì del suo corpo, senza toglierle l’uso della ragione, tormentandola praticamente per tutta la vita.
PAURA NEL CONVENTO
A sette anni fu affidata alle monache di San Prosdocimo che gestivano nel monastero una forma di educandato. A 18 anni ottenne la consacrazione come suora benedettina e prese il nome di Eustochio. Ma furono anni terribili nel convento. Perché la presenza demoniaca che perseguitava Lucrezia scatenava continuamente il panico tra le religiose: da una strana malattia di cui fu improvvisamente affetta la badessa a ad aggressioni violente del diavolo a tutte le suore presenti.
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“SI CONTORCEVA COME UNA SERPE”
Ecco, dalla sua biografia, la descrizionE di un momento di possessione della Beata: «Stralunata negli occhi, co’ crini sparsi e rabbuffati, col volto di mille colori, ora digrignava orribilmente i denti, ora tutta dibatttevasi smaniosamente, e contorcevasi come una serpe, e balzava talvolta in alto come una palla, in segno dell’estrema violenza che le faceva il suo spietato tiranno. Tutta la casa era in confusione e in tumulto. Le Monache correvano qua e là sbigottite, ed altre si nascondevano per paura, altre fremevano per dispetto».
LEGATA AD UNA COLONNA
Eustochio venne legata ad una colonna per molti giorni. «E sicuramente non furono giorni felici: “nè può spiegarsi abbastanza quanto in questo tempo ella soffrisse dal suo crudo carnefice. Parevale che ora gli stracciasse brano a brano le viscere, ora facesse forza per strangolarla. Talvolta la percoteva aspramente, e con tanta rabbia, che sotto la tempesta de’ colpi veniva meno, e si sentiva morire».