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Cos’è un oblato?

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Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 17/07/17

Nel Medioevo il termine indicava i bambini consegnati o offerti dai genitori a un ordine religioso, ma oggi ha un significato diverso

Il termine oblato deriva dal latino oblatio, che significa offerta. Etimologicamente parlando, quindi, un oblato è una persona che si dà, che si dona, si offre a Dio. Ma cosa vuol dire offerta?

Fin dall’antichità, questo termine si intende nella sua connotazione originale in ambito religioso e allude a qualcosa che si dà alla divinità. Ogni offerta (portata a perfezione nella forma del sacrificio) ha la caratteristica di essere, umanamente parlando, un dono percepibile dai sensi, un’espressione esterna e concreta di rapporto con la divinità.

Perché un’offerta (ad esempio nell’Antico Testamento e in alcune delle civiltà antiche) sia elevata alla categoria di sacrificio si richiede che l’offerta stessa (persone, animali o cose) sperimenti una drastica trasformazione.

Ciò vuol dire che un’offerta non diventa sacrificio fino a quando non subisce una modifica, ad esempio effondendo il proprio sangue, venendo uccisa o bruciata.

È il caso del popolo di Israele, che offriva a Dio sacrifici di agnelli e altri animali in segno di riconoscimento della sua divinità e a mo’ di espiazione.

Nell’antica legge le offerte a Dio sotto forma di sacrificio, pur se in sé imperfette, avevano la loro importanza e necessità in quanto erano una prefigurazione del sacrificio di Gesù sull’altare della croce, vera e sublime offerta, vero e sublime sacrificio.

Per questo l’autore della Lettera agli Ebrei dice: “È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: ‘Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: ‘Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”” (Eb 10,4-7).




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Nella nuova ed eterna alleanza, Dio, facendosi uomo, ha assunto un corpo mortale. Come uomo ha potuto soffrire e come Dio ha potuto offrire le sue sofferenze e il sacrificio della sua morte sulla croce, con il suo implicito valore infinito, per soddisfare o pagare generosamente ogni debito acquisito dal peccato dell’essere umano.

A Gesù non tolgono la vita, è Lui a offrirla liberamente. In questo senso Gesù, offrendosi in sacrificio, diventa il primo, unico, perfetto e vero oblato.

Nel Medioevo il termine “oblato” venne usato per indicare i bambini che venivano consegnati o offerti dai genitori a un ordine religioso.

Nel XIV secolo, ad esempio, sia i benedettini che i francescani accettavano nei propri conventi bambini o giovani offerti a Dio dai genitori in modo temporaneo come massima azione di grazie per un grazia concessa. Questi bambini venivano accettati in qualità di oblati, con il doppio proposito di aiutare l’ordine religioso ed essere formati temporaneamente all’interno del convento in base allo spirito dell’ordine religioso.

L’ordine si assumeva in tutti i sensi la responsabilità di quel dono da parte dei genitori. L’esperienza di vita religiosa del bambino o del ragazzo non escludeva la possibilità di avviare un successivo processo vocazionale.

Seguendo l’esempio divino di Gesù, un oblato o un’oblata è di conseguenza chi si offre a Dio, chi si sacrifica per Lui, chi si dona generosamente a Lui nella vita della Chiesa.

Questa offerta può essere compiuta in modo informale (persone che si spendono, si sacrificano, danno la vita per il regno di Dio in modo anonimo, nascosto, nel silenzio) o in modo un po’ meno informale, come nel caso del credente che, senza smettere di essere laico, si offre a Dio e si impegna, a somiglianza dei terziari di un’ordine, con un istituto religioso a rispettare in parte gli impegni dei suoi religiosi o delle sue religiose.

Un oblato, nel senso più ristretto del termine, è chi si dona, in modo formale o ufficiale, al servizio di Dio e della Chiesa in un istituto religioso (che abbia o meno nel suo nome la parola oblati o oblate).

Alcuni ordini religiosi hanno incluso questo termine nel loro nome o nella loro denominazione, pur non essendo composti da laici. È il caso, ad esempio, degli Oblati di San Giuseppe, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, degli Oblati di San Francesco di Sales, delle Suore Oblate del Santissimo Redentore, delle Oblate del Divino Amore e di un eccetera molto, molto lungo.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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